Che Roberto Occhiuto avesse una marcia in più rispetto a tutti era cosa ben risaputa. E il tutti, è meglio ribadirlo, è riferito soprattutto al centrodestra. Gli ultimi 20 anni di politica regionale sono stati un disastro e hanno mangiato, come una sorte di perversa nemesi, tutti i presidenti uscenti. Avere quantificato il debito sanitario, prodotto dalle due coalizioni, è stato un primo, grande successo. E non c’è dubbio che la sanità rivesta un ruolo significativo nella politica calabrese. Ora, però, Occhiuto avrà un quadriennio per entrare nella storia come primo presidente rieletto. Il minimo per uno che proviene dal ruolo di capogruppo parlamentare e che oggi avrebbe fatto il ministro nel governo Meloni. La sfida che lo attende è ambiziosa e dura ma appassionante. Innanzitutto, sganciarsi da burocrati e mercanti del tempio che hanno affollato le stanze di Asp, enti di sottogoverno sia con il centrodestra che con il centrosinistra. Occhiuto ha le carte in regola per farlo perché, tanto per fare un esempio, nell’ultimo governo di destra alla Regione ( senza considerare la breve parentesi Santelli Spirli) cioè quello di Scopelliti, era assolutamente fuori dai giochi di potere. I tragici errori di quegli anni non gli appartengono. Il grande consenso di cui gode il Governatore va salvaguardato, perché i voti non sono beni mobili che sì depositano e poi si ritirano. Il consenso è effimero e variabile e, in questo caso, può crescere o diminuire seguendo le regole di gestione. Personaggi da quarta fila che si ripropongono per fare i boiardi vanno semplicemente espulsi. Hanno già fatto parecchi danni. Il monito va rivolto anche al centrodestra che, in consiglio regionale, deve ricordarsi un po’ della sua identità. In questi giorni dedicati alla morte di Benedetto XVI riecheggiano le sue parole su relativismo etico e nichilismo. Riciclare, come una sorta di Psdi della prima Repubblica, personaggi improbi non serve. Anzi, fa perdere voti. Ritornando al governatore il futuro gli appartiene. Basta avere lo stesso coraggio e non piegarsi agli Iago di turno. È in gioco la vittoria del 2026.
* Giornalista
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