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La riflessione

«Vivere sino a 150 anni? No grazie! Il prof. Ricordi e la “longevità sana”»

Si chiama Ricordi, prof. Camillo Ricordi, ed è il rampollo della famosa famiglia di imprenditori che fondò la storica, omonima casa discografica italiana. Di mestiere però fa il medico, il ricerca…

Pubblicato il: 04/07/2022 – 7:56
di Francesco Bevilacqua*
«Vivere sino a 150 anni? No grazie! Il prof. Ricordi e la “longevità sana”»

Si chiama Ricordi, prof. Camillo Ricordi, ed è il rampollo della famosa famiglia di imprenditori che fondò la storica, omonima casa discografica italiana. Di mestiere però fa il medico, il ricercatore e il docente negli USA, dove si occupa di come guarire la gente dal diabete cronico e di perfezionare il trapianto di “insulae pancreatiche” (solo parti e non l’intero organo). Il Tg2 Rai delle 13 del 1° luglio ha dedicato all’ultimo libro del prof. Ricordi un servizio adorante, nel quale la giornalista ha proclamato che è ormai possibile far vivere gli umani sino a 150 anni senza ridurli a dei vegetali (!). Il libro si intitola “Il codice della longevità sana” ed è edito da Mondadori.

Francesco Bevilacqua con un contadino a Castel di Raione (Ph: Alessandro Mantuano)


Incuriosito dalla sicumera dello studioso – e dai suoi 65 anni portati non proprio da adolescente, visto che ci si aspetterebbe che i suoi metodi li applicasse innanzitutto a sé stesso – ho smanettato un po’ in Internet per capirne di più. Ho trovato di tutto, dalla sua mirabolante gioventù fra i grandi della musica che incidevano dischi per il marchio di famiglia, sino alla prestigiosa carriera scientifica. Ma della salvifica ricetta sulla “longevità sana” che dovrebbe consentire ai nostri anziani di varcare il secolo di età, senza essere reclusi in casa o nelle RSA, a letto o su sedie a rotelle, rimpinzati con una media di quindici farmaci al giorno, circondati da badanti e infermieri, a fare la spola dal letto alla poltrona, dalla poltrona alla televisione e dalla televisione al letto, non ho trovato quasi nulla che meriti l’onore delle prime pagine. Salvo un’indicazione del Nostro che farebbe saltare sulla sedia i miei amici scientisti, devoti alla santa farmacopea ufficiale: condurre una vita sana fatta di alimentazione equilibrata, attività fisica, curiosità intellettuale e che eviti le infiammazioni croniche dovute a scelte alimentari sbagliate. Tutto qui. Quando parlo degli amici scientisti mi riferisco a coloro che mi sfottono quando provo a dire che vitamina C e vitamina D sono importanti, che non bisogna ingurgitare troppi grassi animali, che gli omega 3 etc. “Sì, sì, curati col succo di limone … vedrai che fine farai – è l’invettiva che di solito mi sento rivolgere -. Sei un oscurantista, non hai fiducia nella scienza”. Ma è lo stesso prof. Ricordi che – da scienziato – in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” afferma: “I bambini che nascono oggi vivranno meno dei loro genitori [ma come, non ci avevate detto che le aspettative di vita sono enormemente aumentate? – n.d.r. -]. Negli Stati Uniti oltre 90 pazienti su 100 sopra i 65 anni sono affetti da almeno una patologia cronica degenerativa e 75 su 100 ne hanno due. […] il più temibile [fattore di rischio] è l’infiammazione cronica indotta dalla dieta sbagliata. Un killer silenzioso. Vi concorrono vari fattori: troppi omega 6 e pochi omega 3, gli acidi grassi polinsaturi cattivi e buoni; eccesso di zuccheri; cibi raffinati, altamente processati; uso di oli vegetali, meno costosi di quello di oliva. Inoltre sono diminuiti i fattori protettivi, come i polifenoli e gli attivatori delle sirtuine. [Si tratta di] proteine che calano a partire dai 35 anni di età e dopo i 60 sono prodotte in misura minima dal corpo, il che porta a varie inefficienze nell’organismo. […] si possono assumere per bocca sotto forma di un integratore alimentare a base di melograno, mirtillo e politadina [dimenticavo: anche i melograni e i mirtilli stanno sulle scatole ai miei amici scientisti – n.d.r. -].”

“Il codice della longevità sana” del professore Camillo Ricordi edito da Mondadori

Quindi, si diano una calmata i polemisti che odiano il succo di limone (e magari pure l’aglio come disinfettante delle budella, ma che io aborrisco per via della puzza intollerabile che imprime all’alito e al sudore: rimasi scioccato, all’epoca dei figli dei fiori, frequentando una persona che ne ingollava uno spicchio al giorno come una pillola). Se il prof. Ricordi non è un millantatore, la “longevità sana” non è nelle mani dei farmaci chimici ma nello stile di vita ed in tanti piccoli rimedi naturali – già abbondantemente noti ai nostri avi contadini – che i miei amici anti-oscurantisti aborriscono (ovviamente non è una ricetta che può valere per qualunque malattia). E la notizia coincide con quanto mi viene riferito da altri amici, botanici soprattutto, che registrano un insolito interesse delle case farmaceutiche per tante piante selvatiche calabresi che noi calabresi neppure conosciamo, anzi schifiamo. Pare che sia in atto un tentativo di riconvertire parte dell’industria farmaceutica dalla chimica alle piante officinali, non tanto per far fronte al “pensiero magico” imperante di cui parlò qualche tempo fa, con supponenza, l’ineffabile prof. De Rita in una ricerca del CENSIS sull’ “Italia irrazionale” che commentai per questo giornale , quanto, piuttosto, perché s’è capito che le piante spontanee non hanno padroni e che su di esse i nostri scienziati – folgorati sulla via dello scaiamanesimo – possono assicurare alle multinazionali del farmaco quegli stessi, famosi e fumosi extra-profitti di cui tanto si parla in questi tempi bui. Cosa dovremo farci, poi, miliardi di vecchi di 150 anni, su una Terra sovraffollata, surriscaldata, inquinata, piena di conflitti, guerre e disastri, stipati in città da 40 milioni di sudditi, qualcuno (soprattutto quelli di sinistra) ce lo dovrebbe spiegare. In ogni caso non comprerò il libro del prof. Ricordi: non desidero affatto vivere sino a 150 anni. E nemmeno sino a 100 o 90. Sono troppo curioso: voglio vedere com’è l’aldilà; o dove tornerò a nascere; o, male che vada, se davvero c’è il nulla, come dice qualcuno … e, soprattutto, se anche nel “nulla” ci si debba sbattere ogni giorno per sbarcare il lunario, nonostante la crescita dell’inflazione e la genialata dell’aumento dei tassi di interesse.

*Avvocato e scrittore

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