COSENZA «È stato molto doloroso per me ripercorrere quei giorni in cui non è stata scritta la verità. Devo dire che, oltre al dolore per la perdita mio fratello c’è un altro dolore grande ed è questo che ha portato me e la mia famiglia all’ergastolo, per quel magistrato che non ha voluto scrivere la verità». È appena terminata la prima parte della testimonianza di Donata Bergamini in aula nel processo per la morte di suo fratello Denis, ex calciatore del Cosenza (ne riferiremo in un servizio a parte). La commozione e la sofferenza sono palpabili. Davanti ai microfoni dei cronisti, Donata Bergamini non le nasconde. Così come non nasconde il disappunto verso chi non avrebbe «scritto la verità» anni fa, quando – è l’opinione della famiglia – si sarebbe potuto dare un volto e un nome ai presunti aguzzini dell’atleta che ha perso la vita a Roseto Capo Spulico. Accanto a Donata l’avvocato Fabio Anselmo, per il quale «durante l’udienza è apparsa tutta l’umanità di una donna che ha lottato per 34 anni contro la giustizia che non voleva fare il suo corso». (redazione@corrierecal.it)
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