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Omicidio Mezzatesta, lo sfogo della figlia: «Spero per mio padre la giustizia che merita»

Il 53enne fu ammazzato a Catanzaro nel 2017 probabilmente per una «vendetta trasversale». Il presunto killer rischia l’ergastolo

Pubblicato il: 24/06/2021 – 13:21
Omicidio Mezzatesta, lo sfogo della figlia: «Spero per mio padre la giustizia che merita»

DECOLLATURA «Sono passati quattro anni da quella terribile mattina in cui una telefonata stravolse completamente la nostra vita. Qualcuno aveva deciso che toccava a te, a noi, pagare per le colpe di altri. Quattro anni durante i quali, senza di te, abbiamo cercato di sopravvivere perché non avessero anche la soddisfazione di vederci crollare». Le parole sofferte di Giuseppina Mezzatesta, figlia di Gregorio, il 53enne ammazzato a Catanzaro nel 2017 per una «vendetta trasversale» e per il quale Marco Gallo, il presunto killer del Lametino, rischia l’ergastolo. Giuseppina si sfoga in una lettera dove chiede giustizia e rimarca quanto il padre fosse «una persona per bene».
Gregorio è il fratello di Domenico Mezzatesta, che nel gennaio del 2013, con il figlio Giovanni, si rese responsabile di un duplice omicidio a Decollatura per il quale sono stati condannati entrambi a 20 anni di reclusione. Secondo l’accusa il killer avrebbe agito per «punire» Domenico, fratello di Gregorio, ritenuto dalla cosca Scalise il responsabile dell’uccisione di Daniele Scalise, appartenente all’omonimo gruppo criminale dominante sul comprensorio montano del Lametino.

La lettera

«I momenti duri sono e saranno tanti ma lottiamo solo per te – continua la figlia della vittima – affinché tu possa continuare a sorridere e vivere attraverso noi. E, nel frattempo, viviamo anche nella speranza di avere la giustizia che meriti, in un’aula in cui ascoltiamo fiumi di parole, ma riusciamo a sentire solo il dolore e l’inumanità di chi si è arrogato il diritto di toglierti la vita. Quello che pesa più di tutto è la sensazione di impotenza perché vorrei urlare al mondo chi eri e cosa ti hanno fatto, vorrei che tutti si ribellassero, vorrei che non facessero finta di nulla ma, ahi noi, omertà e ipocrisia sono le uniche cose che vedo! Vorrei poterti dare giustizia, ma poi che cosa vuol dire? Cosa può esistere al mondo di concreto o astratto che possa essere solo paragonabile all’averti ancora accanto? Dopo quattro anni in cui il cuore non batte più allo stesso modo e le lacrime non si fermano, cerco di convincermi che l’unico modo per andare avanti è quello di renderti orgoglioso di noi e di vedere dei sorrisi sui nostri volti perché eravamo la tua unica ragione di vita. Ma permane tuttora l’incapacità di realizzare che non ci sei più e, ancora oggi, nei miei sogni ritorni e con il tuo sorriso mi dici che hai risolto tutto, poi, però, mi sveglio e cerco di convivere con la rabbia e l’angoscia che solo chi ha vissuto un dramma simile può capire». «Qualche giorno fa ripensavo al tuo film preferito – conclude Giuseppina – Il Gladiatore, a quanto odiavi le ingiustizie ed a come nei sei rimasto vittima, ascolto la colonna sonora e ripenso alla frase più celebre adattandola al nostro modo di vedere… e avrò la mia giustizia in questa vita o nell’altra! Aspettando di poterti anche noi riabbracciare tra i campi elisi».

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