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L’ex parroco sceglie la politica: a Simeri Crichi scende in campo Talarico

Il protagonista è Luigi Talarico, 41enne, già parroco dal 2009 al 2014 ma ora sposato da cinque anni e padre di due figli

Pubblicato il: 11/06/2021 – 14:01
L’ex parroco sceglie la politica: a Simeri Crichi scende in campo Talarico

SIMERI CRICHI È stato parroco della cittadina per cinque anni, dal 2009 al 2014, quando ha deciso di lasciare il sacerdozio. Ora ha cambiato il suo impegno per la comunità, decidendo di candidarsi alla carica di sindaco. La storia arriva da Simeri Crichi, comune alle porte di Catanzaro con poco meno di cinquemila abitanti e una buona vocazione turistica. Il protagonista è Luigi Talarico, 41 anni tra poche settimane. Si è sposato cinque anni fa e ha due figli, un maschietto di quattro anni e una femminuccia di circa un anno. Ha scelto di guidare la lista civica “SiAmo Simeri Crichi” in una realtà difficile, considerate anche le ultime inchieste che hanno portato all’arresto di un assessore in carica e all’insediamento di una commissione di accesso per la verifica di possibili infiltrazioni mafiose.

Il percorso

 Il suo percorso di fede è stato intenso. Originario della vicina Cropani, sulla costa ionica catanzarese, ha svolto il suo ruolo di sacerdote a Simeri Crichi, ma dopo cinque anni ha scelto di svestire l’abito del prete e di sposare la donna di cui si era innamorato. Una scelta di rispetto della fede e del proprio percorso di uomo. Nel frattempo ha guidato una struttura socio-assistenziale, mentre oggi insegna religione cattolica. All’AGI racconta questa sua scelta di passare dal servire il popolo come pastore a proporsi come servitore nella qualità di amministratore: «Il passaggio non è da parroco a candidato a sindaco – ci tiene a precisare – è invece da cittadino a candidato a sindaco. È vero sono stato anche parroco. Ma questo è stato tanto tempo addietro, ormai da tempo vivo in questo paese da cittadino come tutti gli altri cittadini». Gli interrogativi che si pone Talarico sono uguali a quelli di molti altri che hanno scelto di impegnarsi in politica: «Mi sono chiesto: posso servire questo paese con un mio più grande coinvolgimento nella cosa pubblica? Mi sono consultato, mi è stato dato parere positivo. Ho deciso di servire al meglio delle mie possibilità. Le due cose vanno separate, perché sono separate da molto tempo nel mio cuore e nella mia vita. Mettersi in gioco nel servire l’uomo nella modalità della politica è anche una cosa nobile». «La politica – evidenzia – è anche una forma altissima della carità e della giustizia. Ogni cittadino è chiamato, secondo le sue possibilità e le sue competenze, a porre se’ stesso in gioco nel servizio degli altri».

«Desidero offrire un servizio di pubblica utilità»

 Rispetto alla reazione della popolazione, che è composta dai suoi ex parrocchiani, Talarico non considera «gli abitanti di questo paese ex parrocchiani. Li vedo come fratelli e amici ai quali desidero offrire un servizio di pubblica utilità. Loro vedono me come un fratello e un amico che vuole interessarsi di essi. Essi non vedono me se non come uno che intende occuparsi della loro vita – ha dichiarato – perché possa trascorrere nella giustizia, secondo la legge universale del bene comune e del bene più grande. Non si tratta di problemi religiosi o di problemi di fede, ma di quesiti di giustizia, responsabilità, impegno, ricerca del bene più grande, dedizione perché nessuno si senta defraudato della sua umanità». Sicuramente durante il suo sacerdozio ha acquisito esperienze che, in qualche modo, potranno condizionare il suo agire amministrativo, anche grazie ad una formazione religiosa che lo ha accompagnato. Eppure, Talarico prova a distinguere le cose: «La vita di un sacerdote ha un altro ambito e altri fini. La missione di un sacerdote è quella di portare Cristo ad ogni cuore e ogni cuore a Cristo. Lì si lavora in un ambito prettamente soprannaturale. Questo ambito soprannaturale di lavoro non è più il mio ambito per scelte di coscienza che spetta solo al Signore conoscere e giudicare. Qui ora siamo in un ambito ben diverso. In politica si lavora per far sì che due persone possano vivere insieme nella stessa città-paese, con diritti e doveri personali da rispettare».

Politica di «diritti e doveri»

La sua visione, dunque, è quella di una politica «non solo diritti, ma anche doveri. Non solo doveri, ma anche diritti. Oggi la politica è in crisi perché ai molti diritti che si pretende vengano rispettati non corrispondono altrettanti doveri che ognuno di noi deve rispettare. Se è diritto avere la città-paese pulita è anche dovere che ognuno non la insudici con i suoi comportamenti quotidiani». «Il rispetto che pretendiamo – sostiene il candidato sindaco – deve essere frutto del rispetto dato in ogni ambito del vivere insieme. Pensare altre cose non è politica. È tutto, ma non politica. Neanche è politica mischiare il fine soprannaturale della fede cristiana, con il fine naturale della politica che è servizio verso ogni cittadino, di ogni fede e di ogni pensiero». Forte, dunque, delle esperienze passate, abbiamo chiesto all’ex sacerdote di cosa ha bisogno il paese: «I cittadini, non parlo dei cristiani – sottolinea – hanno bisogno di essere serviti secondo verità e giustizia. Non amano le ingiustizie né quelle palesi e nemmeno quelle nascoste. Oggi chi vuole servire la città deve dimenticarsi chi è, chi è stato, cosa farà oggi o cosa farà domani. Deve solo dedicarsi al servizio della giustizia, con lealtà e senza interessi né per sé e né per altri. Chi cerca interessi personali non e’ un buon servitore della cosa pubblica». La scelta, dunque, è netta: «Ho scelto di scendere in campo per servire tutto il paese, non una parte di essa. Ho scelto di servirlo con giustizia, secondo le leggi dello Stato, che sempre vanno osservate cercando in esse il bene più grande per tutti. Altri pensieri non mi appartengono e so che non appartengono neanche a quanti mi stanno offrendo una mano per riuscire in questo progetto che è di impegno perché ogni cittadino si senta rispettato, servito, non espropriato di nessuno dei suoi diritti. Ma è anche impegno perché – conclude Luigi Talarico – ogni cittadino osservi quanto gli è chiesto di osservare per il più grande bene di tutti».

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