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Imponimento, le pressioni degli Anello per rifornire i villaggi. «I nostri amici non possono restare fuori»

I tentativi di imporre le aziende “vicine” alla Valtur. «Gli dico: là non devi venire e basta!». E sui pentiti: «Stiamo attenti o i canterini se la cantano»

Pubblicato il: 02/12/2022 – 6:57
di Giorgio Curcio
Imponimento, le pressioni degli Anello per rifornire i villaggi. «I nostri amici non possono restare fuori»

LAMEZIA TERME «La Valtur preferiva affidare ad un’unica azienda nazionale le forniture di prodotti alimentari piuttosto che rivolgersi a dei fornitori locali e quindi della zona». A spiegarlo in aula bunker è il maresciallo del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della GdF di Catanzaro Antonio Micale, nel corso dell’udienza del processo “Imponimento” contro la cosca Anello-Fruci di Filadelfia. Questo uno degli argomenti sviscerati attraverso le domande del pm Gallo, non un tema di poco conto perché, come è noto, tra gli interessi del gruppo criminale guidato dal boss, Rocco Anello, c’erano proprio i villaggi turistici tra Curinga e Pizzo da controllare sotto ogni punto di vista. Compreso il rifornimento dei generi alimentari. L’interesse della cosca Anello, infatti, era quella di affidare determinate forniture di prodotti alimentari, ortofrutticoli, latticini e salumi a imprese legate o comunque vicine alla cosca.  

Favorire le ditte “amiche”

Ad occuparsene in modo particolare era, secondo la tesi accusatoria, Tommaso Anello. Era lui a sollecitare Antonio Facciolo e i fratelli Stillitani proprio per il fatto che Valtur «si fosse rivolta per le forniture di prodotti alimentali alla società Marr per risolvere la vicenda perché l’organizzazione invece era interessata a che queste forniture venissero affidate alla ditta individuale Maria Anania, che è sorella di Antonio Anania, in cui lavora anche il cognato, il marito di Maria Anania, Giacomo Michienzi, nonché per le forniture di prodotti quali latticini e salumi a vantaggio della ditta individuale, invece, di cui è titolare il figlio di Tommaso ovvero Rocco Anello (cl. ’91)». Antonio Anania è uno dei guardiani assunti all’interno della struttura turistica proprio per volere dell’organizzazione criminale ed è anche spesso autista e faccendiere di Tommaso Anello.

Favorire Cugliari e il cognato di Anania

In una conversazione ambientale intercettata e richiamata in aula, risalente al 10 maggio del 2017, Antonio Facciolo ancora prima di discutere con Tommaso Anello, si trova a discutere con il direttore del villaggio turistico, Vincenzo Procopio. «In quella occasione – spiega Micale – Procopio spiega a Facciolo che la Valtur gli aveva dato carta bianca per la fornitura del pane all’interno del villaggio e gli chiede ancora se gradisse che a rifornire il pane all’interno del villaggio fosse sempre lo stesso, il solito fornitore, cioè quello dell’anno precedente». E il riferimento è al “Panificio del Ranch” di Giuseppe Cugliari che dal 2016 aveva fatturato cessioni di prodotti alla Kairon (il gestore precedente ndr) per un imponibile di circa 500mila euro. «Procopio spiega ancora a Facciolo – continua Micale – che la Valtur aveva chiuso con la Marr la fornitura di prodotti ortofrutticoli» preannunciando quindi «che ci sarebbero stati dei grossi problemi». Più tardi Facciolo discute con Emanuele Stillitani prima che avvenga l’incontro con Tommaso Anello perché le forniture al villaggio e il diktat della Valtur che mirava a centralizzarle creano una certa apprensione. «Facciolo rappresentava a Stillitani – spiega in aula Micale – di conoscere già il motivo per cui Tommaso Anello stava per recarsi all’interno del villaggio e in particolare evidenziava che l’interesse di Anello era favorire Giacomo Michienzi». Ma lo stesso Stillitani da subito escludeva che Valtur «potesse acconsentire affinché ci fosse più di un fornitore, cioè oltre alla Marr ci fosse anche un fornitore locale» assicurandolo che l’organizzazione «avrebbe ricevuto comunque una mano ma non una garanzia in merito a ciò».

