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La riflessione

«Russia e Ucraina, “Il lupo e l’agnello” di una favola moderna»

I sogni si estinguono all’alba, per lasciare spazio agli incubi della realtà. Alba e Guerra: esiste più di un nesso, radicato nella strategia bellica, fra i termini di questa endiadi, che da poco più…

Pubblicato il: 26/02/2022 – 14:46
di Anna Pizzimenti*
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«Russia e Ucraina, “Il lupo e l’agnello” di una favola moderna»

I sogni si estinguono all’alba, per lasciare spazio agli incubi della realtà. Alba e Guerra: esiste più di un nesso, radicato nella strategia bellica, fra i termini di questa endiadi, che da poco più di quarantotto ore martella il nostro udito e addensa cumulonembi carichi di tempesta sulle vite di ogni cittadino europeo! E’, forse, perché è l’alba il momento della giornata in cui si è più vulnerabili e inadeguati ad una reazione?
Dall’alba del 24 febbraio l’Ucraina è in guerra, anzi, è in guerra tutta l’Europa. Dopo una pax augustea, durata inverosimilmente settantasette anni, fra le Nazioni più litigiose della storia dell’umanità, un vortice di sconsiderata e cieca violenza ha infranto in mille cocci il vaso di Pandora in cui tutti i mali erano stati sigillati, col proposito di non farli uscire mai più.
Ha il sapore del fiele e i colori seppiati delle esplosioni l’istantanea che arriva dall’Est; non viaggia sulle onde di Radio Londra, ma alla velocità del web, riportando i fatti in tutta la loro straordinaria attualità.
Rivivono sullo scacchiere europeo le contrapposizioni, ideologiche e politiche, mai sopite, ma solo astutamente celate e mistificate, della Guerra Fredda: strategia di attesa e gambetto di re, attaccando direttamente il pedone, per non indebolire il proprio centro.
A cosa punta la Russia?
Le analogie con un passato fin troppo recente sono di tale evidenza che è superfluo citarle. L’aggressione consumata ad una Nazione libera e indipendente rievoca le immagini del lupo e dell’agnello della favola di Esopo più conosciuta, rendendo l’ammonizione finale del “muthos deloi oti” (letteralmente, “il racconto insegna che”) agghiacciante nella sua adamantina verità: “Neanche una giusta difesa funziona con coloro per i quali il proposito è commettere un’ingiustizia”.
L’eco di quella morale, così incisiva e cruda, avrebbe dovuto essere corroborata dalla cultura del diritto e dagli insegnamenti della storia; ma il male è straordinariamente “banale” nelle sue esternazioni.
La cultura e l’indignazione, la “rabbia e l’orgoglio” (declinati in forma nuova) non possono tacere: perché lo sdegno fa rumore e supporta le azioni. La diplomazia internazionale ha, ancora una volta, dimostrato la propria impotenza di fronte all’ennesimo e ultimo, in ordine di tempo, “casus belli”, dopo i recenti conflitti in Myanmar e Afghanistan.
“Tuo padre ha parlato male di me!”, dice all’agnello il lupo, prima di sbranarlo iniquamente! Qui o si tutela il diritto o si perisce!
E’ “il diritto di avere diritti, o il diritto di ogni individuo ad appartenere all’umanità, che dovrebbe essere garantito dall’umanità stessa”, altrimenti “dovremo rassegnarci al fatto che, «non avendo alcun appello sulla terra che renda loro giustizia», troppi siano ormai destinati a essere «abbandonati all’unico rimedio che rimane in tali casi, cioè l’appello al cielo»?”, si domanda Hannah Arendt ne “Le origini del totalitarismo”.
Sono i fondamenti dello Stato di diritto, i principi delle Carte costituzionali, i precetti delle Dichiarazioni Universali a rischiare di essere cancellati con un colpo di spugna intriso del sangue di innocenti e, oggi, l’Unione Europea, la NATO, l’ONU hanno, tutti, il dovere di opporsi all’ingiustizia e di reagire alla illegittima aggressione al popolo ucraino.
Ma qualcosa è cambiato sotto il sole di Mosca: la scelta da parte delle “superpotenze” di ricorrere ad una chiamata alle armi economiche, attraverso il blocco delle movimentazioni finanziarie, dei flussi e degli investimenti commerciali potrebbe rivelarsi la più straordinaria e pacifica arma di coazione psicologica sulle scelte di un solo uomo, che ha riesumato i cadaveri della guerra-lampo e dell’invasione colonialistica dai loculi rinsecchiti del passato, immaginandosene solo le ricadute nel breve periodo.
E poi ci sono i cittadini russi, la cui coscienza e il cui senso di giustizia sono prepotentemente emersi, non consentendo di mantenere un cieco e assordante silenzio complice, attraverso le pubbliche manifestazioni di piazza che il regime cerca di reprimere e imbavagliare.
Sono i tratti peculiari e sorprendenti di questa crisi dell’era 4.0, di questa novella favola esopica. “Il re è nudo”: ora occorre che resti solo!

*Avvocata

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