Gli effetti del Covid sulla psiche. «Vedo bambini che non camminano più»
Il direttore della Pediatria del Pugliese Ciaccio: «Aumentano i tentativi di suicidio tra i minori. Serve un’alleanza con gli psicologi»

CATANZARO «Vedo bambini che non camminano più, come se avessero una paralisi alle gambe, o che dicono di non vedere più, né riconoscono i genitori. Sono disorientati. Ho visto anche un bambino di 9 anni che improvvisamente ha perso l’uso della parola, come se avesse sviluppato un mutismo. Poi ha riacquisito tutto. In ospedale abbiamo un alto numero di bambini e adolescenti con sintomi di natura psicologica, somatizzano il disagio che stanno vivendo in questa pandemia». A dirlo all’agenzia Dire è Giuseppe Raiola, direttore dell’Unita’ operativa di Pediatria della A.O. Pugliese-Ciaccio e past president del Lions Club Catanzaro Host, in occasione della conferenza online “Anatomia di una pandemia-Anno I D.C. (Dopo Covid)”.
L’aumento dei tentativi di suicidio
Raiola parla anche di un «aumento dei tentativi di suicidio in età sempre più giovani. È un problema attuale e importante, soprattutto perché ormai non è più una situazione a macchia di leopardo, ma nazionale». I medici alle prese con le somatizzazioni si trovano, quindi, a dover «intraprendere un percorso diagnostico complesso, prima di escludere la presenza di problematiche organiche e riferire alla sfera psicologica. I bambini soffrono, stanno male – sottolinea Raiola – e sono molti di più del 20%. Ogni giorno ho almeno un paziente con una sintomatologia che non è medica, ma di tipo psicologico, e siamo impreparati ad affrontarla. Noi medici – ricorda il pediatra – siamo poco avvezzi a curare le malattie dell’anima e ci vuole un’alleanza con gli psicologi e i neuropsichiatri infantili per affrontare questa emergenza».
Calabria senza Neuropsichiatria infantile
Ad allertare ulteriormente il medico è anche l’assenza «in Calabria di ospedali con posti di Neuropsichiatria infantile. Questa è una problematica, ad esempio, per la gestione dei disturbi della condotta alimentare. Possiamo intervenire – conclude Raiola – ma occorre la presenza anche di altre figure specialistiche per aiutarci ad affrontare il disagio di questi bambini dal punto di vista della salute mentale».