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Lavoro e diritti. «Precarietà e sfruttamento nel settore della grande distribuzione commerciale»

Su L’altro Corriere Tv il racconto delle «dinamiche penalizzanti» che coinvolgono i dipendenti. Intervista al sindacalista Giuseppe Valentino

Pubblicato il: 23/09/2022 – 17:55
Lavoro e diritti. «Precarietà e sfruttamento nel settore della grande distribuzione commerciale»

LAMEZIA TERME Il lavoro nell’ambito della grande distribuzione commerciale e le «dinamiche fortemente penalizzanti» che coinvolgono i dipendenti che passano la maggior parte della loro giornata “tra gli scaffali”. È questo il tema affrontato nell’ultima puntata di “In primo piano”, l’approfondimento condotto da Tiziana Bagnato andato in onda ieri sera su “L’altro Corriere Tv” (canale 75). Ospite in studio il segretario generale della Filcams Cgil Calabria Giuseppe Valentino.

«Un settore fragile, dove c’è molto sfruttamento»

Precarietà, fragilità, sfruttamento. Sono diversi tasselli che compongono il puzzle di un settore che, pur facendo parte della nostra quotidianità, è conosciuto poco al proprio interno. «L’acquisto – afferma Valentino – fa parte della quotidianità, tant’è che noi ci trasformiamo da cittadini a consumatori». «È un settore molto precario quello della distribuzione commerciale», spiega, «un settore fragile, dove c’è molto sfruttamento», che «vede molti part-time involontari» e dove, quindi «si conciliano male i tempi di vita e di lavoro, un settore nel quale si chiede molto alle lavoratrici e ai lavoratori». «La Calabria fa come al solito qualche eccezione, probabilmente in negativo rispetto a come le dinamiche nazionali e multinazionali si gestiscono dentro questo grande settore». «È un settore – aggiunge Valentino – inarrestabile». Quello della distribuzione alimentare è stato anche uno dei pochi settori a non fermarsi nelle fasi più difficili della pandemia da Covid-19. I supermercati restano aperti anche la domenica e nei giorni festivi. «L’idea che questo settore possa anche fermarsi per un attimo, – spiega il sindacalista – nella dimensione nella quale ci troviamo in questo momento, è sempre complicato, è sempre difficile, nel senso che la distribuzione commerciale non si può e non si deve fermare, e dentro quel non fermarsi ci sono le vite delle persone che ci lavorano dentro».

Diritti negati tra trasferimenti e vessazioni

«Riscontriamo ancora dei livelli di sfruttamento». Valentino parla di sfruttamento ma anche di vere e proprie ritorsioni che avvengono sostanzialmente dopo che i lavoratori si rivolgono a un sindacato per tutelare i propri diritti. «Abbiamo iniziato a sollevare alcune questioni, – spiega – abbiamo aperto una vertenza importante contro l’Eurospin. Ci siamo accorti che tu ti iscrivi al sindacato inizi ad avere delle contestazioni disciplinari che prima non avevi, ti iniziano a contestare il fatto che non hai fatto bene il tuo lavoro, succede molto spesso dopo l’iscrizione al sindacato». «E poi ci sono le situazioni più gravi, ad esempio i trasferimenti per un lavoratore che ha una busta paga di 600, 700, 800 euro al mese perché è un part-time, significa mettere nelle condizioni queste persone di cambiargli totalmente la vita in peggio». «Su queste cose noi stiamo continuando delle battaglie e lo stiamo facendo tramite i tribunali. Lo facciamo anche con vertenze nazionali. In questa azienda, in maniera particolare ci sarà a breve uno sciopero nazionale unitario». «Ai lavoratori – spiega Valentino – si chiede ormai di fare qualsiasi mansione al ribasso o comunque di avere delle mansioni che non vengono neanche riconosciute, perché l’altro tema che abbiamo è che spesso questi lavoratori sono sotto qualificati, mal qualificati, perché non gli vengono riconosciuti i livelli del contratto nazionale e in questo caso stiamo iniziando delle battaglie, anche con scioperi nazionali. La cosa difficile e complicata in questo modello sociale, ultra spinto e veloce è anche far capire alle lavoratrici e ai lavoratori che bisogna avere tanta resistenza quando si inizia una battaglia». «In Calabria se perdi un posto di lavoro anche di 500 euro stai alla fame e per paura spesso ci si adatta a un certo sistema, a un certo modello. Noi stiamo provando a scalfire questo tipo di cultura. Stiamo provando a dire ai lavoratori e alle lavoratrici: proviamo ad alzare insieme la testa. Il sindacato c’è, vi sta vicino, ma voi dovete anche avere fiducia e il tempo ci ripagherà». «Siamo in una condizione per cui un lavoratore, per avere un diritto riconosciuto da un tribunale, normalmente passano troppi anni, e questa cosa indebolisce assolutamente la giustizia sociale e la fiducia delle persone nelle istituzioni».

