Continua la polemica sulla crisi dei Consorzi di bonifica in Calabria. Crisi di un modello che rischia di crollare e travolgere un settore centrale per l’agricoltura. Dopo le osservazioni di Confagricoltura Calabria è il turno della Cia-Agricoltori esprimersi chiedendo un intervento della Regione per rimettere ordine in un settore che viene considerato «asservito ai voleri affaristico-clientelari di un lobby».
Tanto tuonò che piovve. E già, Cia-Agricoltori Italiani, a più riprese negli ultimi anni, ha sollecitato un serio intervento riformatore dei consorzi di bonifica calabresi, asserviti ai voleri affaristico-clientelari della lobby gialla, in barba a tutte le regole della trasparenza, della sostenibilità economico-finanziaria e della democrazia partecipata.
La Cia Calabria ritiene che i Consorzi di Bonifica rivestano una funzione importante sul territorio, per il suo sviluppo, per la sua salvaguardia, per i servizi alle imprese e ai cittadini.
Ma, prescindendo dalla loro necessità, il sistema dei Consorzi in Calabria deve essere rivisto partendo dalla loro riperimetrazione: come si può pensare che in Calabria ci siano cinque consorzi in più della Toscana, tre in più dell’Emila Romagna, otto in più della Puglia, dieci in più della Sicilia, giusto per citare alcuni dei casi più eclatanti, e ritenere tutto questo ancora ammissibile per rendere grazie al potere di una nota lobby confederale.
La riperimetrazione è un essenziale punto di partenza, ma sarà anche necessario scoperchiare il pentolone dei bilanci consortili, indagando la veridicità e certezza di poste di bilancio fondamentali quali i crediti e i debiti, ripristinando l’equilibrio economico-finanziario, compromesso da tempo.
L’operazione verità sui conti dei consorzi non può essere rimandata oltremodo, è un atto di giustizia e di sana assunzione di responsabilità da parte di chi ha il potere-dovere di controllo: è venuto il tempo di agire in tempi rapidi, prima che sia troppo tardi, adottando tutte le misure che la Regione può e deve adottare.
Oggi il bubbone consortile scoppia per gli stipendi arretrati dei dipendenti, a cui esprimiamo solidarietà incondizionata, ma le istituzioni si occupino e si preoccupino anche degli agricoltori consorziati, per legge e non per adesione volontaria, costretti a subire l’imposizione consortile senza il sinallagma del servizio reso e costretti a subire danni ingenti per il malgoverno del territorio. Non si capisce come negli anni la Regione Calabria non sia intervenuta a tutela del mondo agricolo, soprassedendo anche rispetto a delibere consortili che hanno finanziato manifestazioni pubbliche della lobby gialla: un preoccupante atto di strafottenza, un messaggio chiaro di onnipotenza garantita che ci ha lasciato basiti.
La Cia chiede il ripristino della legalità perduta, della partecipazione democratica, negata dalla lobby consortile, che si è inventata l’autentica della delega al voto da parte dei funzionari del consorzio, in netto contrasto a quanto previsto nel DPR 947/62, esercitando un eccesso di potere che ha manifestamente compromesso e falsificato tutto l’iter elettorale tanto nel 2014 che nel 2019. E che dire del giochino dell’elastico della terza fascia, quella in cui si vincono le elezioni, e degli sgravi ad personam sui tributi consortili.
Ebbene si, tutto questo appartiene al mondo reale dei nostri Consorzi calabresi, non sono illazioni o pure fantasie: è in questo contesto dittatoriale che la Cia non ha inteso partecipare alle elezioni nel 2014 e 2019.
Così come appartiene al mondo reale la lotta intestina che si sta consumando all’interno della lobby consortile: vi hanno creato, vi hanno dato l’impronta del potere, ve ne siete abbeverati e oggi del domani non v’è certezza, fatevene una colpa e una ragione.
Cara Regione Calabria, il lasseiz-faire a cui sono stati abituati i signori della lobby, si interrompa in tempi brevi e sia dia giustizia agli imprenditori agricoli calabresi, ai cittadini, al bellissimo territorio calabrese, alle famiglie dei dipendenti, alle maestranze presenti, spesso impegnati in lavori di privati. Si faccia presto: è già tardi.
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