PALERMO Fiumi di droga, affari con la ‘ndrangheta, la camorra, i Casamonica; i rapporti con la politica e l’incombente guerra di mafia. L’agente penitenziario, talpa e postino del clan, che garantiva comunicazioni e informazioni riservate fuori e dentro il carcere, e una pentita-boss che in realtà non si sarebbe mai dissociata da Cosa nostra e che trafficava stupefacenti. Emerge tutto questo dall’operazione di carabinieri e Dia che ha smantellato il mandamento mafioso di Partinico. Sono 85 le misure cautelari eseguite nella provincia palermitana e in diverse regioni: 63 in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 obblighi di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, reati in materia di armi, droga, estorsione e corruzione.
Ancora cruciale la presenza della famiglia Vitale, i “Fardazza”: la ricostruzione degli assetti criminali ha messo in luce il ruolo di Giuseppa “Giusy” Vitale, (in passato reggente del mandamento e poi collaboratrice di giustizia, attualmente non sottoposta al programma di protezione), tra gli arrestati perché inserita in un vasto giro di droga, così come la sorella Antonina e il figlio di quest’ultima Michele Casarrubia. Significativo il ruolo di un altro cugino di Giusy, Michele Vitale, e di Nicola Lombardo, genero dello storico capo-mandamento di Partinico Leonardo Vitale, chiamato a dirimere controversie di ogni tipo, a dimostrazione di un potere riconosciuto.
Tra gli indagati c’è anche un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo. È accusato di corruzione aggravata. Avrebbe favorito le comunicazioni all’esterno di Francesco Nania, tratto in arresto per associazione mafiosa nel febbraio 2018, perché individuato quale referente della famiglia di Partinico. Le comunicazioni del boss sono state favorite, infatti, da Giuseppe Tola, titolare di un’agenzia immobiliare di Partinico, il quale ha messo a disposizione di Cosa nostra, «quale propria fidata risorsa» l’agente accusato di «avere favorito Nania rendendo possibili scambi epistolari dal carcere, e ha rivelato agli indagati informazioni relative all’organizzazione della struttura carceraria al fine di ostacolare le attività di indagine e di intercettazione». I servizi resi dall’agente sono stati retribuiti da Tola con generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante a un prezzo inferiore a quello di mercato.
Documentate pure le “aderenze” tra alcuni degli indagati e diversi politici locali: acquisizioni in parte già utilizzate per promuovere l’accesso ispettivo insieme ad altri elementi rilevati da altre indagini. Nel luglio 2020, il consiglio comunale di Partinico è stato sciolto con decreto ministeriale su proposta della Compagnia carabinieri di Partinico “per ritenuti condizionamenti mafiosi dell’attivita’ amministrativa”. Il provvedimento ha riguardato esclusivamente Consiglio comunale, poiche’ nel maggio 2019 il sindaco aveva gia’ rassegnato le proprie dimissioni.
Nel novembre 2018, Michele Casarrubia, nipote di Giusy Vitale, si era recato a Roma per trattare l’acquisto di un ingente quantita’ di cocaina con Consiglio Di Gugliemi, detto “Claudio Casamonica”, personaggio apicale dell’omonimo clan romano, poi deceduto per Covid. All’incontro, interamente registrato, partecipa tra gli altri proprio l’allora collaboratrice di giustizia Giusy Vitale, oggi tratta in arresto e condotta in carcere per essersi rifornita di un quantitativo di cocaina da fornitori calabresi di Milano e Bergamo per la successiva vendita. Le conversazioni registrate tra la donna e il nipote hanno messo in luce il supporto fornito dalla prima in relazione al traffico di stupefacenti. L’autorità giudiziaria ha quindi evidenziato: «È assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da Cosa nostra partinicese in particolare». In particolare, la mancata dissociazione di Giusy Vitale «emerge in maniera chiara nel corso di una conversazione registrata nel dicembre 2018 quando la Vitale, dopo aver ascoltato quanto riferitole dal nipote in ordine al comportamento tenuto dal cugino Michele Vitale, 53 anni». La conversazione è stata registrata in occasione di un ulteriore incontro tra Giusy Vitale e il nipote, avvenuto nel dicembre 2018 sempre a Roma. Nella circostanza, Casarrubia, nell’informare la zia delle dinamiche criminali in atto nella città di Partinico, le riferisce che, a seguito di un furto di marijuana commesso dal cugino a Salvatore Primavera, il primo è stato «chiamato»: la notizia non sorprende la donna che ritiene l’iniziativa assolutamente fisiologica perché conforme alle regole di Cosa nostra.
