LAMEZIA TERME «Sono felice di essere rimasto in Calabria, amo la mia regione e il nostro stile di vita», il maestro Filippo Arlia, direttore dell’Istituto superiore di Studi Musicali Tchaikovsky e dell’Orchestra Filarmonica della Calabria esordisce così durante il talk 20.20 condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro, in onda ogni mercoledì su L’altro Corriere Tv (canale 16). Arlia è un calabrese che ha investito nella sua professione e nel suo talento diventando ben presto il direttore di conservatorio più giovane di tutta Italia. Il suo percorso individuale, costellato da esperienze sui palchi più importanti del mondo e da successi nazionali e internazionali, va di pari passo con la storia e il potenziamento dell’Istituto Tchaikovsky e dell’Orchestra Filarmonica. Quest’ultima aprirà la stagione sinfonica al Teatro Politeama di Catanzaro il 27 novembre, mentre il conservatorio con sede a Nocera raggiunge un punto di svolta e apre un’altra residenza a Palazzo Stella, nel centro storico della città capoluogo di regione. «Il decreto ministeriale per la nuova sede è all’ultimo step – ha detto il maestro Arlia – e già sappiamo che a settembre avremo 54 cattedre e 12 amministrativi. Essere presenti a Catanzaro non significa depotenziare Nocera – ha precisato – ma aprirci ancora di più alla possibilità di crescere e accogliere studenti da fuori regione. Al momento sono iscritte al conservatorio 800 matricole, un numero importante, ma puntiamo sempre a fare di più. Catanzaro, ad esempio, è più facile da raggiungere per chi viene da fuori».
Una decisione storica, quindi, quella di sdoppiare la sede del conservatorio, che regala alla Calabria un presidio di formazione e di produzione musicale con progetti del tutto nuovi e di ampio respiro. Il progetto di Arlia, infatti, non è solo quello di portare la sua orchestra a teatro, nel suo habitat naturale, ma anche quello di sfruttare la nuova location puntando a foggiare un «politecnico delle arti dove realizzare produzioni musicali vendibili anche fuori regione». Gli spettacoli targati Tchaikovsky, dunque, oltre ad andare in scena al Politeama verranno proposti nei tour nazionali e non solo. Su questo tema Arlia fa l’esempio della lirica, genere per il quale la Calabria ha sempre acquistato kermesse “straniere”, se invece per la prima volta si riuscisse a fare il contrario, secondo il maestro, sarebbe testimonianza del fatto che sul territorio «c’è un’inversione di rotta».
La formazione musicale del conservatorio Tchaikovsky al momento prevede 35 corsi di primo e 24 secondo livello in diversi generi: dal jazz, al pop, alla classica e alla popolare, con lo studio dei rispettivi strumenti a fiato e a corda. «Alcuni di questi sono di un certo valore e hanno dei prezzi piuttosto alti – ha raccontato Arlia – di conseguenza intraprendere questo percorso non è ancora facile per alcuni. Per i meno abbienti in Italia continua ad essere difficile studiare musica. Per questo motivo negli ultimi abbiamo attivato una borsa di studio per gli studenti che hanno una media di 30 trentesimi, per facilitarli nel loro percorso». La situazione descritta da Arlia non è semplice in tutta Italia, mentre è decisamente più favorevole in Europa, dove i corsi di musica fanno parte della scuola dell’obbligo fino alle Superiori, sgravando di molto l’impegno economico richiesto alle famiglie negli istituti privati. «La missione del “politecnico delle arti”, oltre alla divulgazione della cultura musicale – ha sottolineato – è quella di spingere i giovani calabresi a rimanere nella loro terra per studiare materie per le quali storicamente si è sempre preferito emigrare».
«L’offerta formativa in Calabria è di rilievo», ha detto Arlia, ma ha anche ricordato che «in questa regione non tutti i giovani riescono ad avere la fortuna di costruirsi una realtà lavorativa, spetta alle istituzioni incentivarli nel modo giusto». Anche le scuole hanno un ruolo importante per il maestro: «Devono avvicinare gli studenti alla cultura e al mondo del teatro, il luogo più antico di aggregazione sociale. Se i ragazzi cominciano a conoscere meglio e più spesso questo contesto potremo avere più giovani che punteranno nelle figure professionali dell’arte e dello spettacolo». Arlia suggerisce di abbandonare la vecchia visione elitaria del teatro e aprirlo a tutti, come accade negli Usa, dove gli spettatori non subiscono regole le rigide di un “outfit” elegante o altro, ma popolano le platee con le loro provenienze geografiche e sociali diversissime. Rimane fondamentale per Arlia il ruolo della politica, che, attualmente, continua a concentrare le risorse nei grandi centri, soprattutto da Roma in su, ma la chiave per un ulteriore sviluppo del settore è quello di puntare alle periferie e ai territori provinciali, dove, secondo il maestro, c’è una popolazione con un intenso fermento che dovrebbe essere la linfa del teatro e della musica.
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