PAOLA Intercettavano finanziamenti stanziati dal ministero dell’Interno destinati a fronteggiare il dissesto idrogeologico grazie alla complicità di funzionari ministeriali compiacenti. Soldi che sarebbero finiti in mano a progettisti “amici” già preventivamente individuati. È quanto emerso dell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Paola che ha portato al sequestro di documenti, telefonini, tablet e a perquisizioni domiciliari a carico di dieci persone tra cui l’ex sindaco di Cleto Giuseppe Longo. Tutti indagati, a vario titolo, corruzione e turbata libertà degli incanti.
Le fiamme gialle della Tenenza di Amantea, delegate all’indagine, hanno inoltre avviato sequestri di atti presenti nel Comune di Cleto.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Pierpaolo Bruni e dai sostituti Maria Francesca Cerchiara e Teresa Valeria Grieco, è partita dalle attività svolte dalle fiamme gialle e che avrebbero disvelato un sistema corruttivo in atto lungo il Tirreno cosentino con una sponda nel ministero dell’Interno a Roma. Grazie infatti all’acquisizione di «notizie riservate fornite verosimilmente da funzionari ministeriali» il Comune di Cleto sarebbe stato «agevolato nell’ottenimento di finanziamenti dal ministero dell’Interno per tramite dei “mediatori”».
Sarebbe stato lo stesso ex sindaco, all’epoca dei fatti, primo cittadino di Cleto ad avvalersi di alcuni soggetti che definisce «i punti giusti» per garantirsi un flusso di soldi tale che si «stancheranno di contarli» da destinare a progettisti amici. Si tratta di un gruppo di professionisti che farebbero capo a Marcello Mazza che risulterebbe «il principale referente» di progettisti a cui il Comune di Cleto avrebbe affidato incarichi in violazione della normativa sugli appalti.
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’allora sindaco di Cleto avrebbe prima promesso e poi effettivamente affidato incarichi di progettazione ai professionisti individuati da tre persone: Domenico Presta, Cosimo Bianchi e Marcello Mazza. Sarebbero stati loro stessi i soggetti di collegamento con funzionari “infedeli” del ministero dell’Interno e in qualche caso beneficiari degli incarichi “pilotati”.
Due in particolare gli interventi che sono finiti nel mirino degli investigatori che avrebbero piazzato cimici negli uffici del comune di Cleto dove si sarebbero svolti gli incontri. Dall’intervento di “messa in sicurezza degli edifici e del territorio” finanziato il 23 febbraio scorso dal ministero dell’Interno a favore del comune di Cleto per un milione di euro, allo stanziamento di 387.622,28 sempre disposto dal medesimo dicastero a favore della cittadina del Tirreno cosentino per finanziare “le spese di progettazione definitiva ed esecutiva relativa agli interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico”. Ma all’attenzione degli inquirenti anche «ad altri due finanziamenti ricevuti dal ministero dell’Interno (finanziamenti da 450mila euro e 550mila euro)».
A finire nel mirino della procura di Paola ci sono dieci persone a cui vengono contestati appunto, a vario titolo, corruzione e turbata libertà degli incanti. Si tratta in particolare di:
Sandro Bonacci (Latina),
Cosimo Bianchi (Fori, Latina),
Domenico Presta (Buonvicino),
Marcello Mazza (Piane Crati),
Giuseppe Longo (Cleto),
Pantaleone Francesco La Valle (Soverato),
Felice Stefano Marascio (Montepaone),
Arturo Veltri (Cosenza),
Paolo Stilla (Grimaldi),
Carmela Di Cianni (Sansosti).
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