«Più che la candidatura in sé di Amalia Bruni col centrosinistra, è stata l’accettazione veloce della stessa che ha spiazzato nemici, amici e falsi amici. S’è notato dalle reazioni stizzite dei dogmatici, dei salottieri, dei perdigiorno, dei nostalgici, dei disoccupati. È l’atto in sé che ha disturbato la pace, perché questa volta il tipo di “casting” che si è realizzato non era previsto dal copione. Il meno turbato appare Roberto Occhiuto perché avrebbe già vinto. Anzi, meno parla e più voti prende. Tuttavia, ora è costretto a non dire soverchie banalità e a curare con minuzia certosina le proprie liste. A De Magistris sembra gli sia stato rubato il giocattolo dalle mani. Quanto a Tansi gli “spiazzi” lui ama cavalcarli. Gli orfani dem e grillini rimasti sembrano miracolati.
Amalia Bruni i “nemici”, visibili e invisibili, ce l’ha dentro la sua coalizione nonostante sia partita una campagna di moral suasion. Chi vuole continuare a fare politica dalla “rive gauche” troverà le parole per giustificarne la presenza. Chi ha delle certezze faticherà a farsene una ragione. Infine, si può sempre dire “lo avevo detto”.
Alla presentazione, sui bordi della piscina all’hotel “Marechiaro” di Gizzeria Lido, c’era una folla sobria, niente cammellieri e truppe cammellate, neppure una parola di politichese.
La Bruni porta in dote il suo background. Le basta e avanza per partire. Ha le idee chiare, non ha complessi di superiorità, ma neppure di inferiorità, non le interessano, almeno così è sembrato, le liti da cortile, chi dice questo, chi fa quello. Invita ad abbassare i toni, restituisce al mittente l’invito a cambiare campo. Insomma, ci crede, al punto di definirsi un «piccolo lievito»; s’è messa in cammino e spera che in molti la seguiranno».
*Giornalista
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