LAMEZIA TERME Tracce importanti sulla sua caratura criminale e sulla rete di fiancheggiatori che lo supportava sono state trovate dai carabinieri del Ros nel covo genovese del boss di Sant’Onofrio Pasquale Bonavota, 49 anni. Tra queste vi sono documenti appartenenti ad altre persone, il timbro dell’ufficio Anagrafe del Comune di Sant’Onofrio, e anche copie fotostatiche di documenti di identità. Tra queste ultime spicca la copia fotostatica del documento di Domenico Ceravolo, un soggetto che, tra le altre cose, è stato chiamato a deporre dalla difesa dell’imputato del processo Rinascita Scott Giovanni Giamborino, uno degli uomini considerati più vicini e fedeli al capo mafia Luigi Mancuso, detto “il supremo”. Alla luce di quanto emerso con la cattura di Bonavota, anche lui imputato nel maxi processo, questa mattina il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, ha formalizzato nuove richieste. La Distrettuale ha chiesto di sentire in aula gli ufficiali che hanno indagato per rintracciare Pasquale Bonavota che si era reso uccel di bosco per quattro anni. Altra richiesta avanzata è quella di acquisire gli atti dell’esecuzione della perquisizione a carico di Bonavota. Questi atti rivelano, tra le altre cose, che il boss aveva conquistato la dote ‘ndranghetista della Corona, una dote molto alta. Non è un caso, infatti, che il 49enne fosse l’uomo più ricercato dopo Matteo Messina Denaro.
È stata, inoltre, chiesta la trascrizione di 10 progressivi di intercettazione di un altro procedimento, che riguarda Bonavota, acquisito in Rinascita.
Per quanto riguarda le eccezioni sollevate nel corso della scorsa udienza dall’avvocato Alessandro Diddi, il pm ha replicato affermando che è stato creato, a garanzia delle difese, un articolato indice degli atti depositati al processo, tenendo conto delle deposizioni assunte di volta in volta durante le udienze. Le difese hanno la possibilità di trovare gli atti seguendo il criterio della deposizione, del capo di imputazione e, in alcuni casi, anche della data di udienza. A differenza di quanto sostiene la difesa si è cercato di consentire il migliore controllo possibile degli atti utili alle difese a garanzia di trasparenza. È stato, inoltre, dato avviso di deposito di un nuovo verbale del collaboratore Pasquale Megna, datate 29 aprile. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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