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«Lavoro, parte la sperimentazione sulla settimana corta»

Parte la sperimentazione della settimana lavorativa corta a Milano, protagonista la multinazionale Mondelez International. I dipendenti possono scegliere se distribuire le ore settimanali di lavor…

Pubblicato il: 10/03/2022 – 17:32
di Giusy Raffaele
«Lavoro, parte la sperimentazione sulla settimana corta»

Parte la sperimentazione della settimana lavorativa corta a Milano, protagonista la multinazionale Mondelez International. I dipendenti possono scegliere se distribuire le ore settimanali di lavoro su 4,5 giorni lavorativi, se lavorare in ufficio o usufruire di due giorni di smartworking a settimana (più due aggiuntivi al mese) e pianificare individualmente le ferie senza imposizioni dai vertici. La società parla di un approccio olistico alla flessibilità in termini di luoghi e tempi di lavoro e di riposo, che ha tenuto conto dei risultati di un sondaggio interno secondo i quali per i lavoratori lo smart working favorisce concentrazione e produttività. Allo stesso tempo è emersa anche la necessità di rafforzare i rapporti sociali nel tempo libero. Lavorare meno, lavorare meglio? Suona comea uno slogan vintage, ma è indubbio che la pandemia ci ha prima obbligato e poi insegnato a riflettere su nuovi modi di organizzare e svolgere il nostro lavoro, modificando in modo irreversibile il modo di concepire e rapportarsi con il mondo del lavoro. E i dati Ocse pre-pandemia che indicano l’Italia come uno dei Paesi europei dove, in media, si lavorano più ore alla settimana (sette in più rispetto alla Germania) a fronte di una bassa produttività (l’Italia insieme alla Grecia è il Paese dove si produce di meno) sono un chiaro campanello d’allarme da cui partire per ripensare l’attuale modello lavorativo e spingere verso una sperimentazione a largo raggio del modello di settimana corta flessibile, così da valutare l’impatto in termini di redistribuzione della ricchezza e aumento dell’occupazione. Nel resto del continente ci sono diversi casi di sperimentazione del modello “short week”: in Islanda tra il 2015 e il 2019 circa 2500 lavoratori hanno testato il modello mantenendo la stessa retribuzione e riducendo gradualmente le ore settimanali da 40 a 35 riscuotendo un enorme successo dimostrato dall’aumento della produttività e da una riduzione dello stress. In Giappone nel 2019 circa 2300 dipendenti della Microsoft hanno aderito per un mese al programma “Work-Life Choice Challenge 2019 Summer”ottenendo un aumento della produttività, una diminuzione delle pause lavoro e del consumo di elettricità ed un miglioramento della salute mentale e fisica dei lavoratori. Oggi è la Panasonic, colosso dell’elettronica giapponese, a passare dalla sperimentazione ai fatti introducendo la settimana lavorativa opzionale di quattro giorni per garantire maggior tempo libero ai dipendenti e migliorare il loro benessere lavorativo. Il primo paese al mondo ad optare per la settimana lavorativa di quattro giorni e mezzo sono, dai dati ufficiali, gli Emirati Arabi. La riforma sarà valida per il settore pubblico e per le scuole. A questa si aggiunge un ulteriore cambiamento riguardo ai giorni lavorativi. La settimana lavorativa da quest’anno per gli Emirati Arabi inizierà il lunedì fino al venerdì alle 12,00, venendo meno alla tradizione del venerdì libero, giorno dedicato alla preghiera per la religione musulmana. In Belgio con la nuova riforma del mercato del lavoro si è ufficialmente introdotta la settimana corta, che prevede di concentrare le stesse ore di lavoro su 4 giorni a settimana guadagnando un giorno libero in più a parità di stipendio, previo accordo a livello di contratto collettivo. Sarà inoltre possibile lavorare per più giorni in una settimana e meno in un’altra: una vera e propria flessibilità di orario. In Spagna è stato avviato un programma sperimentale con 50 milioni di finanziamenti pubblici per verificare la possibilità delle 32 ore settimanali. In Nuova Zelanda risale al dicembre 2020 l’esperimento di Unilever, che ha avviato una prova di una settimana lavorativa di quattro giorni a piena retribuzione. Un’analoga sperimentazione dovrebbe partire in Scozia nel 2023, con la previsione di un sostegno pubblico alle aziende che consentiranno ai dipendenti di allungare il weekend e una riduzione del 20% dell’orario lavorativo per circa 20 mila lavoratori. I tempi sono maturi per affrontare il dibattito anche in Italia. Le persone hanno un approccio mentale ed un equilibrio radicalmente diverso nei confronti del lavoro (e il fenomeno delle “Grandi dimissioni” ne è una dimostrazione), e a queste nuove esigenze è giusto dare loro delle risposte. È necessario superare le resistenze culturali di una parte del mondo imprenditoriale, legato a vecchi stereotipi padronali, e disegnando una strategia complessiva che traduca in realtà il nuovo sentiment della società.

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