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l’intervista del Corriere della calabria

Ruotolo: «Il Sud è dove il 14% dei calabresi rinuncia a farsi curare»

Il candidato dem: «Le Europee un banco di prova. Se si supera l’asticella, si prenda atto che il Pd sta cambiando»

Pubblicato il: 20/05/2024 – 7:18
di Fabio Benincasa
Ruotolo: «Il Sud è dove il 14% dei calabresi rinuncia a farsi curare»

COSENZA Ci incontriamo in un noto hotel nel centro di Cosenza, «ieri sera ero in Abruzzo, questa mattina a Cosenza e poi si continua». Il giornalista Sandro Ruotolo, candidato alle Europee con il Pd, è protagonista di un tour de force in giro per la Penisola perché – confessa – «queste sono le elezioni Europee più importanti della storia, da quando è nata l’Europa». Ma è anche altissimo il rischio astensionismo. «Certamente la colpa non è di coloro che non vanno a votare, ma nostra e cioè della politica, evidentemente non rappresentiamo determinate cose, pensiamo a tutta la questione economica». Perché sono così importanti queste elezioni? «Abbiamo sperimentato in questi due anni che l’Europa non ha toccato palla con la guerra in Ucraina e con quello che sta avvenendo in Medio Oriente. Noi siamo una grande potenza economica, ma siamo un nano politico. E c’è un’idea di Europa che è la nostra, quella solidale, quella politica. Io devo spingere il mondo a fare la pace. Io sono per la linea di difesa comune. La linea di difesa comune implica una cosa semplice, la riduzione dei costi. Però, attenzione, immaginare i soldatini europei che vanno a fare le guerre, quello no. Quella è un’idea della destra. L’idea mia è quella di spingere sulla diplomazia, quindi di giocare un ruolo internazionale». E il sogno di una generazione che cinquanta anni fa brindava alla pace, quando a Parigi si sancì la pace e gli americani andarono via dal Vietnam. «Ci sono troppe guerre e nei conflitti c’è un unico sconfitto: la popolazione civile. Muoiono solo i civili». Da inviato, Ruotolo ha vissuto diversi conflitti. «Li ho visti da vicino, ho visto l’Afghanistan, ho visto la Serbia, ho visto la Libia, ho visto il Medio Oriente, perdono solo i civili e non vince nessuno. Abbiamo bisogno di una Europa che si batta per la pace».

Il Pd, l’effetto Schlein e le anime fragili

Parliamo del Pd. «Bisogna votare Pd, abbiamo bisogno di essere il perno credibile dell’alternativa alla Meloni, perché è vero, queste sono elezioni Europee, ma abbiamo un avversario da battere che è la Premier in Italia e sono gli amici della Meloni in Europa, abbiamo bisogno di essere un punto di riferimento forte in Italia e soprattutto in Europa», dice Ruotolo. L’effetto Schlein è finito? «Io penso che avremo una bella affermazione e usciremo più forti di prima. Abbiamo vinto le primarie, il processo di cambiamento è più lungo, non si fa da un giorno all’altro. Sicuramente però l’affermazione in questa competizione elettorale per noi è un banco di prova. Se l’asticella è superata, a quel punto si deve prendere atto che sta cambiando il Partito Democratico». Restano tante le anime fragili nell’universo democrat. «Noi siamo per un partito plurale ma c’è una maggioranza quindi dobbiamo pensare a costruire il nuovo».

Il Ponte sullo Stretto e l’autonomia differenziata

In una intervista rilasciata sulle nostre reti, il senatore del Carroccio Roberto Marti dice che «la Lega si candida a rappresentare il Sud a Bruxelles», qualche anno fa sarebbe stato un paradosso. Oggi? «Il Sud oggi è quello dove il 14% dei calabresi rinuncia a farsi curare, rinuncia alle cure mediche. È il Sud del binario unico, dove non ci sono le strade, è il Sud dove mancano le infrastrutture, ma anche quelle immateriali. Pensi soltanto alla digitalizzazione, alla transizione ecologica, o a quello che abbiamo passato con la scuola a distanza durante la pandemia: al nord la connessione c’era, al sud no». Sta dicendo che viste le tante e troppe emergenze è inutile pensare al Ponte sullo Stretto? «Esatto. Un ponte che mai ci sarà, è un’opera vecchia. Il ministro era Lunardi, quello che diceva che con la mafia bisognava convivere». L’autonomia differenziata la convince? «Per uscire dalla crisi l’Italia ha bisogno di un Mezzogiorno competitivo e l’autonomia differenziata uccide il Sud perché divide le regioni ricche dalle povere. Questa è la verità».

Legge bavaglio e il «mondo parallelo»

L’attenzione alle elezioni Europee ha allontanato temporaneamente i riflettori dalla riforma della giustizia e dalla possibile approvazione delle “legge bavaglio“. Come e quanto inciderà sul lavoro di cronisti? «Stiamo ripercorrendo la strada di Viktor Orbán. Io sono stato vittima dell’editto bulgaro, ma l’editto ungherese è molto più pesante». Ha avuto la possibilità di lavorare a stretto contatto con le realtà più difficili del nostro Paese, i territori diventati presidi della camorra in Campania e quelli “militarizzati” dalla ‘ndrangheta in Calabria. Le operazioni di polizia non mancano, l’azione della magistratura antimafia è costante, ma è difficile produrre i necessari anticorpi in grado di contrastare il virus della mala. «Fino a quando esisterà quel mondo parallelo. E’ il mondo delle professioni, quello – come dire – dell’economia legale. Quella che fa gli affari, il mondo della massoneria», sostiene Ruotolo. Che aggiunge: «Oggi ho visto per la prima volta il Palazzo del Grande Oriente. Io non l’avevo mai visto, però sapevo che Cosenza era una delle città più massoniche sia della Calabria che d’Italia». Prima ha parlato di economia “legale”, ma esiste un mercato drogato dai business illeciti della criminalità organizzata. «E’ impressionante. Il 2% del Pil è fatto di attività illecite della criminalità organizzata e poi c’è l’altro 2% che è quello dell’investimento nell’economia legale e ancora, quel 10% della corruzione». Questo cosa significa? «Quando interviene la magistratura abbiamo già perso, il problema della politica è prima non dopo, è accorgersi della selezione delle classi dirigenti», continua Ruotolo. E’ il momento di lasciarlo ai suoi impegni, ma prima la chiosa. «La politica deve tornare ad occuparsi dei problemi della gente, e non è la gente che si deve preoccupare della carriera del politico. A me piace questa fase, quella delle competizioni elettorali perché è il momento in cui incontri i cittadini, incontri gli elettori e questo momento dovrebbe durare 365 giorni l’anno».
(f.benincasa@corrierecal.it)

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