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‘ndrangheta

La nascita del locale di Piscopio sponsorizzata dall’ex militante di Prima Linea

Nella sentenza “Rimpiazzo” il racconto dei pentiti sul ruolo di Franco D’Onofrio. Moscato: «Ha tirato tutti gli altri per fare questo locale di ‘ndrangheta». L’amicizia con Giuseppe Galati e l’appo…

Pubblicato il: 12/07/2022 – 19:07
di Alessia Truzzolillo
La nascita del locale di Piscopio sponsorizzata dall’ex militante di Prima Linea

VIBO VALENTIA L’origine della cosca dei Piscopisani risale «in epoca antecedente e prossima al 2009». Lo racconta il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato che dei Piscopisani è stato il braccio armato. Nel 2009 viene arrestato Rosario Fiorillo che desiderava essere battezzato nel carcere di Vibo Valentia perché «voleva diventare malandrino». A calmare i bollenti spiriti di Fiorillo è Rosario Battaglia che lo placca: «Statti zitto, non ti far fare da nessuno che qua mo organizziamo e ce lo facciamo noi».
«Così è stato», racconta Moscato. E le sue parole sono state oggi cristallizzate nelle sentenza del processo “Rimpiazzo”, istruito dalla Dda di Catanzaro, che lo scorso 11 aprile ha portato alla condanna di 20 presunti vertici e componenti della cosca che ha cercato di scalzare i Mancuso da Vibo Valentia. La ‘ndrina che prende il nome da uno dei quartieri di Vibo Valentia è nata «anche per l’amicizia che legava “Pino u ragioniere” (Giuseppe Galati, ndr) a Franco D’Onofrio, gli hanno fatto fare questo locale di ‘ndrangheta a Piscopio, che poi si sono uniti qua dei Commisso, degli Aquino, dei Pelle, perché si diceva che erano amici nostri», racconta Raffaele Moscato.
Dunque il gruppo criminale nasce grazie ai legami con le cosche reggine.
«A me all’epoca pure Michele Fiorillo mi diceva che Giuseppe Pelle, “Gambazza” (boss di San Luca, ndr), era un amico suo, che ci stavamo guardando un documentario a casa e dice: “Da questo qua sono andato a casa sua, questo è un amico mio”».
Ma le amicizie reggine non finiscono qui, perché a Moscato lo stesso Rosario Battaglia, alias “Sarino” confida in carcere che Luca Surace, responsabile del Vangelo di tutta la Piana di Gioia Tauro, «è un amico nostro». Surace stava nello stesso carcere, al piano di sopra.
I Piscopisani nascono, dunque, grazie alla sponsorizzazione di Franco D’Onofrio, un ex militante di “Prima linea”– organizzazione armata di estrema sinistra dalla quale si è dissociato nel 1987 – originario di Mileto ma residente a Nichelino, in Piemonte, e considerato un esponente della ‘ndrangheta al nord. Moscato racconta che «quando andavamo a Torino a Franco D’Onofrio si doveva mandare un pensiero, all’epoca pure Rosario Fiorillo, che era detenuto, lo mandava, si metteva a disposizione, comunque erano legati assai a Franco D’Onofrio e Franco D’Onofrio ha fatto diciamo da… ha tirato tutti gli altri per fare questo locale di ‘ndrangheta».

«I rapporti a Siderno ci sono sempre stati»

«I rapporti a Siderno ci sono sempre stati – racconta Moscato –. Una volta eravamo a Vibo Valentia, mo non mi ricordo, siamo partiti io, Michele Fiorillo e “Pino u ragioniere”, Galati, e siamo andati a Siderno a prendere il fumo, io ho trasportato il fumo e loro camminavano avanti con la macchina, quindi i rapporti con loro ci sono sempre stati, poi quando li hanno arrestati, che è successa la guerra, non ci sono più stati…».
I rapporti c’erano con i Pelle, con i Commisso «per il fumo» e con gli Aquino.
A mantenere i rapporti con i reggini erano, dice il collaboratore, erano «Michele Fiorillo, Rosario Fiorillo, Pino Galati, Rosario Battaglia e Nazzareno Fiorillo».

Il battesimo del locale di Piscopio

Il locale di Piscopio ha avuto un vero e proprio battesimo alla presenza dei vertici del sodalizio: Rosario Battaglia, Giuseppe Galati, Nazzareno Fiorillo e Michele Fiorillo, e dei referenti dei Commisso, degli Aquino, dei Catalano, dei D’Onofrio e dei Pelle.
A proposito, il collaboratore Andrea Mantella ha dichiarato che «il nuovo sodalizio dei Piscopisani venne sponsorizzato a San Luca affinché venisse riconosciuto da “mamma ndrangheta” da Franco D’Onofrio e da Peppe Commisso u Mastru. I vertici originari non hanno però aderito al nuovo clan poiché erano legati da rapporti amicali e di interesse coi Mancuso di Limbadi». Secondo Mantella «trattava, comunque, di un sodalizio che non era ben visto da alcuno ed era predestinato a morire sul nascere».
Sulla stessa scia le dichiarazioni di un altro collaboratore, Bartolomeo Arena della cosca dei Pardea Ranisi. Arena ribadisce che «l’esigenza di far riconoscere il nuovo locale di Piscopio a Polsi, avvenne grazie all’intercessione di Franco D’Onofrio che consentì la presentazione del locale a Peppe Commisso “il Mastru” e Domenico Oppedisano ed altri soggetti all’epoca molto influenti a Polsi e che avevano il potere di armare l’apertura del nuovo locale. All’epoca i vertici della consorteria erano Giuseppe Galati detto “Pino il Ragioniere”, Nazzareno Fiorillo detto “U Tartara” che erano rispettivamente il capo società e capo locale, Rosario Fiorillo “Pulcino”, Michele Fiorillo “Zarrillo”, Rosario Battaglia, vertici del sodalizio che operava in Piscopio, Longobardi, Vibo Marina e Porto Salvo poiché loro erano alleati coi loro cugini Tripodi Mantino».
Anche i servizi di pedinamento delle forze dell’ordine intercettano Giuseppe Galati, a novembre 2009, nella lavanderia di Giuseppe Commisso a Siderno e poco dopo a Bovalino, nell’abitazione di Pelle Giuseppe “Gambazza”.
Un altro servizio di osservazione e pedinamento ha rivelato un incontro a Siderno, sotto il porticato del Centro Commerciale “I Portici”, tra il boss di Rosarno Domenico Oppedisano, Giuseppe Commisso, Rocco Bruno Tassone, boss di Nardodipace, Rosario Battaglia, Michele Fiorillo, Nazzareno Fiorillo e Salvatore Giuseppe Galati. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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