I contratti pirata

«In molte catene di distribuzione commerciale, sia grandi che piccole, succede che si applicano contratti minoritari. Le imprese banalmente pensano: “Ma io risparmio, perché dovrei pagare di più quando c’è un contratto che mi permette di pagare di meno?”. In realtà è un falso risparmio, – spiega il sindacalista – nel senso che non aderire alla contrattazione nazionale che permette, anche attraverso sistemi di enti bilaterali, di provare a dare delle risposte anche a questioni che attengono al mondo del lavoro e delle imprese, la formazione, altri servizi che possono essere attivati, non è un vero risparmio, è un po’ un risparmio finto». «Succede che i lavoratori che fanno lo stesso lavoro in supermercati vicini guadagnino in misura differente, non si prevede la quattordicesima e questo erode il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori». «Però quando c’è la crisi, quando c’è stata la pandemia, quando ci sono, come in questo momento, problemi seri, a usufruire e a fruire degli aiuti dei vari decreti che ci sono stati, piuttosto che delle misure di cassa integrazione, di integrazione salariale, poi sono tutte le aziende nel sistema in maniera indistinta, al di là del contratto che applichi». Secondo Valentino «c’è tutta una catena di questioni che però in questa nazione ancora sono legittime, perché non esiste una legge sulla rappresentanza che dica qual è il contratto legittimato ad essere punto di riferimento delle aziende». Una questione che è «irrisolta da quando la Repubblica è nata, cioè dall’articolo 39 della Costituzione». «Noi lo chiediamo con forza, la Cgil continua a chiedere: vogliamo la legge sulla rappresentanza perché per noi la democrazia è fondamentale dentro il mondo del lavoro, aiuta a crescere anche il livello delle imprese, perché i lavoratori che partecipano sono più consapevoli. A nostro avviso, però, siamo ancora in uno schema per cui anche l’iscrizione al sindacato è un problema».

Il caro energia e le conseguenze sui dipendenti

A complicare ancora di più una situazione già difficile c’è poi l’emergenza determinata dal caro energia, un problema che colpisce gli imprenditori ma che si ripercuote inevitabilmente sui lavoratori dipendenti. «Siamo stati travolti da un mix di situazioni: pandemia, guerra, rincari, che non fanno bene a nessuno, non fanno bene alle imprese, non fanno bene ai lavoratori e alle lavoratrici», afferma Valentino, che aggiunge: «Il tema è che queste cose si superano, a mio avviso, mettendo insieme e costruendo alleanze nel rispetto dei ruoli e delle reciprocità che ognuno di noi rappresenta». «E il tema vero è che manca anche in questa terra, da questo punto di vista, una cultura delle istituzioni. E quando dico cultura delle istituzioni significa riconoscerci anche tra rappresentanze. Non si ha la capacità – spiega il sindacalista – di costruire relazioni tali da portare la politica a fare delle scelte. Si preferisce andare col cappello in mano dalla politica oppure a braccetto, e pensare che quello in quel modo ha risolto il problema. Purtroppo la situazione è esplosiva ed è diffusa e quindi non bastano più quei piccoli ristori per risolvere un problema del genere».

Le richieste

Quello della grande distribuzione, afferma il segretario generale della Filcams Cgil Calabria, è «un settore che non avrebbe bisogno di essere impoverito, ma avrebbe bisogno di alcuni aggiustamenti». «Una di quelle cose che chiediamo unitariamente spesso è la chiusura delle attività commerciali. L’abbiamo chiesto – aggiunge – anche il Ferragosto di quest’anno. Poi si tratta davvero di aprire i punti vendita e di trovarsi anche dei fatturati bassi in quei giorni perché la gente vuole andare a divertirsi e non passa il tempo al centro commerciale o al supermercato. È un modello sbagliato ed è un modello che richiede anche responsabilità da parte della politica, nel senso che in questa regione abbiamo chiesto a più presidenti di fare delle ordinanze di chiusura nei festivi, che in questo momento sono anche utili a risparmiare energia e sono utili anche a far vivere meglio la società. Se riduciamo l’orario di lavoro a parità di salario, – conclude Valentino – crediamo che le persone possano stare meglio. Se i dipendenti non hanno i soldi per riempire il carrello della spesa, il sistema va in crisi. Ora ascolto molte aziende preoccupate. Dico loro: non applicate contratti pirata, pagateli il giusto e troviamo una soluzione anche per pagarli in maniera dignitosa».

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