LAMEZIA TERME Hanno il volto tirato, segnato dalla fatica e dalla vana (finora) speranza di poter ritornare ad occuparsi del lavoro che hanno svolto per anni. Portando a casa quella paga che gli consentiva di garantire un futuro, seppur precario, alle loro famiglie.
Sono 8 lavoratori Uoa della Sacal, addetti cioè alla rampa, ma senza lavoro e senza spiegazioni dalla fine del 2019. Poi la pandemia da Covid-19, il crollo vertiginoso fino allo stop del traffico aereo anche allo scalo internazionale di Lamezia Terme, e la promessa non mantenuta di poter riottenere il loro posto di lavoro, almeno per questa stagione estiva.
Questa mattina, per accendere i riflettori sulla loro situazione e far sentire la loro voce affinché arrivi fino al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e al nuovo amministratore unico di Sacal, Marco Franchini, hanno organizzato un sit-in proprio davanti ai cancelli della società che gestisce gli aeroporti calabresi. «Chiediamo – spiega al Corriere della Calabria Francesco Maione – che il presidente Occhiuto ci ascolti, che ci ascolti il management di questa azienda. È impensabile tenerci a casa in un periodo estivo in cui i voli si sono moltiplicati esponenzialmente».
Nel 2019 erano impiegati poco più di 50 lavoratori addetti alla rampa, ora sono poco meno della metà e una parte di loro si ritrova, attualmente, in malattia o affetti da Covid e quindi a casa. Ma nonostante ciò, gli 8 lavoratori non sono stati chiamati in servizio. «Eppure – spiegano – siamo gli unici ad aver vinto un bando pubblico nel 2018».
Dopo l’attesa, la risposta comunicata dalla forze dell’ordine: almeno per oggi nessun incontro con i vertici e dirigenti Sacal, ma tutto è stato rimandato ai prossimi giorni. «La nostra battaglia però non si ferma qui» (redazione@corrierecal.it)
x
x