L’uscita precipitosa e ancorché prevedibile dalla scena politica del governo Draghi ha provocato, sin da ora, una reazione a catena i cui esiti finali non si conoscono. C’è un problema generale che riguarda la riduzione dei parlamentari che verosimilmente cancellerà la presenza di forze politiche che per un paio d’anni hanno provato l’ebrezza delle vette, ma, di contro, c’è anche un problema territoriale che attiene al governo regionale. Su quest’ultimo, è sufficiente che un gruppo di cosiddetti big si trasferisca a Roma nelle stanze ovattate del Parlamento perché gli equilibri regionali possano essere seriamente modificati, con una previsione, forse, al ribasso. Perché ciò avvenga è bastevole che almeno tre inquilini di Palazzo Campanella facciano il trasloco; in questo caso il castello dovrebbe essere riconfigurato. Un indizio s’è già colto allorché il presidente pro-tempore dell’assemblea regionale ha dichiarato che le nomine del sottobosco governativo, che spetterebbero a lui medesimo, vengano fatte dopo le elezioni politiche. A Natale se va bene. In spagnolo aspettare si dice “esperar”, perché in fondo aspettare è anche sperare.
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