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«L’olivicoltura in Calabria ha bisogno di imprenditori giovani, tecnologia e sostenibilità»

Un webinar per tracciare il futuro del comparto. «Filiera potenziata dalle tecniche agronomiche, buoni investimenti e una spinta promozione»

Pubblicato il: 12/02/2022 – 19:19
di Anna Colistra
«L’olivicoltura in Calabria ha bisogno di imprenditori giovani, tecnologia e sostenibilità»

ROMA Il futuro di una buona parte dell’economia calabrese risiede nella capacità di valorizzare un elemento tanto antico quanto autoctono: l’olio, il cosiddetto oro verde di Calabria. Il webinar “Olivicoltura e innovazione: il ruolo dei giovani” ha delineato le possibili strategie di sviluppo del comparto puntando tutto (o quasi) sui nuovi imprenditori, soggetti portatori di una diversa visione di business che non può prescindere dall’innovazione, dalla formazione e dalla sostenibilità della produzione. Lo scopo dell’incontro è stato mettere a confronto i diversi attori del sistema agricolo per individuare le criticità più forti su cui lavorare a livello regionale e per concepire un marchio unitario, che si imponga a livello commerciale: “il brand Calabria”. Solo in questo modo: preservando la qualità e facendo rete tra aziende e consorzi i prodotti regionali potranno essere riconoscibili e risultare più competitivi sul mercato internazionale. Il seminario ha coinvolto i maggiori attori del settore agricolo e della ricerca nazionale, istituzioni, enti e imprese: Enzo Perri, Direttore Crea – Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura; Fulvia Caligiuri, Commissione Agricoltura e Ambiente, Senato della Repubblica; Michele Santaniello, Presidente Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Cosenza; Bruno Maiolo, Direttore generale Arsac Calabria; Elena Santilli, Ricercatrice Crea – Centro di ricerca Olivicoltura Frutticoltura e Agrumicoltura; Antonio Viscomi, Commissione Lavoro, Camera dei Deputati; Paolo De Castro, Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Parlamento Europeo; Giacomo Giovinazzo, Autorità di gestione Psr Calabria; Gianluca Gallo, Assessore regionale all’Agricoltura Regione Calabria; Lina Pecora,Consigliere Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali; Mariangela Costantino, imprenditrice agricola; Michele Librandi, Imprenditore agricolo; Raffaele Maiorano, Imprenditore agricolo; Enrico Parisi, Imprenditore agricolo.

Antonio Viscomi

Una filiera potenziata dalla ricerca e dalle tecniche agronomiche

«L’olio non è solo un condimento ma alimento nutraceutico che può essere abbinato a dei piatti proprio come il vino – ha affermato Elena Santilli ricercatrice Crea e coordinatrice del progetto Triecol – bisogna trasferire al consumatore – ha detto durante il suo intervento – le informazioni necessarie per saper scegliere la qualità». Nella filiera, dunque, acquistano sempre più importanza l’elaborazione di un’etichetta, la selezione di varietà italiane antiche al posto delle varietà straniere, utilizzare strumenti come i droni per monitorare il dissesto, e affrontare temi come: il biologico, il cambiamento climatico, la biodiversità e il paesaggio nell’olivicoltura. Per rivitalizzare il settore e renderlo al pari dei comparti delle altre regioni e nazioni per Santilli bisogna: «Creare con i giovani delle linee di ricerca con ricadute pratiche sul territorio – ovvero – divulgare le corrette tecniche agronomiche in tutta la filiera». Proprio l’idea di una filiera integrale, che non trascuri nessun segmento della produzione, può essere la chiave di volta per il settore secondo Giovinazzo, dirigente regionale. «Quando si parla di agricoltura in Calabria si parla di olivicoltura – ha dichiarato commentando dei dati – su 800 milioni di ortofrutta riusciamo ad aggregarne 275, in olivicoltura invece su 500 milioni ne aggreghiamo meno di un milione». Un aspetto fondamentale che ci spinge a delle domande, secondo il dirigente, quesiti ai quali solo il futuro darà risposta: «Tutto l’olio è commercializzabile? La biodiversità calabrese è da esaltare? La filiera può mantenere in piedi il sistema agricolo produttivo?». E poi tira fuori l’esempio del biologico in Calabria, sul quale si è investito «300 milioni di euro, ma da un investimento così importante in Calabria si è riusciti a far fruttare la produzione bio solo 30 milioni, dunque – afferma Giovinazzo – c’è un problema di approccio sul quale bisogna lavorare. La Regione – conclude – con un primo bando ha finanziato 800 giovani, e ora ne stiamo chiudendo un altro e in merito a questo voglio dire ai giovani che l’agricoltura è sacrificio e che la nuova pac sarà una risorsa da sfruttare, ma allo stesso tempo – avverte – porrà il problema di avere dei beni da investire, e se non saremo in grado di farlo consumeremo risorse senza creare sviluppo».

