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Omicidio Piccione, chiesto il processo per Salvatore e Rosario Lo Bianco

L’imprenditore di Vibo sarebbe stato ucciso per vendetta, perché la cosca lo riteneva coinvolto nell’assassinio di un membro del clan

Pubblicato il: 03/02/2022 – 20:50
Omicidio Piccione, chiesto il processo per Salvatore e Rosario Lo Bianco

CATANZARO La Distrettuale antimafia di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Salvatore Lo Bianco, detto “U Gniccu”, 50 anni, di Vibo Valentia e Rosario Lo Bianco, detto Sarino, 53 anni, di Sant’Onofrio. Sono accusati di omicidio aggravato dalle modalità mafiose e dalla premeditazione per aver cagionato la morte di Filippo Piccione, ucciso la domenica di Carnevale del 21 febbraio 1993 alle otto di sera. Piccione, geologo e imprenditore, era ritenuto dalla cosca coinvolto nell’omicidio di Leoluca Lo Bianco, avvenuto il primo febbraio 1992. I Lo Bianco erano vicini di tennero con il geologo che in più occasioni aveva denunciato i danneggiamenti subiti dai confinanti. Attriti e danneggiamenti davanti ai quali Filippo Piccione non indietreggiava, anzi li denunciava e additava anche a mezzo stampa.

L’omicidio a Carnevale

Rispetto alla chiusura indagini sono stati stralciati i nomi di Michele Lo Bianco detto “u Ciucchi”; Domenico Lo Bianco; Leoluca Lo Bianco, classe ’59, detto “u Rozzu”; Paolino Lo Bianco; Vincenzo Barba detto “Il Musichiere”; Filippo Catania e Antonio Franzè. Per loro si procederà separatamente.
La Dda di Catanzaro ritiene coinvolti nell’omicidio di Piccione anche i vecchi vertici della cosca vibonese oggi deceduti: Carmelo Lo Bianco, alias “Piccinni”; Carmelo Lo Bianco, alias Sicarru; Antonino Lo Bianco, Vincenzo Lo Bianco, Antonino Grillo detto “Totò Mazzeo”; Nicola Lo Bianco.
Tutti costoro, secondo le indagini vergate dal sostituto procuratore Annamaria Frustaci, sono coloro che hanno dato l’autorizzazione per eseguire l’omicidio dell’imprenditore.
Mentre Rosario Lo Bianco fungeva da palo e avvertiva l’esecutore materiale sugli spostamenti di Piccione, Salvatore Lo Bianco (fratello del defunto Leoluca) sarebbe stato colui che, col, volto nascosto da una maschera di carnevale, ha sparato contro la vittima che era giunta davanti alla sua abitazione.
La Dda ha riconosciuto quali persone offese – che dunque potranno costituirsi parte civile nel processo – la moglie, i due figli di Piccione e il fratello e la sorella.
L’udienza preliminare avrà inizio il prossimo 3 marzo. Un cold case che si riapre grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Andre Mantella e Bartolomeo Arena e alla solerzia di un ufficio di Procura che ha deciso di aprire cassetti dove il caso giaceva da troppo tempo.
A difendere i due imputati, gli avvocati Vincenzo Gennaro, Giuseppe Orecchio e Patrizio Cuppari. (ale. tru.)

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