COSENZA Un’altra giornata di studio, un altro evento dedicato dalla Camera penale di Cosenza alla “Riforma Cartabia“. Relatori d’eccezione, il Professore Giorgio Spangher e l’avvocato Cesare Badolato.
«La logica del 25% di deflazione rischia di trasformare un processo in un inquisitorio soave», sostiene al Corriere della Calabria il professore Giorgio Spagnher, ordinario di diritto processuale penale. «Vi è una sorta di induzione nei confronti dell’avvocato, per la criminalità medio bassa e non per quella organizzata, di accettare la definizione anticipata del processo sulla base degli atti del pubblico ministero. Induce gli avvocati e soprattutto i clienti ad aderire alle ipotesi “inquisitorie” dei pubblici ministeri», insiste Spagnher. Che commenta: «Dovendo deflazionare del 25%, gli strumenti del processo devono essere finalizzati a che ci sia l’adesione al modello di definizione anticipata che di solito però sono sentenze di condanna, ancorché condanne miti».
«Non prevedo imminenti stravolgimenti della Riforma Cartabia», sostiene Spangher. «Credo che in sede di conversione di decreto legge verranno introdotte delle norme transitorie, cioè si perfezionerà il passaggio da un modello all’altro mentre i meccanismi potranno essere corretti successivamente, ma ci vorrà tempo». Il decreto legge sarà convertito entro la fine dell’anno, ma «la legislazione ordinaria ha bisogno di seguire i passaggi parlamentari: dell’approvazione, delle mediazioni politiche, quindi i tempi saranno più lunghi». Spangher chiosa: «Può darsi che qualcosa venga modificata, ma molto dipenderà dalle iniziative dell’Avvocatura». «La magistratura punterà all’interpretazione della giurisprudenza per modificare le norme, mentre l’avvocatura necessita di modifiche legislative».
«C’è una svalorizzazione evidente del sistema delle impugnazioni penali con una visione soltanto cartolare che ha un raggio d’azione evidentemente diverso rispetto al dibattimento di primo grado», sostiene al Corriere della Calabria l’avvocato Cesare Badolato. «Alla limitazione del sistema delle impugnazioni – aggiunge – non è conseguito, a mio avviso, un rinforzo delle garanzie all’interno del dibattimento di primo grado». Per Badolato, l’approccio del legislatore è quasi angloamericano. «Quasi come venisse suggerito all’imputato “accontentati nel momento in cui viene formulata una imputazione di poco conto e il processo si chiude qui”», ma «così il sistema non regge, non rispecchia quanto previsto dal nostro ordinamento». Poi la chiosa: «Se vogliamo ancora dare un significato alla obbligatorietà dell’azione penale, per forza di cose urge un accertamento serio della responsabilità penale».
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