CATANZARO La Dda di Catanzaro ritiene inattendibile la collaborazione del boss Nicolino Grande Aracri. L’antimafia di Catanzaro lo ha fatto mettere nero su bianco e ha depositato questa mattina una relazione nell’ambito del procedimento che si sta svolgendo davanti al gip di Catanzaro relativo alla richiesta di revoca della sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Domenico Grande Aracri. « Nel tempestivo ambito di valutazione delle dichiarazioni del detenuto, l’Ufficio scrivente – è scritto nella relazione vergata dal procuratore capo Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dai sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo – perveniva a conclusivo giudizio di inattendibilità (rectius non credibilità) del dichiarante, con il sospetto peraltro che l’intento collaborativo celasse un vero e proprio disegno criminoso». In sostanza, dopo avere ascoltato in più occasioni il boss di Cutro, la Dda è giunta alla conclusione che « le dichiarazioni del Grande Aracri Nicolino risultano prive di sviluppo investigativo ed anzi, le stesse, devono essere riferite ad una fonte di prova dichiarativa non credibile».
Nel corso degli interrogatori davanti ai magistrati si trattano principalmente i casi di omicidio: Franco Arena, Antonio Macrì, Raffaele Dragone, Antonio Dragone, Rosario Ruggero e Pasquale Nicoscia. Alla fine sono gli stessi magistrati a far capire a Grande Aracri che la sua collaborazione è tentennante. «… lei non è il picciotto, lo sgarrista, che può non sapere certe dinamiche omicidiarie in maniera approfondita», gli fa presente il procuratore Guarascio. Alla fine si spazientisce lo stesso procuratore Gratteri: «Grande Aracri, qua non possiamo andare avanti su ogni episodio, su ogni episodio stiamo facendo un processo. Noi, quando un killer, un estorsore, un usuraio, diventa collaboratore di giustizia, si mette a parlare per una settimana e con tremila dettagli…». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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