COSENZA Eugenio Logatto, coinvolto nell’inchiesta “Affari di Famiglia” coordinata dalla Dda di Catanzaro è risultato «molto attivo nello spaccio di stupefacenti». L’indagato – secondo l’accusa – «fornisce stabilmente dal capo dell’organizzazione e rivende il narcotico a vari soggetti acquirenti», spesso usando come punto di spaccio l’abitazione. Per chi indaga, Logatto non può considerarsi un soggetto fedele del gruppo criminale dotato di autonomia ma uno stretto collaboratore di Salvatore Caruso (indagato) a cui consegna rilevanti somme di denaro verosimilmente provento di una florida attività di spaccio.
Quella che gli investigatori definiscono «la stabile dedizione di Logatto allo spaccio per conto del sodalizio», emergerebbe da una conversazione durante la quale l’indagato parla
apertamente e con disinvoltura di debiti e crediti commentando l’andamento dello
smercio di «erba» e «bianca» e di diversi acquirenti interni ed esterni al gruppo. Dalle parole pronunciate da Logatto, paiono molte le richieste di marijuana, alle quali spesso è difficile rispondere a causa dell’assenza di sostanza stupefacente. Logatto però ammette di aver ceduto della cocaina a due «fratelli». «Ha detto di lasciargli dieci grammi e glieli ho lasciati! Ieri sera è venuto un altro ragazzo per dieci grammi e gli ho dovuto dire no perché non ne avevo!». A Logatto sono contestate una serie di cessioni di cocaina,
la sostanza principalmente trafficata dal gruppo a cui «l’indagato appartiene».
In una conversazione, intercettata, l’indagato parla con «un noto assuntore di stupefacenti già risultato acquirente del gruppo Calabria-Tundis». Grazie alle captazioni, infatti, chi indaga avrebbe ricostruito una serie di incontri avvenuti con l’assuntore impegnato a consegnare «somme di denaro a Logatto». La conferma della dazione di danaro arriva per bocca della compagna di Logatto: «vedi che ha portato le altre 25 euro». L’assuntore però si mostrerà in futuro reticente a ripagare i debiti di droga costringendo Logatto ad uno sfogo poco contenuto. In un colloquio intercettato, l’indagato palesa il proprio disappunto. «Ah non li hai mo! E cazzo vieni a fare allora a casa da me? Un’ora ti do di tempo e muoviti! Altro che lunedì…se no vengo a casa tua e ti ammazzo!». (f.b.)
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