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Cantina sociale, «pratiche illegittime. Non si può speculare su un bene pubblico»

Il consigliere comunale di Lamezia Piccioni risponde al progettista. «Norma distorta, non siamo contro i privati ma serve trasparenza»

Pubblicato il: 12/06/2022 – 10:21
Cantina sociale, «pratiche illegittime. Non si può speculare su un bene pubblico»

Pubblichiamo l’intervento di Rosario Piccioni, consigliere comunale di Lamezia Terme per il movimento “Lamezia Bene Comune”. Piccioni appartiene allo schieramento di centrosinistra che osteggia le decisioni della maggioranza riguardo alla demolizione dell’ex Cantina sociale di Sambiase, nella cui area sorgerà un ipermercato. Ieri il progettista (e consigliere comunale di Fratelli d’Italia) Pietro Gallo ha raccontato in un lungo intervento le proprie ragioni, spiegando che quello di una parte dell’opposizione sarebbe un attacco a un privato e disincentiverebbe le iniziative commerciali sul territorio comunale, Oggi Piccioni replica e rilancia le accuse parlando di «palesi elementi di illegittimità ed eccesso di potere da parte del Comune».

Sulla vicenda della ex Cantina Sociale di Sambiase, dal sindaco in alcune recenti dichiarazioni televisive al consigliere/progettista sulla stampa, continua una campagna propagandistica di mistificazione che non tiene conto della realtà dei fatti. Proprio a dimostrazione della nostra serietà e responsabilità e, soprattutto, del nostro senso delle istituzioni in questi mesi prima di assumere una posizione pubblica abbiamo atteso di visionare tutta la documentazione. Insieme alla consigliera Villella, supportati da Pd e Cinque Stelle e sollecitati da tante realtà dell’associazionismo locale che hanno anche rilevanza nazionale e come noto sono apartitiche, l’1 aprile abbiamo presentato istanza di accesso agli atti per leggere le carte e avere il quadro della situazione sulla base di atti e documenti. Solo nei primi giorni di maggio abbiamo ricevuto le prime carte alla luce delle quali a metà maggio abbiamo richiesto ulteriore documentazione che ci è stata fornita solo nella tarda mattinata dell’8 giugno dopo la conferenza stampa che abbiamo tenuto.

«Palesi elementi di illegittimità sulla pratica della ex Cantina sociale»

In queste settimane, insieme alla consigliera Villella, pur avendo entrambi per motivi professionali le adeguate competenze giuridiche per esaminare nel merito le questioni, non abbiamo lasciato nulla al caso e abbiamo consultato esperti di diritto amministrativo e di urbanistica. Pervenendo unanimemente a un dato evidente che segna tutta la vicenda: sulla pratica amministrativa della ex cantina sociale ci sono palesi elementi di illegittimità, sia in termini di violazione di legge che di eccesso di potere, da parte della pubblica amministrazione. Il consigliere/progettista, sul cui terreno di offese ed illazioni certamente non ci abbassiamo a scendere, addirittura si spinge a definire “eclatante e priva di fondamento” la richiesta di accesso agli atti e fa artatamente passare la nostra iniziativa per accanimento contro il privato, cosa che non sta né in cielo né in terra. Lo diciamo anche a beneficio del consigliere che evidentemente non conosce le sue prerogative: tutti i consiglieri comunali, con funzione di controllo dell’azione amministrativa, hanno, a differenza dei comuni cittadini, accesso illimitato a tutti gli atti legati all’amministrazione. Altro che istanza di accesso “strana”, “eclatante” e “infondata”. Sia ben chiaro a tutti: il nostro unico interesse è quello di tutelare il superiore interesse pubblico e la legalità in una città come la nostra che come tutti amaramente sappiamo ha subito ben 3 scioglimenti per infiltrazioni mafiose, l’ultima nel 2017. Non c’è alcun attacco contro un privato, tanto è vero che la nostra istanza e i nostri rilievi sono rivolti unicamente nei confronti del Comune. Lo ricordiamo ancora una volta, casomai qualcuno si fosse distratto o volesse far finta di non conoscere: alla vicenda della Cantina Sociale, la commissione di accesso antimafia nel 2017 ha dedicato una forte attenzione, inserendola tra gli elementi che poi hanno portato allo scioglimento, proprio sul punto della stima del valore del bene.

«Stima per il dirigente, ma tutti possono commettere errori»

Vogliamo essere chiari anche su un altro punto: da parte nostra c’è grande stima professionale e umana verso il dirigente che ha portato avanti la pratica e che è persona seria e per bene. Ciò non esclude che anche le persone competenti, serie e per bene possano commettere errori. Soprattutto quando ci sono leggi come quella calabrese sul piano-casa che hanno subito nel corso degli anni ripetute operazioni di taglio e cucito e che certamente non brilla per chiarezza e linearità. Ma quando si commettono degli errori, come in questo caso, la Pubblica Amministrazione ha la possibilità di porvi rimedio spontaneamente in via di autotutela. Ma veniamo al merito visto che tanto il sindaco, che come al solito di fronte alle questioni spinose non ha trovato di meglio che esibirsi nelle sue ormai note sfuriate infarcite di un campionario di offese gratuite senza il minimo contenuto, quanto il consigliere-progettista, che quanto meno è sceso sul piano tecnico, si sono ben guardati di fornire risposte sul punto più importante dell’intera vicenda rappresentato dall’ormai famosa norma transitoria introdotta nel 2012.

