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“Zero tituli” all’uninominale: così il centrosinistra in vent’anni ha perso la vocazione maggioritaria

Complice il “Porcellum” (che li aveva eliminati) lo schieramento progressista non vince un collegio dal 2001. Nelle ultime due tornate 19 (pesanti) sconfitte su 19

Pubblicato il: 28/09/2022 – 13:52
di Pablo Petrasso
“Zero tituli” all’uninominale: così il centrosinistra in vent’anni ha perso la vocazione maggioritaria

CATANZARO Sono passati due decenni dall’ultima volta in cui il centrosinistra ha vinto un collegio uninominale in Calabria. È un’iperbole: buona parte della responsabilità è del Porcellum, (pessima) legge elettorale che ha soppresso i collegi uninominali tra il 2005 e il 2018. Il centrosinistra è riuscito a fare l’en plein di sconfitte subito dopo, quando il Rosatellum ha ripristinato, per un terzo dei parlamentari, l’elezione diretta. Da quel momento in poi – le due tornate del 2018 e del 2022 – il Pd, che di quel centrosinistra ha raccolto il testimone, ha collezionato soltanto sconfitte “maggioritarie”, aggrappandosi al proporzionale per piazzare qualche parlamentare (Bruno Bossio, Viscomi e Stumpo nel 2018, ancora Bruno Bossio – data per eletta prima del riconteggio che le ha tolto il seggio – e Stumpo con l’aggiunta di Irto nella tornata dello scorso 25 settembre). Tanto per intenderci, quando l’area progressista vinceva gli ultimi collegi il Pd neppure esisteva (c’erano i Ds), Giancarlo Pittelli era un parlamentare lontano quasi quattro lustri dai suoi guai giudiziari, alle elezioni correvano Democrazia Europea (con un discreto successo in Calabria) e la lista Di Pietro
Mario Oliverio stravinceva il collegio di Rossano. Dorina Bianchi – ai tempi esponente della Casa delle Libertà – riusciva a battere di poche decine di voti Rocco Antonio Gaetani nel collegio di Crotone. Tonino Gentile superava di quasi 10mila voti Achille Occhetto dando vita a una trama politica trasferita nel volume cult di Paolo Palma “Doppio gioco all’ombra dell’Ulivo”. E il centrosinistra eleggeva nei collegi da “dentro o fuori” Domenico Pappaterra, Agazio Loiero, Gigi Meduri, Mario Oliverio e Domenico Bova (Camera) assieme a Cesare Marini e Nicodemo Filippelli (Senato). Nomi capaci – lo dicono i fatti – di catalizzare il consenso.
Ere geologiche fa: c’è stato un tempo in cui il fronte riformista che poi si sarebbe trasformato nel Partito democratico aveva ancora una vocazione maggioritaria e la metteva in pratica. Nelle ultime due competizioni l’uninominale è tornato, i risultati favorevoli ai dem no: hanno perso 19 collegi su 19 (sette nell’ultima tornata, dodici in quella passata). Non vale, ai fini dell’analisi, l’osservazione che l’ondata dei Cinquestelle nel 2018 abbia travolto tutti i partiti tradizionali. Argomento insufficiente a giustificare il tonfo del Pd, visto che il centrodestra, seppure ridimensionato nelle percentuali al proporzionale, quattro anni fa riuscì a portare a casa due collegi: Gioia Tauro con Francesco Cannizzaro e Vibo Valentia con Wanda Ferro. Con una circostanza aggravante: in tutti gli uninominali i candidati del centrosinistra sono arrivati terzi, mai realmente in gioco per la vittoria finale. Miglior risultato quello di Bruno Censore, 25% nel collegio vinto da Ferro, che giocava peraltro fuoricasa. “Zero tituli” anche domenica scorsa, con la quota del 20% superata soltanto nel collegio senatoriale Calabria sud da Domenico Battaglia – arrivato secondo a distanza siderale da Cannizzaro – e da Giusy Iemma a Catanzaro, ma alla Camera. Un disastro sistemico, che prescinde dai segretari e anche dai buoni segnali arrivati a livello locale con le vittorie di coalizione nelle Comunali di Cosenza e Catanzaro.
Le strategie a livello nazionale si ripercuotono sulla dirigenza locale (che a volte li subisce), i posti si blindano a Roma, ma il famigerato territorio non può contare – lo dicono i risultati – su donne e uomini capaci di bucare lo schermo. O la scheda. Le correnti e i pacchetti di tessere aiutano a trovare qualche buona collocazione romana. Ma per vincere bisogna prendere i voti. Esercizio molto diverso. (p.petrasso@corrierecal.it)

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