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l’udienza

Processo Robin Hood, Salerno si difende: «Calvetta arrogante e minaccioso. Il dipartimento dieci era paralizzato»

L’ex assessore regionale al Lavoro descrive l’incontro al vivaio Santacroce col dg: «Fu lui a cercarmi. Arrivò con Spasari e Ferrante»

Pubblicato il: 11/03/2023 – 11:58
di Alessia Truzzolillo
Processo Robin Hood, Salerno si difende: «Calvetta arrogante e minaccioso. Il dipartimento dieci era paralizzato»

CATANZARO «Mi trovo qui imputato e non so nemmeno come». Dal giorno del suo arresto nel corso dell’operazione Robin Hood, a febbraio 2017, Nazzareno Salerno, ex assessore regionale al Lavoro parla pubblicamente. Lo fa nel corso dell’esame che rende, durante il processo, al proprio avvocato Vincenzo Gennaro.
Il processo tratta della presunta distrazione di fondi destinati al “Credito sociale”, ovvero alle famiglie più bisognose, e usati per scopi personali.
Salerno è accusato di più ipotesi di abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata liberà degli incanti, corruzione, estorsione aggravata.
Secondo quest’ultimo reato – del quale deve rispondere in concorso con Gianfranco Ferrante e Vincenzo Spasari (entrambi imputati anche nel maxi processo Rinascita Scott) – Nazzareno Salerno avrebbe incontrato il dirigente del dipartimento Lavoro Bruno Calvetta, parte civile nel processo e grande accusatore nell’inchiesta, per intimorirlo e costringerlo ad affidare la responsabilità del progetto Credito Sociale a un suo uomo, Vincenzo Caserta. Secondo l’accusa, infatti, Salerno avrebbe costretto Calvetta a sottrarre la responsabilità del progetto Credito Sociale a un dirigente a lui sgradito, Cosimo Cuomo, per affidarlo a Vincenzo Caserta che sarebbe stato, invece, gradito all’assessore. Per fare ciò, il 16 maggio 2014, avrebbe incontrato Calvetta in un vivaio. L’estorsione si sarebbe manifestata, secondo l’accusa – rappresentata in aula dal pm Graziella Viscomi –, «mediante minaccia evocata con la stessa presenza di soggetti totalmente estranei a contesti di pubblica amministrazione, contigui alla criminalità organizzata locale (Spasari alla famiglia Mancuso, Ferrante e lo stesso Salerno sia ad essa che a Damiano Vallelunga ed ai suoi familiari e sodali)».
Ma le cose nel vivaio Santacroce, racconta Nazzareno Salerno nell’aula bunker di Catanzaro, sarebbero andate del tutto diversamente.

«Forti ritardi nei progetti»

Salerno spiega che i rapporti tra lui e Bruno Calvetta erano diventati pessimi a causa di forti ritardi non solo sul progetto Credito Sociale ma su parecchie altre iniziative.
Inizialmente Salerno, racconta, cerca di avere un dialogo con Calvetta «anche perché spesso Scopelliti mi chiedeva a che punto fossero i progetti». Salerno parla di un’attività di gestione del dipartimento «che era paralizzata».
L’ex assessore dice che vi erano «decine di progetti fermi» e, a un certo punto, ha deciso di mettere nero su bianco le contestazioni che muoveva a Bruno Calvetta e «le ho portate in giunta regionale».
Salerno racconta di avere smesso di rispondere ai numeri di Calvetta fino a quando non riceve una telefonata da un’altra utenza telefonica. Il dg del dipartimento insiste per avere un incontro con Salerno il giorno dopo.
Il luogo prescelto, che si trova a metà strada con gli impegni di Salerno, è il vivaio Santacroce. Salerno accetta e vi si reca.

L’incontro al vivaio Santacroce

Ma non è lui ad arrivare con Spasari e Ferrante. Sarebbe Calvetta ad arrivare con Spasari, che guidava l’auto con accanto il dg e dietro Ferrante.
«Io non conoscevo Spasari – dice Salerno – mi è stato presentato da Calvetta come dipendente di Equitalia». Ferrante, che appena arrivato si è allontanato dalla conversazione, Salerno lo conosceva in quanto proprietario del Cin Cin bar di Vibo.
Nazzareno Salerno racconta che «Calvetta aveva un atteggiamento arrogante arrogante arrogante».
Il dg parla delle contestazioni che Salerno gli aveva mosso. I toni si accendono. Ad un certo punto è lo stesso Spasari che, rivolgendosi a Calvetta, dice: «Avvocato, però l’assessore non ha torto».
Salerno afferma che Calvetta avesse un «fare minaccioso».
Nel corso dell’esame di Salerno vengono sottoposte delle foto all’ex assessore. Salerno si riconosce con la sigaretta in mano, in un «gesto difensivo» accanto a Calvetta «con la mano alzata». 

I rapporti con Cooperfin

Nazzareno Salerno afferma di non avere mai spinto affinché il progetto Credito Sociale venisse esternalizzato, di non avere esercitato nessuna pressione su Calvetta e tantomeno su Caserta. Non lesina bordate anche a chi ha condotto le indagini e parla di «rappresentazione distorta dei fatti».
Dice di avere conosciuto Cooperfin e il signor Marano in qualità di Nazzareno Salerno e non di assessore regionale. I rapporti con Cooperfin sarebbero sorti nel 2015, quando non ricopriva più la carica ma era un imprenditore di una ditta di costruzioni che rischiava di non poter concludere dei lavori per problemi di liquidità. Prima si era rivolto anche a vari istituti di credito. Dice di non avere mai avuto rapporti con alcuno dei Mancuso e che la ditta di famiglia ha ricevuto richieste di tipo estorsivo da parte di uno dei Vallelunga. Parla per oltre due ore, Nazzareno Salerno.
Dopo sei anni il processo sta per concludersi. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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