Gianluca Gallo

Aumentare le vendite con una buona promozione

«Quando si parla di lavoro in agricoltura si parla quasi esclusivamente di caporalato» ha detto il deputato Antonio Viscomi, introducendo per primo il tema della manodopera carente perfino al Sud. Il problema dello sfruttamento, secondo il parlamentare in Commissione Lavoro, «nasce dal tentativo di vincere la competizione degli altri Paesi abbassando il costo anziché aumentare la qualità». «Io penso invece – ha detto – che c’è solo una possibilità: investire nella ricerca e dunque lavorare sulla qualità». E cita il Crea come «modello da osservare con attenzione perché mette insieme ricerca e formazione, trasferendo le conoscenze e la tecnologia nel mondo del lavoro». Anche l’assessore Gianluca Gallo nel suo intervento analizza la questione della manodopera, concludendo che è imprescindibile «un intervento del governo centrale per eliminare quelle condizioni che portano oggi allo sfruttamento dei lavoratori». Gallo poi ha cominciato ad elencare gli interventi previsti dal Pnrr: «Sono previsti per la meccanizzazione 150 milioni di euro, fondi che per le direttive Ue verranno gestiti dalla Regione che essendo sul territorio conosce meglio le esigenze degli imprenditori. Ancora – ha elencato -100 milioni di euro sono previsti per i frantoi, moderni e innovativi che migliorino qualità della produzione, poi 250 milioni saranno invece destinati ad trattrici a biometano ed elettriche , ma – ha commentato l’assessore – piuttosto avremmo bisogno di trattrici e trattori che si possono guidare da remoto per sopperire, appunto alla mancanza di manodopera». Chiude il suo discorso introducendo un’altra parola chiave per lo sviluppo dell’olivicoltura “la promozione” e porta come esempio due consorzi, quello della patata della Sila e quello del pecorino crotonese, che grazie ad una buona comunicazione del prodotto sono riusciti a triplicare le vendite in un anno.

A destra Mariangela Costantino

Un’imprenditrice audace che esporta anche all’estero: Mariangela Costantino

A portare la testimonianza di un’impresa di successo in Calabria è Mariangela Costantino. La sua azienda nasce a Maida da un antico villaggio rurale che è stato ristrutturato ed è diventato il cuore di un’impresa fondata sui valori della biodiversità, sostenibilità e inclusione sociale. «Appena laureata in agronomia ho ripreso l’attività olivicola di mio padre da un lato puntando sulla diversificazione e dall’altro riuscendo a realizzare un prodotto finito e già imbottigliato (si pensi che la maggior parte dell’olio calabrese si vende ancora sfuso). Esporto negli stati uniti – ha continuato Costantino – un olio di altissima qualità, inserito in diverse guide specializzate anche internazionali». Una qualità, quella enunciata dall’imprenditrice che è riuscita a raggiungere rivoluzionando l’azienda ereditata: «Nel 2006 ho convertito l’impresa in azienda bio e grazie all’installazione di fotovoltaici e solari con una centrale biomassa l’ho resa autosufficiente dal punto di vista energetico». L’azienda Costantino, dunque, ha puntato sulla qualità e sull’innovazione costruendo un modello imprenditoriale in armonia con la natura e con i suoi cicli, rispettoso dell’ambiente e attento al riciclo e alla sostenibilità delle risorse impiegate. Oltre alla virtuosa e pluripremiata produzione dell’olio l’azienda Costantino ha puntato su delle strutture ricettive, un ristorante che promuove la dieta mediterranea e i prodotti a km zero, una fattoria didattica e un agriasilo che favorisce l’incontro con le famiglie e inizia i bambini alla conoscenza della natura. «Solo con l’innovazione e con la ricerca – ha concluso l’imprenditrice – possiamo dare un futuro alle nostre aziende e solo con una visione coraggiosa e volta al cambiamento potremo sopravvivere in un mondo che cambia continuamente».


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