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l’udienza

Processo Bergamini, Mario Pranno: «Garofalo si è inventato tutto»

L’ex boss: in quegli anni i calciatori rossoblù (ma non Denis) erano esposti a usura per grosse somme. «So di partite “aggiustate”»

Pubblicato il: 13/12/2022 – 13:20
di Francesco Veltri
Processo Bergamini, Mario Pranno: «Garofalo si è inventato tutto»

COSENZA Udienza meno lunga del solito oggi al tribunale di Cosenza per il processo sulla morte dell’ex calciatore del Cosenza calcio Donato Bergamini, avvenuta a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989. Unico teste ad essere ascoltato è stato Mario Pranno, ex esponente della criminalità organizzata cosentina, il cui nome è stato tirato in ballo durante un’udienza del processo nell’ottobre scorso dal collaboratore di giustizia Franco Garofalo. Una testimonianza che ha scatenato l’ira dello stesso Pranno che si è subito precipitato a smentire le dichiarazioni di Garofalo inviando una lettera a un quotidiano locale. Assenti in aula l’unica imputata Isabella Internò, ex fidanzata di Bergamini, e gli avvocati di parte civile Fabio Anselmo e Alessandra Pisa (sostituiti da Silvia Garofalo) e della difesa Rossana Cribari, il cui posto è stato preso dall’avvocato Pasquale Marzocchi. Presente il procuratore capo di Castrovillari Alessandro D’Alessio. In apertura, su richiesta del pm Luca Primicerio, dopo una rapida consultazione, il collegio giudicante presieduto da Paola Lucente, ha acquisito gli atti relativi ai processi “Missing” e “Garden” in cui è stata evidenziata l’inattendibilità delle dichiarazioni rilasciate da Mario Pranno. Quest’ultimo, incalzato dalle domande della presidente Paola Lucente, ha ripercorso brevemente i suoi trascorsi criminali, ricordando di essere stato collaboratore di giustizia dal 1996 al 1998. Dopodiché, ha ricordato il teste, «mi è stato revocato il programma perché mi sono allontanato dalla località protetta».

«Si è sempre parlato di suicidio, nessuna accusa a Paese»

Pranno ha dichiarato di conoscere bene Franco Garofalo: «facevamo parte del gruppo Pranno-Perna-Vitelli e tra di noi c’era un normale rapporto di amicizia anche se lui, come Paese, era vicino al gruppo Vitelli. In quegli anni c’era la guerra in atto contro il gruppo Sena-Pino». Sulle dichiarazioni di Garofalo secondo le quali Pranno avrebbe voluto buttare fango su Antonio Paese dopo la sua fuoriuscita dal gruppo Pranno-Perna-Vitelli (non ben vista dagli altri esponenti dell’attività criminale) insinuando un suo coinvolgimento nella vicenda Bergamini, l’uomo ha affermato di non aver mai accusato Paese e di non saperne nulla per il semplice fatto che fin dall’inizio «si è sempre parlato di suicidio e non di omicidio, quindi escludo anche che qualcuno abbia indagato su quella morte. Per me tutto quello che ha dichiarato Garofalo su Bergamini – ha detto Pranno – è inventato. Io e Paese non abbiamo mai litigato. Garofalo non dice la verità. Per esempio la suocera e il cognato li ha uccisi lui e a quel tempo ci ha anche spiegato perché voleva farlo».

«Partite “aggiustate” e calciatori del Cosenza esposti a usura con grosse somme di denaro»


Sulle partite combinate del Cosenza calcio, Pranno ha ammesso di aver sentito parlare più volte di calciatori esposti ad usura con grosse somme di denaro, specificando, però, di non riferirsi a Bergamini. «Delle partite aggiustate – ha rivelato – si occupava Pino, mentre la società, che era sotto estorsione, rispondeva a noi, in special modo a Garofalo. C’era un parente di Antonio Paese – ha affermato ancora Pranno – che frequentava l’ambiente del Cosenza calcio. Quest’uomo era Santino Fiorentino». Pranno, su richiesta dell’avvocato della difesa Angelo Pugliese, ha ripercorso anche l’episodio degli omicidi, da lui effettuati, dei fratelli Bartolomeo. In chiusura, l’avvocato di parte civile Silvia Garofalo, mostrandogli l’articolo del quotidiano locale con la deposizione di Garofalo, ha chiesto a Pranno come mai abbia deciso di scrivere una lettera a un quotidiano locale. «Perché sono state dette delle falsità su di me», ha ribadito l’uomo. L’altro testimone di giornata Roberto Loria, ex magazziniere del Cosenza calcio, pur essendosi presentato in aula, non è stato ascoltato. Entrambe le parti hanno dato il consenso ad acquisire le sue precedenti dichiarazioni rilasciate alla procura di Castrovillari.

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