COSENZA Estorsioni, danneggiamenti, intimidazioni e reati contro la persona ed il patrimonio commessi a Cosenza e nei comuni dell’hinterland. Una lunga serie di episodi contestati agli imputati del processo “Overture” in corso dinanzi al Tribunale di Cosenza, in composizione collegiale. Chiamato a testimoniare nel corso dell’ultima udienza, un agente di Pg ha riferito del lavoro svolto in fase di indagine e delle intercettazioni finite nell’inchiesta scattata all’alba del 25 gennaio 2020 proprio grazie all’operazione condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza e coordinata dal Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Nel lungo elenco del registro delle intercettazioni autorizzate dalla Procura, finiscono alcune captazioni che riguardano anche Alberto Novello, oggi collaboratore di giustizia. Il capitolo riguarda lo spaccio di droga, ma non solo. Tutte circostanze che hanno portato alla costruzione del “Sistema Cosenza” poi finito anche nel mirino degli investigatori che hanno portato a termine l’operazione “Reset“. Una sorta di zona franca in cui possono operare solo i gruppi criminali riconosciuti. Pace e affari per tutti e danari che ingrossano le tasche della malavita grazie alle estorsioni e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Di come operi il “Sistema” hanno parlato soprattutto i pentiti di nuova generazione come Luca Pellicori, Francesco Noblea, Celestino Abbruzzese, Giuseppe Zaffonte e Luciano Impieri. Sono loro a riferire, come nel caso dello spaccio delle sostanze stupefacenti, come tutto dovesse passare da Alfonsino Falbo. Ma oltre a quest’ultimo, secondo gli investigatori a rifornire la città di sostanza stupefacente, sarebbe stato anche Sergio Raimondo. È da lui che invece si sarebbe rifornito Riccardo Gaglianese, indicato dal collaboratore Alberto Novello come «persona autonoma» capace di «provvedere da solo al rifornimento di cocaina costituendo un canale di vendita alternativo rispetto a quello di Falbo». Il pm Cubellotti chiede al teste di dare sostanza alle intercettazioni elencate. «Novello era al servizio di Gaglianese, poneva in essere l’attività di spaccio e custodiva armi e droga», poi rinvenute. In buona sostanza, Gaglianese avrebbe dato disposizioni e Novello avrebbe eseguito gli ordini. Era un esecutore di «‘mbasciate», precisa il teste. L’attività principale riguardava il «recupero di involucri di droga precedentemente occultati e da riportare in casa». Secondo quanto riferito dal testimone, sarebbero stati frequenti i contatti diretti tra Alfonsino Falbo e Riccardo Gaglianese. Quest’ultimo finisce agli arresti domiciliari, dopo aver lasciato il carcere, e informa subito Falbo «per rendersi disponibile». Le altre telefonate intercettate riguardano – invece – la vendita di una Fiat Stilo a Gaglianese per circa 500 euro. Gaglianese pare attento ai danari. Secondo quanto riferito dal teste, infatti, in una circostanza «si sarebbe lamentato con Sergio Raimondo di una richiesta di soldi ricevuta da Falbo e che lo stesso Gaglianese non riteneva giusta dare. Si trattava di un debito di migliaia di euro». (f.b.)
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