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Le motivazioni

Autobomba a Limbadi. Atto d’accusa per i genitori di Matteo: «Le parti civili mentirono»

Depositate le motivazioni della sentenza di condanna per i mandanti dell’omicidio. Ma i coniugi Vinci rischiano la falsa testimonianza

Pubblicato il: 17/06/2022 – 17:27
Autobomba a Limbadi. Atto d’accusa per i genitori di Matteo: «Le parti civili mentirono»

VIBO VALENTIA La Corte d’Assise di Catanzaro ha depositato le motivazioni della sentenza per l’autobomba di Limbadi (Vibo Valentia) costata la vita il 9 aprile 2018 al biologo Matteo Vinci. In 143 pagine, i giudici togati e popolari spiegano il percorso logico-giuridico per arrivare alle condanne all’ergastolo nei confronti di Rosaria Mancuso (sorella dei più noti boss della ‘ndrangheta Giuseppe, Diego e Francesco) e il genero Vito Barbara, ritenuti i mandanti dell’attentato.
Ad incastrarli sono state le intercettazioni. Dieci anni la pena per Domenico Di Grillo, accusato di aver provocato delle lesioni gravi a Francesco Vinci (padre di Matteo Vinci e miracolosamente sopravvissuto all’autobomba) nel corso di una lite. I giudici hanno tuttavia trasmesso gli atti alla Procura di Catanzaro per procedere per falsa testimonianza nei confronti dei coniugi Francesco Vinci e Sara Scarpulla (parti civili e genitori di Matteo Vinci).
«Il narrato dei coniugi Vinci-Scarpulla risulta ampiamente ed oggettivamente smentito», scrivono i giudici in sentenza in ordine alla proprietà del terreno conteso con i Di Grillo-Mancuso, alla presenza di una pistola nella lite fra Vinci e Di Grillo, alla consapevolezza da parte della Scarpulla che era stata sua cognata a lasciarle un bastone dinanzi alla sua abitazione e non si trattava quindi di una minaccia dei Mancuso-Di Grillo. Atti in Procura pure per il consulente della difesa Mariano Pizianti.

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