REGGIO CALABRIA La morte di Maurizio Frana, 51enne di Polistena deceduto al pronto soccorso del Gom di Reggio Calabria il 29 dicembre 2020, pare assumere i contorni del giallo. Verbali e perizie si contraddicono tra loro, tanto che la famiglia si rivolge ancora oggi agli inquirenti per vederci chiaro.
Da «una setticemia scambiata per Covid», all’Hiv, l’ennesimo presunto caso di malasanità in Calabria è racchiuso ora in un fascicolo sulle scrivanie della procura di Reggio Calabria, giunto per competenza da Palmi dopo la denuncia dei famigliari. Nel registro degli indagati, iscritti con l’accusa di omicidio colposo, sono oggi cinque medici e un infermiere di servizio proprio al nosocomio reggino, dove Frana era stato trasferito (dal Santa Maria degli Ungheresi di Polistena) come «sospetto caso Covid».
All’esito dell’autopsia disposta sul corpo di Maurizio Frana, i consulenti nominati dal tribunale hanno scritto di una morte dovuta a «polmonite interstiziale in paziente Hiv in fase avanzata». Eppure, la prima voce diffusa subito dopo la morte dell’uomo era stata di “morte da Covid-19”. «Se il 29 dicembre del 2020 si era diffusa la notizia, falsa, che mio fratello era morto di Covid, senza aver avuto il Covid, adesso assisto sconvolto alla possibilità che mio fratello venga fatto morire di Aids, pur non avendo avuto l’Aids», dice oggi il fratello, Massimo Frana, che all’esito della perizia autoptica ha presentato una nuova denuncia, «per tutelare la memoria del fratello e per chiedere che venga fatta luce sulle reali cause del decesso».
«Il 13 novembre del 2021 – continua Massimo Frana – mi è stata notificata la perizia dei consulenti, nominati dal tribunale, relativa all’autopsia eseguita sul corpo di mio fratello, Maurizio, deceduto al Grande Ospedale di Reggio Calabria il 29 dicembre del 2020».
A chiedere l’esame autoptico era stato il Pubblico ministero a fronte del fascicolo aperto «il 16 gennaio del 2021, a seguito di una querela che avevo presentato il 5 gennaio del 2021», racconta Massimo Frana.
«Ritenevo e ritengo, infatti, controverse le circostanze della morte di mio fratello, ricoverato d’urgenza nello stesso giorno del 29 dicembre, prima presso la tenda Covid dell’Ospedale di Polistena, dove veniva lasciato languire per nove ore, poi presso il Pronto Soccorso Covid dell’ospedale di Reggio Calabria e infine, presso il Pronto Soccorso dello stesso ospedale, per morire dopo quattro ore circa di sostanziale abbandono nelle strutture menzionate del Gom». Dopo la querela, veniva così aperto un procedimento penale nei confronti di tre medici dell’ospedale di Reggio Calabria e di due medici e un infermiere dell’ospedale di Polistena.
«Con sconcerto – continua – ho appreso dalla relazione dei consulenti che i medici, che hanno accertato il decesso di mio fratello, diagnosticavano una “polmonite interstiziale in paziente Hiv in fase avanzata. Arresto cardiaco”. Una diagnosi che gli stessi consulenti riportavano supinamente nella loro perizia, facendola propria». Ma per il fratello di Maurizio Frana, la verità sarebbe un’altra: «Nella stessa documentazione che i consulenti allegavano alla loro perizia, in particolare il verbale di dimissioni e trasferimento al Pronto Soccorso Covid di Reggio Calabria del pronto soccorso di Polistena e la relativa anamnesi, non vi è alcun cenno circa la presenza in mio fratello di una possibile gravissima patologia, quale l’Hiv in fase avanzata, più propriamente Aids conclamato. Mi sono pertanto attivato per reperire tutte le certificazioni mediche possibili, al fine di ricostruire l’effettivo stato di salute di mio fratello alla data del decesso. Sono così riuscito, tra l’altro, a recuperare il verbale della Commissione invalidi, che, appena un anno prima della sua scomparsa, riconosceva a mio fratello l’invalidità totale con accompagno, dove erano elencate le patologie di cui Maurizio soffriva e dove non era presente alcuna traccia dell’Hiv, e soprattutto, recuperavo la cartella clinica relativa a un intervento che mio fratello subiva pochi mesi prima del decesso a una gamba e nella quale era dichiarata la sua negatività rispetto a patologie del sistema immunitario». Ma Massimo Frana va oltre e si rivolge anche a tre specialisti, «sottoponendo loro le conclusioni del Collegio peritale, nominato dal tribunale, circa l’autopsia e i relativi esami eseguiti. Nelle loro relazioni, i professori sottolineano l’assoluta mancanza di una qualsiasi evidenza documentale che attesti la presenza dell’Hiv in mio fratello, nonché un “comportamento del Collegio inadempiente sotto il profilo della Negligenza e dell’Imperizia”. Non entro nel merito delle conclusioni dei consulenti del Tribunale e degli specialisti da me nominati, poiché non è di mia competenza, e soprattutto, perché di fronte a una diagnosi così patentemente falsa, sarebbe come discutere dei vestiti dell’imperatore, quando l’imperatore è nudo».
Dopo le nuove acquisizioni, il 29 gennaio 2022 il fratello di Maurizio Frana presenta una nuova querela «a tutela della memoria di mio fratello e a integrazione della denuncia del 5 gennaio 2021». La richiesta è quella di conoscere «i motivi per i quali i medici che hanno verbalizzato il decesso di mio fratello, abbiano espresso una diagnosi che, alla luce della documentazione acquisita, è evidentemente falsa, e i motivi per i quali i consulenti del Tribunale abbiano riportato e fatto propria una simile diagnosi, senza che in tutto questo sia mai stato effettuato, dai soggetti in questione, un qualsiasi test che potesse riscontrare non solo l’Aids conclamato, ma lo stesso virus dell’Hiv in Maurizio. E soprattutto, in considerazione che la documentazione da me acquisita e allegata alla denuncia, mostra con assoluta evidenza che mio fratello non aveva l’Hiv».
«Rivolgo – conclude Frana – un appello alla direzione del Grande Ospedale di Reggio Calabria, affinché venga svolta un’indagine interna su quanto da me denunciato, e qualora ricorressero gli estremi, vengano adottati i provvedimenti del caso, a difesa del buon nome dell’Ospedale e in ossequio alla verità. Se il 29 dicembre del 2020 si era diffusa la notizia, falsa, che mio fratello era morto di Covid, senza aver avuto il Covid, per come attestato dagli esami svolti prima del decesso e a seguito dell’autopsia, adesso assisto sconvolto alla possibilità che mio fratello venga fatto morire di Aids, pur non avendo avuto l’Aids».
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