«Il dirigente ha distorto la norma»

Lo sanno tutti, anche i meno esperti in materia, che una norma transitoria, come dice il nome stesso, si applica solo per un tempo limitato e serve a disciplinare il passaggio dalla vecchia normativa alla nuova. Nello specifico, l’art. 9 ter della legge 21/2010 introdotto nel 2012, serviva solo a consentire a chi, alla data del 16 febbraio 2012, aveva già presentato un progetto di poter chiedere, con una semplice istanza, un riesame della propria pratica al fine di ottenere il trattamento più favorevole previsto dalla modifica del 2012. E che il significato della norma sia questo lo mette nero su bianco chiaramente anche la Regione Calabria, non certo a guida centrosinistra, nel 2021 con la risposta datata 17 giugno 2021 a firma del Dirigente Dipartimento Infrastrutture della Regione al quesito formulato dal Comune di Lamezia il mese precedente. Nonostante il parere regionale, pubblicato a beneficio di tutti i comuni calabresi anche sul sito della Regione Calabria, fosse perentorio non lasciando spazio a nessuna altra interpretazione, il Dirigente comunale si spinge a sostenere una singolare tesi secondo la quale la disciplina transitoria del 2012 diventa, primo caso nella storia, una disciplina transitoria “perpetua” valida per qualsiasi altra modifica normativa introdotta successivamente. Ma vi è di più: distorcendo il dato letterale della norma, il Dirigente elabora la teoria secondo cui un permesso di costruire deve essere rilasciato non sulla base della legge in vigore al momento in cui appunto si sta rilasciando il permesso, ma in base alla normativa in vigore al momento di presentazione della domanda.

«L’ideologia non c’entra, gli atti del Comune sono contradditori»

Siamo di fronte a un’interpretazione abnorme dell’art. 9 ter della legge regionale sul piano casa, che fa venire meno uno dei principi cardine del diritto: “tempus regit actum”, cioè l’atto è regolato dalla legge vigente al momento. Un principio si ribadisce che è un caposaldo di ogni sistema giuridico e che di certo non può essere messo in discussione dal Comune di Lamezia Terme. E a conferma del fatto che c’entrano poco le schermaglie politiche e tantomeno le ideologie, che strumentalmente vengono tirate in ballo per sviare dalle questioni principali, ci sono atti del Comune che dimostrano la palese contraddittorietà dell’azione amministrativa. Per diversi mesi infatti il dirigente pro tempore ha evidenziato i motivi ostativi all’accoglimento della pratica, comunicandoli poi formalmente alla società da parte del Comune con una nota ufficiale del mese di marzo 2021, mettendo nero su bianco che il progetto originario non poteva più essere accolto per la modifica della legge regionale sul piano casa introdotta nel 2020 e che quindi, a differenza di quanto sostenuto dal consigliere/progettista, restavano due opzioni praticabili per la legge: 1) il cambio di destinazione d’uso dell’immobile, senza demolizione e ricostruzione, ai sensi dell’art. 4 della legge regionale; 2) la demolizione e la ricostruzione, senza il cambio di destinazione d’uso, ai sensi dell’art. 5 . Non c’erano altre strade percorribili.

«È stata l’amministrazione Mascaro a vendere l’ex Cantina sociale»

Chiariti i motivi, incontestabili, della illegittimità dell’atto, infine è bene replicare a un’altra questione che tanto il consigliere/progettista, quanto il sindaco, tra i quali evidentemente c’è grande feeling ed intesa, continuano strumentalmente a tirare fuori chiamando in causa l’amministrazione Speranza di centrosinistra. È vero che l’ex cantina sociale, così come altri beni immobili, è stata inserita nel piano delle alienazioni nel 2014. Ma è altrettanto vero e questi sono fatti incontestabili che l’amministrazione di centrosinistra non ha mai venduto l’ex cantina sociale, con il suo valore storico e culturale. L’amministrazione Mascaro lo ha fatto. Basti pensare che ci sono immobili con un valore storico e culturale importante per l’intera comunità che sono nel piano di alienazioni da forse venti anni e che nessuna amministrazione comunale con un minimo di contatto con la realtà cittadina si è mai sognata di vendere con una semplice pratica d’ufficio.

«Sì alle iniziative private, ma non si può speculare su un bene pubblico»

Noi siamo per accogliere ogni iniziativa che porti sviluppo sano e occupazione sul territorio. Ma tutto ciò va fatto nella regolarità, nella trasparenza e nella linearità dell’azione amministrativa nel rapporto con il privato. Soprattutto ciò che non si può consentire è che qualcuno possa fare speculazione economica su un bene pubblico. Ci siamo presentati ai cittadini chiedendo con forza che la città non facesse passi indietro sul fronte dell’etica pubblica e della legalità. È una battaglia che insieme a tutto il centrosinistra stiamo conducendo non contro qualcuno, ma in nome di questi valori e per il bene della città.

Rosario Piccioni
consigliere comunale “Lamezia Bene Comune”

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