La necessità di non compromettere i cospicui introiti garantiti dal traffico di stupefacenti su larga scala, ha evitato l’esplosione dei contrasti tra i vari gruppi criminali. Finora. Emerge infatti il precario equilibrio degli assetti del mandamento di Partinico nell’inchiesta. Una condizione caratterizzata da una costante fibrillazione che si è manifestata con numerosi danneggiamenti, spedizioni punitive e atti incendiari riconducibili all’uno o all’altro gruppo criminale, sempre sulla soglia di uno scontro eclatante. Il gip nell’ordinanza ha sottolineano «l’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi» che consente di «presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le piu’ attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti».
Le indagini hanno documentato l’operatività di 5 associazioni finalizzate al traffico e alla produzione di stupefacenti capeggiate da personaggi già condannati per associazione mafiosa ovvero fortemente contigui a Cosa nostra: il gruppo promosso e diretto da Michele Vitale, 53 anni; quello diretto da Casarrubia e dalla madre. E poi ci sono i gruppi guidati da Nicola Lombardo e Nunzio Cassarà; dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida; e dai fratelli Maurizio e Antonino Primavera. Accertate le stabili forniture per le piazze di spaccio della provincia di Trapani, della città di Palermo e della della provincia, di Partinico, Borgetto, Trappeto, Balestrate, Camporeale e Montelepre. Costanti gli approvvigionamenti di cocaina dal basso Lazio; di cocaina dalla Campania, in accordo con clan camorristici locali i cui interessi sono stati rappresentati dai fratelli Giovanni e Raffaele Visiello, esponenti dell’omonimo clan di Torre Annunziata; di hashish da Palermo. Nei confronti di tre promotori (Nicola Lombardo, Nunzio Cassarà e Michele Vitale, 53 anni) di due delle cinque organizzazioni criminali individuate è stata ipotizzata l’appartenenza a cosa nostra partinicese, manifestata anche nel controllo di attività commerciali e imprenditoriali, nella risoluzione di controversie private.
Lombardo, in particolare, è genero dello storico capo-mandamento Leonardo Vitale, già condannato in via definitiva per associazione mafiosa nel procedimento “Terra bruciata”, operazione del 2004; è stato più volte individuato quale “risolutore” di controversie, come quella nell’agosto del 2017 quando un cittadino si è rivolto a lui perché prendesse provvedimenti contro il buttafuori di una discoteca di Balestrate che avrebbe malmenato il figlio; oppure nel caso di due imprenditori per la violazione degli accordi per la concessione d’uso di alcune macchinette del caffè; o del recupero di un mezzo agricolo rubato a un membro del gruppo criminale, o di un risarcimento in favore di un agricoltore le cui colture erano state danneggiate dal pascolo di animali. Lombardo è stato chiamato in causa anche per l’individuazione dei responsabili di un furto commesso all’interno di un esercizio commerciale gestito da cinesi. I provvedimenti scaturiscono anche dalle indagini che, avviate dalla Dia sin dal mese di marzo 2018, hanno consentito di definire assetti e operatività dei clan mafioso dei Vitale di Partinico, capace di coltivare e produrre, in quel territorio, ingentissime quantità di marijuana, nonché di gestire un vasto traffico di droghe, approvvigionandosi, per quanto riguarda la cocaina, dalla ‘ndrina dei Pesce di Rosarno.
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