LAMEZIA TERME Una fuga improvvisata, seminudo, cercando (invano) di saltare dal balcone dell’appartamento in cui si trovava, a Giardini Naxos, in Sicilia. L’arresto di Francesco Riitano ad agosto del 2019, ricercato per un provvedimento di cattura emesso nel 2017 dal gip del Tribunale di Milano per avere promosso, organizzato e finanziato un’associazione con base logistica a Arluno (Milano) finalizzata all’importazione di cocaina dal Sudamerica, aveva destato scalpore. Riitano, infatti, sarebbe un broker ed elemento di spicco della cosca Gallace di Guardavalle. Nel corso del blitz dei carabinieri, Riitano era stato trovato inoltre in possesso di carta di identità, patente e passaporto italiani perfettamente falsificati ed intestati ad un nome di fantasia, nonché denaro contante e telefoni cellulari. Una cattura legata, però, a doppio filo con l’inchiesta della Dda di Firenze, confluita nel blitz che ha portato ieri al fermo di 19 persone. Già, perché secondo l’accusa a “proteggere” la fuga di Riitano e garantirne la latitanza sarebbe stata la famiglia di Emanuele Fonti, arrestato nel blitz di ieri, e che ha visto coinvolti i figli, Antonino (finito anche lui in carcere) ed Elisa, e la moglie Rosalia Celesti, entrambe indagate.
I primi segnali risalgono al 24 luglio del 2019 con le conversazioni captate dagli inquirenti tra Antonino e la madre, incentrata sulla ricerca di un appartamento in Sicilia. «Per papà…una settimana, due settimane non lo so. Solo che io non glielo posso dare il mio documento (…) vicino al mare». È una delle frasi intercettate dagli inquirenti e pronunciate Antonino Fonti, figlio di Emanuele, al telefono con la madre. Il giovane parla di una affitto di un’abitazione che, per gli inquirenti, doveva essere utilizzata per “affari illeciti” da un soggetto diverso dal padre. Al termine della conversazione Antonino Fonti rassicura la madre sul fatto che si sarebbe trattato di un affitto “in nero”, senza doversi esporre ad alcun controllo. Sarà poi l’altra figlia, Elisa Fonti, a comunicare con i genitori e indicare Taormina come luogo dove poi ritirare le chiavi dell’appartamento preso in affitto. E gli spostamenti registrati dagli inquirenti hanno permesso di accertare la presenza di Emanuele Fonti, il 2 agosto, insieme alla moglie, a Taormina-Giardini Naxos. Poi l’incontro con il locatore, la chiusura della trattativa al “Naxos Park” e la successiva conversazione con la figlia che la invita a “controllare” se tutto fosse apposto e come descritto dall’annuncio.
E dopo aver ricordato come in realtà l’affitto di quell’appartamento fosse un’occasione unica «esaltandone la posizione per la vicinanza al mare», il discorso vira sull’imminente arrivo di «quelle persone». «Eh o stasera o domani (…) uno arriva nel pomeriggio sul tardi» dirà al telefono Emanuele Fonti parlando con la figlia, un chiaro riferimento – per l’accusa – all’arrivo di Francesco Riitano. In serata, tra le 18.45 e le 19.15, Emanuele Fonti avrebbe atteso, secondo gli accertamenti degli inquirenti, l’arrivo al porto di Messina di un soggetto, verosimilmente Francesco Riitano, poi portato nell’abitazione presa in affitto a Giardini Naxos, per poi lasciare la Sicilia la mattina successiva.
Per gli inquirenti è sorprendente, ma significativa, la reazione di Emanuele Fonti nella notte tra il 21 e il 22 agosto 2019: partito da Rapallo a bordo della Nissan già monitorata dagli inquirenti, raggiunge in poco meno di due ore la sua abitazione di Senago. Quella stessa sera, inoltre, è stata registrata una conversazione tra la moglie di Fonti, Rosalia Celesti, e la figlia Elisa, alla quale ha chiesto se avesse letto i messaggi del padre. «Leggi i messaggi» dice alla figlia che risponde «si li ho letti». Poi l’invito: «di papa’ ….. muoviti» e chiude la conversazione. La mattina del 22 agosto Emanuele Fonti, dopo aver raccolto i propri effetti personali, insieme a Natale Ursino raggiunge Lugano in auto.
Lo stesso giorno, invece, il figlio Antonino in più di una conversazione captata dagli inquirenti, parla con la compagna chiedendole se avesse letto la notizia stampa comparsa sul web. «Hai visto? …. Metti che .. metti cheeee … hai capito cosa mettere, no?». Avuta conferma della lettura dell’articolo, Antonino dirà ancora: «Quello che hai visto era cosa nostra … oddio … è quello che era qua …. Ti ricordi?», riferendosi – secondo la ricostruzione investigativa – ad un soggetto di cui lui e la sua famiglia si erano occupati e che aveva soggiornato per un periodo a Rapallo. Elementi che gli inquirenti collegheranno solo dopo l’arresto di Riitano in Sicilia e che dimostrerebbero, secondo l’accusa, come Emanuele Fonti, ricevuto l’incarico di reperire un’abitazione per Francesco Riitano, abbia potuto contare sulla collaborazione dei suoi familiari. (redazione@corrierecal.it)
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