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L’iniziativa

A 30 anni dalla morte di Aversa e Precenzano ‘Antiracket Lamezia’ intitola una sala all’insegnante uccisa dai clan

L’associazione: «La targa dedicata a Lucia manterrà vivo il suo ricordo. Donna coraggiosa rimasta al fianco del marito sovrintendente di polizia»

Pubblicato il: 04/01/2022 – 13:20
A 30 anni dalla morte di Aversa e Precenzano ‘Antiracket Lamezia’ intitola una sala all’insegnante uccisa dai clan

LAMEZIA TERME «Un percorso di conoscenza e condivisione delle storie delle vittime innocenti di ‘ndrangheta rimaste senza giustizia, con lo scopo di rinnovare e costruire una memoria storica locale condivisa in difesa delle istituzioni democratiche. È questo – si legge in una nota – l’obiettivo che si è posto l’Associazione Antiracket Lamezia, insieme con la Fondazione Trame e il sostegno di Agesci Zona del Reventino e di altre associazioni, con la proposta dell’istituzione di una “Giornata della Memoria Lametina delle Vittime di ‘ndrangheta”. La data del 4 gennaio è una tappa importante in questo cammino di riappropriazione della verità storica, che Ala Onlus onora oggi intitolando la sala principale di Civico Trame, centro culturale polivalente, alla donna, educatrice, madre e moglie, vittima innocente del duplice omicidio che sconvolse la città di Lamezia Terme nel 1992. La targa a Lucia Precenzano – continua la nota – docente stimata, in via degli Oleandri, contribuirà a mantenere sempre vivo il suo ricordo in un presidio di cittadinanza eclettico che propone ai giovani e ai volontari che lo frequentano percorsi educativi e culturali fondati sui principi della legalità e della partecipazione civica. La sua figura negli anni è spesso rimasta nell’ombra, talvolta oscurata da quella intransigente e carismatica del marito, memoria storica locale del Comando di Polizia, e dai risvolti della vicenda. Lucia si era macchiata unicamente della colpa di aver voluto stare accanto ad un uomo col quale condivideva valori e ideali.  I suoi sogni, la sua vita ingiustamente spezzata, il suo coraggio di donna, oggi sono un pungolo per l’impegno contro la ‘ndrangheta. L’omicidio Aversa – Precenzano resta tra le pagine più buie della storia calabrese. Consumato negli anni in cui il comune di Lamezia Terme era stato sciolto per la prima volta per infiltrazioni mafiose e le cosche avevano iniziato a investire nel campo dei rifiuti. Il sovrintendente di Polizia aveva iniziato a occuparsi delle misure di prevenzione da adottare nei confronti dei boss locali. Pare avesse già pronto un dossier da inviare alla procura.  Nel tardo pomeriggio di quel 4 gennaio, nella centralissima via dei Campioni, i coniugi furono raggiunti da diciassette colpi sparati da una calibro 9. Fu un omicidio tanto cruciale da richiedere un importante depistaggio e un’accurata pianificazione. Le indagini – prosegue ancora la nota – si indirizzarono subito verso gli ambienti della malavita locale, ma la vicenda giudiziaria successiva fu lunga e tortuosa, fatta di inquietanti silenzi e false testimonianze. Solo nel 2004 i colpevoli saranno incriminati, ma tanti aspetti rimarranno nell’ombra. Il trentesimo anniversario della loro morte è un monito per ricordare che le mafie, pur essendosi evolute, uccidono ancora e in molti modi. Perché la storia del nostro territorio è anche quella dei condizionamenti mafiosi e la memoria condivisa è un valore civile essenziale per fronteggiarli. La proposta dell’istituzionalizzazione della “Giornata della Memoria lametina delle vittime di ‘ndrangheta” del 24 maggio, per la quale l’iter istruttorio è già stato avviato, è emblematica perché ricorre nell’anniversario dell’altra strage mafiosa, quella del 1991 nell’ex comune di Sambiase, in cui persero la vita i due giovani netturbini dipendenti comunali Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. I due attentati terroristico-mafiosi, del ’91 e del ’92, sono strettamente connessi tra di loro: al primo seguì lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale di Lamezia Terme, a pochi mesi dal rinnovo elettivo dell’amministrazione, aprendo il biennio nero dell’attacco della ‘ndrangheta alla città che vedrà poi, il 4 gennaio 1992, l’altro gravissimo agguato. Oggi – conclude la nota – a trent’anni di distanza dai fatti, il valore istituzionale e sociale della lotta alle mafie non può che tradursi in un impegno quotidiano di resistenza e contrasto, espressione della volontà collettiva di non dimenticare e non rassegnarsi ulteriormente all’assedio costante e silenzioso della criminalità organizzata sul territorio».

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