Obiettivo: convincere Valtur

All’arrivo di Tommaso Anello la vicenda legata alla fornitura del villaggio diventa centrale. «Anello – spiega Micale in aula – si lamenta con Facciolo soprattutto del fatto che la questione, che a loro era cara, era già stata rappresentata sia a lui, a Facciolo che ai fratelli Stillitani tant’è che affermava proprio testualmente: “lui lo sapeva già, lo sapevate pure voi, ve l’ho detto”. Poi si preoccupava del fatto che i fornitori locali sarebbero rimasti fuori e commentava: “ma qua non è possibile, non è che possono morire dalla fame le persone da qua noi perché deve venire la Marr”». «Così Anello fa pressioni su Facciolo e Stillitani affinché si adoperassero in modo tale da convincere Valtur ad affidare le forniture a dei fornitori locali e – spiega Micale – nello stesso tempo alludeva alla possibilità di far venir meno degli accordi sia con Facciolo che con Stillitani». Il riferimento è alla “protezione” che ricevevano proprio dalla cosca Anello. Al punto che Tommaso dice a Facciolo: «lui deve risolvere queste cose, se no me ne lavo le mani e quello che cazzo succede, succede (…) finora siamo stati tranquilli, non è successo niente, vogliamo stare sempre tranquilli? Vedi di risolvere il problema».  

L’aggressione nei confronti di Argirò

«Tommaso Anello – spiega ancora il maresciallo della GdF – passava al caso concreto e faceva l’esempio dell’intervento che aveva fatto poco prima nei confronti di Vincenzino Fruci nei confronti di Ernesto Argirò». L’episodio è avvenuto nella stessa giornata: Ernesto Argirò, prima dell’incontro, prima dell’arrivo di Anello Tommaso al villaggio, si era recato in una stazione di rifornimento per prendere un caffè e lì aveva incontrato Vincenzino Fruci, «il quale – spiega Micale – lo aveva percosso perché poi apprenderà successivamente che Fruci qualche anno prima l’aveva fatto convocare in quanto aveva necessità di fare assumere una persona all’interno del villaggio turistico, il Garden Resort, e Argirò non si era mai presentato». «Facciolo – spiega ancora il maresciallo in aula bunker – asseriva che c’era stata un’inerzia iniziale da parte dei fratelli Stillitani ma che comunque loro garantivano il loro appoggio. Poi, sempre nelle stesse conversazioni con Tommaso Anello, Facciolo affermava che loro, gli Stillitani, non volevano apparire formalmente e per questo avevano chiesto l’appoggio delle imprese dello stesso Facciolo. Testualmente affermava: “se non gli davamo l’appoggio nostro, della nostra società.. lui ha paura”». E il riferimento è, in questo caso, a Francescantonio Stillitani perché, spiega Micale, «nella stessa conversazione con Tommaso Anello, Facciolo si riferisce all’avvocato e quindi è inteso Francescantonio Stillitani, così come appare in tutta una serie di conversazioni telefoniche, sempre tra Facciolo e i personaggi coinvolti nella vicenda».

imponimento Comito

Il tentativo di contattare la Marr

Tommaso Anello – secondo il racconto in aula di Micale – ha chiesto poi a Facciolo di reperirgli il numero telefonico di un referente della Marr che aveva sede nella provincia di Cosenza. «I due concordavano che Facciolo si sarebbe interessato per fargli avere il nominativo di un referente. La richiesta derivava dal fatto che Tommaso Anello, almeno inizialmente, non voleva intraprendere e assumere una posizione troppo drastica proprio per evitare di minacciare direttamente il fornitore dei prodotti alimentari. “Se hai il nominativo, mi sbrigo l’imbasciata prima, non lo faccio venire per niente. Gli dico: là non devi venire e basta”». «Tommaso Anello – racconta ancora Micale – proponeva di interloquire con un responsabile della Marr attraverso Facciolo e il direttore del villaggio, Procopio, affinché si prospettasse al direttore del villaggio quali potevano essere i vantaggi di avere un fornitore più vicino e sempre disponibile rispetto ad un fornitore più distante».

«Questi canterini se la cantano!»

Nel corso della conversazione i due svelano qual era il motivo per cui si voleva evitare un approccio troppo arrogante nei confronti del fornitore Marr e, invece, e perché stessero tentando di trovare, invece, un accostamento più morbido. E fanno riferimento al fatto che nessuno dei due voleva rimanere coinvolto nelle dichiarazioni che eventualmente i pentiti avrebbero potuto fare sul loro conto. «Questi canterini che ci sono in giro – dice Facciolo – se la cantano». «Eh, che sappiamo, hai capito?» risponde Anello. E Facciolo ancora: «No, che mi servi fuori a me, non scherzare». Il riferimento di Anello e Facciolo è evidentemente a Francesco Michienzi. «Era lui – spiega Micale – che riferiva sugli Stillitani e su Facciolo tant’è che poi, sempre nella stessa conversazione, Facciolo fa proprio un riferimento a un pentito, che parla già da tempo di loro e che diceva addirittura che i dipendenti venivano mandati a Facciolo dallo stesso Tommaso Anello, i dipendenti da assumere all’interno della struttura turistica. Quindi, diciamo, il riferimento è a Francesco Michienzi». (g.curcio@corrierecal.it)

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