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il processo

Autobomba di Limbadi, la battaglia solitaria dei genitori di Matteo Vinci

Nella prima udienza preliminare, i due sono stati gli unici ad anticipare la costituzione di parte civile

Pubblicato il: 06/10/2021 – 15:40
di Alessia Truzzolillo
Autobomba di Limbadi, la battaglia solitaria dei genitori di Matteo Vinci

CATANZARO Anche questa volta potrebbero essere da soli Sara Scarpulla e Francesco Vinci, mamma e papà di Matteo Vinci, ucciso da un’autobomba il 9 aprile 2018 a Limbadi. Nel corso della prima udienza preliminare contro i presunti esecutori materiali del delitto i due genitori del 42enne biologo sono stati gli unici ad anticipare la costituzione di parte civile. Nessun ente, nessuna associazione si è fatto avanti, così com’è accaduto nel corso del processo contro i presunti mandanti del delitto che si sta celebrando a Catanzaro davanti alla Corte d’Assise presieduta da Alessandro Bravin.
Il nove aprile di tre anni fa Scarpulla e Vinci hanno perso l’unico figlio tragicamente: attraverso un radiocomando i killer hanno fatto esplodere un ordigno piazzato sotto il sedile del guidatore mentre Matteo si trovava al volante. Tornavano dalla campagna insieme a suo padre che è stato sbalzato fuori dall’auto dall’esplosione e ha riportato gravi ustioni.

Le accuse

Antonio Criniti e Filippo De Marco sono accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio. Secondo l’accusa i mandanti sono Vito Barbara e Rosaria Mancuso. Nei confronti di questi ultimi si sta procedendo con un separato processo davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro. L’agguato con l’autobomba sarebbe avvenuto per costringere i coniugi Vinci a cedere alle pretese estorsive dei Mancuso che volevano acquisire il terreno dei Vinci. Criniti e De Marco sono accusati, inoltre, di essere gli esecutori materiali del tentato omicidio di Francesco Vinci, padre di Matteo, il quale si trovava in macchina col figlio e si è miracolosamente salvato dall’esplosione, pur riportando gravi ustioni. In questo procedimento vi sono in tutto sei imputati: Vito Barbara, 31 anni, di Serra San Bruno; Domenico Bertucci, 28 anni, di Serra San Bruno; Antonio Criniti, 31 anni, di Cinquefrondi; Filippo De Marco, 42 anni di Vibo Valentia; Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, 58 anni di Limbadi; e Alessandro Mancuso, 23 anni, di Limbadi.
Oltre alle accuse legate all’omicidio (che riguardano Criniti e De Marco), Vito Barbara, Antonio De Marco, Domenico Bertucci, Pantaleone Mancuso e Alessandro Mancuso sono accusati di coltivazione, trasporto e spaccio di stupefacenti tra i quali cocaina, hashish e  marijuana.

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