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l’udienza

Rinascita Scott, il sostegno economico di Ferrante e Razionale agli imprenditori Artusa

Il boss di San Gregorio d’Ippona aveva girato ai fratelli in crisi di liquidità la riscossione di un credito da 180mila euro

Pubblicato il: 29/12/2021 – 7:31
di Alessia Truzzolillo
Rinascita Scott, il sostegno economico di Ferrante e Razionale agli imprenditori Artusa

LAMEZIA TERME Prestiti da 180mila euro. Il sostegno economico che le cosche avrebbero offerto alle persone loro vicine poteva arrivare a cifre monstre e andare anche oltre. Secondo un’informativa del Ros dei carabinieri che hanno indagato nel procedimento “Rinascita-Scott”, il boss di San Gregorio d’Ippona, Saverio Razionale era molto vicino agli imprenditori Artusa, attivi nel settore dell’abbigliamento, tanto da sostenerli in un periodo – si parla in particolare dell’anno 2016 – nel quale Mario e il fratello Umberto Artusa avevano problemi di liquidità. Nel corso del maxi processo contro le cosche vibonesi, nell’aula bunker di Lamezia Terme, il tema è stato affrontato attraverso la testimonianza del maresciallo capo del Ros, Vincenzo Franco, che ha risposto alle domande del sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci. Saverio Razionale sarebbe andato incontro agli Artusa – nonostante questi avessero già maturato nei suoi confronti un debito di 180mila euro – permettendogli di incassare un credito che Razionale vantava con tale Salvatore Espedito Mazza. Anche il debito di Mazza si aggirava sui 180/190mila euro. «Saverio Razionale – spiega il maresciallo Franco – interessava Mario Artusa, bisognoso di liquidità in quel momento per avviare la sua attività, per recuperare il credito. Questo debito veniva recuperato attraverso la dazione di titoli, assegni in particolare, anche alcuni sotto soglia. Se la soglia del contante all’epoca era di mille euro, gli assegni arrivavano a 990 euro, o altri assegni pari a 4000 o 3000, insomma, a seconda di quello che si poteva recuperare». Secondo quanto emerge dall’informativa del 13 gennaio 2020, la ragione giustificativa del debito di Mazza nei confronti di Razionale non è chiara. Si tratta certamente di «denaro – spiega Franco – che aveva prestato Razionale a Mazza ma non sappiamo i termini, per quale ragione e in che data». Dunque, c’era stato certamente un prestito, questa disponibilità economica che era stata messa a disposizione di Salvatore Mazza.

«Vedi che quello è uscito»

Il primo marzo 2016 Mario Artusa contatta Salvatore Mazza. Mazza rassicura Artusa sull’avvenuto versamento di denaro e chiede se fossero arrivati determinati bonifici. In quella occasione Artusa riferisce a Mazza: «Vedi che quello è uscito». Secondo gli investigatori “quello” è Saverio Razionale che era uscito di prigione pochi giorni prima, il 26 febbraio 2016, dopo essere stato tratto in arresto il 6 gennaio 2015. Appresa la notizia Mazza suggerisce a Mario Artusa di organizzare un incontro, alla presenza di Razionale, «con una terza persona che facesse parte della criminalità organizzata».

Il sostegno economico agli Artusa, i vari prestiti

Il 2 marzo 2016 un’intercettazione coglie una conversazione tra Mario Artusa, Umberto Artusa e Gianfranco Ferrante, imprenditore ritenuto organico alla cosca Mancuso ma vicino anche a Saverio Razionale. «Mario Artusa – spiega il maresciallo – dice a Ferrante di avere difficoltà a disporre di liquidità. Non solo. In quella circostanza assicurava a Ferrante che avrebbe onorato anche i debiti che aveva con lui. Dal canto suo l’imprenditore ricorda ad Artusa che circa due anni prima era stato proprio lui a rinunciare a dei crediti che vantava nei confronti di Artusa perché Artusa doveva saldare altri debiti che aveva con “Ruzzu”, ovvero Gregorio Gasparro, nipote di Saverio Razionale».
Le indagini del Ros, spiega il maresciallo Franco, nascono anche dal bisogno di dare riscontro a un verbale di Andrea Mantella del 17 giugno 2016 nel quale il collaboratore di giustizia parla dei legami tra Mario Artusa, Saverio Razionale e Luigi Mancuso e del «rapporto debito/credito Artusa e Ferrante», ha detto il maresciallo.

I vibonesi e il debito con Gregorio Gasparro

Nel corso di una conversazione, spiega l’ufficiale, Mario Artusa fa riferimento «ai vibonesi che non riusciva a tenere a bada, secondo Saverio Razionale, perché andavano costantemente da Gianfranco Ferrante». In sostanza i vibonesi prendevano denaro da Ferrante che doveva prestare soldi, dare credito a qualcuno di Vibo «ed era costantemente vessato da queste richieste». Un altro nome che viene fuori dalla conversazione è quello di “Ruzzu”, ovvero Gregorio Gasparro. «È Gianfranco Ferrante a riferire a Mario Artusa di estinguere prima il debito che intercorreva tra Artusa e Gregorio Gasparro e poi successivamente estinguere il debito che intercorreva tra di lui (Ferrante) e Artusa», dice il maresciallo Franco. In sostanza quello che emerge dall’informativa del Ros è che sia Ferrante (uomo legato ai Mancuso) che il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale (e con lui suo nipote Gregorio Gasparro), avevano dato sostegno economico agli Artusa. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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