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«Pregiudizi e stereotipi». Calabria e Veneto unite contro “La Sposa”

Il vespaio di polemiche sulla fiction. Il critico D’Orrico: «Ha molte colpe ma i matrimoni per procura non sono un falso storico»

Pubblicato il: 22/01/2022 – 7:58
«Pregiudizi e stereotipi». Calabria e Veneto unite contro “La Sposa”

LAMEZIA TERME Nord e Sud uniti contro una fiction di Rai1, La Sposa (la cui seconda puntata andrà in onda domani sera). Per via di una messa in scena troppo romanzata e non priva di pregiudizi. Polemiche che abbracciano Calabria e Veneto e che il corriere.it mette in fila. C’è, ad esempio, un infuriato presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «La serie è un falso storico che nuoce invece al racconto di una tragedia vissuta da molte italiane: paradossalmente i suoi cliché grotteschi e stereotipati mettono in ridicolo non solo i vicentini o i veneti, ma anche i calabresi e le donne calabresi e chi visse quella stagione».
«C’è il tintinnio dei bicchieri nell’osteria, che fa passare l’idea di un’umanità rintronata dall’alcol – scrive l’editorialista del Corriere Marzio Breda –. C’è il dialetto nelle varianti grevi e quasi impronunciabili. C’è il lavoro vissuto come un’ossessione (Ferdinando Camon dice che la gente del Nordest ha il «complesso del bue», perché non sta bene se non è sotto sforzo). Ci sono le donne nella loro dimensione più umile, ma viste non come le vezzeggiate camerierine goldoniane, quanto come serve trattate peggio delle bestie. C’è il padre-padrone anaffettivo, che domina sulle proprie terre con pugno barbarico. E c’è una nebbia perenne, case umide e sporche, miseria. Mancano le sfilate di preti, utili a rafforzare l’immagine di una comunità arcibigotta. E pure gli alpini, con la loro epica del sacrificio, meglio se inutile. Per il resto, però, c’è l’intero catalogo dei luoghi comuni sul Veneto nella fiction tv La sposa ambientata tra la Calabria e la provincia di Vicenza sul finire degli anni Sessanta. Storia carica di stereotipi e inverosimile».

D’Orrico: «La fiction ha tutte le colpe del mondo ma non racconta un falso storico»

È Antonio D’Orrico, calabrese di origine, a offrire un racconto visto da Sud che non si allinea alle censure. D’Orrico parla delle polemiche sollevate sul caso dei matrimoni per procura. Che «si facevano eccome – scrive –. Esiste in materia una vasta letteratura: dagli studiosi Nuto Revelli e Laura Marchesano al collettivo di scrittori Lou Palanca, autore del romanzo Ti ho vista che ridevi (Rubbettino 2015) che racconta la storia delle centinaia di «calabrotte» (così venivano chiamate), che in cambio di denaro andarono spose dalla metà degli anni Cinquanta alla metà dei Settanta a contadini delle Langhe grazie all’intermediazione di ruffiani professionisti (i cosiddetti bacialè). C’era un protocollo imposto dal sensale: si cominciava con uno scambio di fotografie, poi di lettere e infine, raggiunto l’accordo economico, si convolava a nozze nel paese della sposa». Insomma, spiega D’Orrico, «la fiction La sposa avrà tutte le colpe del mondo (accade con una certa frequenza alle fiction della Rai: qui hanno girato alcune scene in Puglia) ma non racconta un falso storico come accusano sui social calabresi indignatissimi. Il sindaco di Alba risarcì simbolicamente le calabrotte delle Langhe, onorandole alla festa delle donne l’8 marzo del 2016. In Calabria, invece, le rinnegano come fa Spirlì per questioni di immagine (cancel culture alla ’nduja?). È un modo per mandarle via ancora una volta».

La produzione: «Una storia di emancipazione, non ci sono falsi storici»

Coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy, La Sposa (in onda per tre domeniche) ha fatto il botto di ascolti (quasi sei milioni di telespettatori, il 26,8% di share, 62.700 interazioni social) e polemiche. Endemol Shine Italy respinge le accuse al mittente e spiega «che la serie si ispira a fatti documentati storicamente. Lo confermano anche le tantissime testimonianze che in questi giorni sono arrivate, anche sui social, di persone che si riconoscono, o riconoscono le storie delle loro famiglie, in quelle situazioni e in quegli anni. La Sposa è un racconto di fiction che vuole dare risalto a una storia di emancipazione e riscatto, con personaggi tutt’altro che stereotipati ma molto complessi e soggetti a una profonda evoluzione nel corso degli episodi». In sede di presentazione il vice direttore di Rai Fiction Francesco Nardella aveva sottolineato di «essersi riconosciuto pensando alle nostre nonne e zie a metà degli anni Sessanta, al rapporto con le donne nella società di allora. Qui c’è il racconto di un’Italia che cambia».

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