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Operazione “Deep”, Legambiente: «Mala depurazione resta uno dei drammi calabresi»

Plauso degli attivisti dell’associazione ambientalista per l’inchiesta condotta dai carabinieri in Calabria: Parretta: «Attendiamo esiti concreti sulle misure messe in atto dalla Regione»

Pubblicato il: 24/03/2022 – 18:12
Operazione “Deep”, Legambiente: «Mala depurazione resta uno dei drammi calabresi»

CATANZARO Plauso di Legambiente Calabria per l’operazione “Deep” condotta dai Carabinieri nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, su iniziativa del generale Pietro Salsano e del colonnello Giorgio Borrelli. È quanto si legge in una nota dell’associazione ambientalista che aggiunge: «Nell’ambito di una più complessiva strategia di protezione dell’ambiente e della natura l’intervento ha portato alla denuncia di tredici persone per reati ambientali, al sequestro di cinque siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti ed all’irrogazione di sanzioni amministrative, per un totale complessivo superiore a 500 mila euro». «Tra i cento obiettivi – è detto – oggetto di controllo da parte delle Forze dell’Ordine – tra cui 58 depuratori, 15 pompe di sollevamento, aree palustri e canali di scolo- in ben 22 siti sono stati riscontrati illeciti ed irregolarità amministrative».
«L’operazione Deep – commenta Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria- conferma, che, purtroppo, la mala depurazione è uno dei grandi mali cronici della Calabria. Nella nostra Regione, per come evidenziato la scorsa estate nell’ambito della campagna Goletta Verde, l’89% degli agglomerati presenti ricadono in procedura di infrazione per la depurazione: si tratta di 188 agglomerati non conformi con impianti che servono oltre 3,1 milioni di abitanti equivalenti. Una situazione grave che comporta danni enormi per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per l’economia della nostra Regione, oltre a tradursi in ingenti multe comunitarie. Appare evidente che, oltre alla meritoria azione dell’Autorità Giudiziaria, è essenziale agire in concreto per prevenire e sanare le forti criticità del sistema di depurazione calabrese».
«Forse a livello regionale qualcosa si sta muovendo – è detto nella nota – come ad esempio l’indagine compiuta dalla Regione Calabria sulla gestione dei fanghi prodotti dagli impianti di depurazione dell’area costiera tra Tortora e Nicotera e che ha interessato 38 Comuni e 48 impianti delle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia. L’indagine ha accertato che negli impianti sono accumulate circa 22.500 tonnellate di fanghi. Su tale base, la Regione ha dichiarato che nei prossimi giorni saranno definiti poteri straordinari affidati al Dipartimento Ambiente per agire sulla corretta gestione dei fanghi di depurazione ed il loro trattamento e smaltimento finale a partire dai Comuni della fascia tirrenica calabrese, compresa tra Tortora e Nicotera. Inoltre, è stata effettuata la nomina del nuovo Commissario del Corap per rafforzare le attività sulla depurazione».
«La Calabria da un lato non ha impianti a sufficienza per il trattamento dei liquami – prosegue – e dall’altro, i depuratori esistenti non funzionano in maniera efficace. Un enorme problema al riguardo è proprio il costo di smaltimento dei fanghi. Nei vari dossier sulla depurazione realizzati da Legambiente, infatti, è stato sempre proposto di separare i costi di gestione dell’impianto da quelli di trattamento, affidandoli ad operatori diversi e pagando il trattamento a misura, per evitare gli smaltimenti illegali ed i conseguenti danni ambientali.
«Legambiente Calabria auspica – conclude la nota – che le Amministrazioni competenti procedano a lavorare per l’efficientamento dei sistemi depurativi, per la lotta all’illegalità e per mettere in campo azioni risolutive per la gravissima situazione degli scarichi abusivi. Con una nuova stagione estiva alle porte, attendiamo di verificare gli esiti concreti di quelli che appaiono i primissimi passi verso la risoluzione di un problema annoso scaturito da logiche criminali, ma anche da inefficienze amministrative e dalla carenza di adeguati controlli».

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