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la requisitoria

Razionale e Bonavota, l’incontro a Roma e le preoccupazioni su Mantella

Il dialogo tra i boss di San Gregorio e Sant’Onofrio. «Era un pecoraio, io un imprenditore». L’accusa: «Tutti uniti per screditare il collaboratore»

Pubblicato il: 26/05/2023 – 11:22
di Alessia Truzzolillo
Razionale e Bonavota, l’incontro a Roma e le preoccupazioni su Mantella

LAMEZIA TERME Il 22 gennaio 2017 i carabinieri del Ros, guidati dal colonnello D’Angelantonio, intercettano nel gazebo di un hotel di Roma Saverio Razionale e Pasquale Bonavota, riconosciuto dall’accusa come elemento apicale della ‘ndrina di Sant’Onofrio, latitante per quasi quattro anni, tratto in arresto il 27 aprile scorso. A quell’incontro sono presenti anche Antonino Delfino, Giuseppe Scriva e un altro soggetto chiamato Antonio.
Il pm Annamaria Frustaci parte dalle dichiarazioni di Mantella circa i viaggi che i Bonavota facevano verso Roma, viaggi ai quali lo stesso Mantella ha partecipato. «In tutta franchezza – dice il magistrato nel corso della sua requisitoria -, e al di là del dichiarato di Andrea Mantella, noi abbiamo un dato intercettivo che è insuperabile».
Pasquale Bonavota si rivolge a Saverio Razionale, boss di San Gregorio D’Ippona trapiantato a Roma, chiamandolo «zio Saverio», «compare Saverio», dandogli del voi. Razionale, a sua volta, si rivolge a Bonavota chiamandolo «Pasquale mio». «Una conoscenza datata», secondo il magistrato. Così come datata era la conoscenza con Giuseppe Scriva, già testimone di giustizia, che Bonavota chiama confidenzialmente “Pepè”. L’unico che Bonavota dimostra di non conoscere è Antonino Delfino.

La preoccupazione di Bonavota per un posto di blocco

In quell’occasione, Bonavota esterna la sua preoccupazione per un posto di blocco vicino al suo albergo «che avrebbe dovuto e potuto documentare la sua presenza sul luogo», dice il pm.
«Ma se era un incontro tra quattro amici al bar – insiste il sostituto della Dda di Catanzaro – perché il timore che il posto di blocco nel pressi dell’albergo avrebbe potuto documentare la sua presenza in quel luogo? Vero è che siamo nel pieno periodo in cui Saverio Razionale era un sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, quindi non avrebbe potuto tenere quell’incontro».
Ad ogni modo, Scriva si prodiga a dare a Bonavota tutte le indicazioni per evitare le forze dell’ordine.

Un “problema” chiamato Mantella

Qualche mese prima di quell’incontro, Andrea Mantella, elemento di spicco della criminalità organizzata di Vibo Valentia, aveva terminato il trascorso dei 180 giorni della collaborazione con la giustizia. Sulle sue dichiarazioni le ‘ndrine sono bene attente e informate.
Saverio Razionale e Pasquale Bonavota affrontano l’argomento Mantella.
«Il problema però sapete qual è, compare Saverio…», dice Bonavota.
E Razionale: «Ha visto che ha detto? Ha detto che è venuto là da te al bar Luna. Le ho lette (le dichiarazioni, ndr) perché avevo la pennetta… che lo hai ospitato a casa difronte. Hai sentito che ha detto di me? Dice che poi con me ci siamo visti e siamo andati in giro per Roma. E dice che io sono furbo, che non gli ho raccontato niente dei cavoli miei. Che cosa gli dovevo raccontare io a questo cornuto di m***a? Io l’ho conosciuto, e non lo nego, in carcere a Paola».
«L’impegno centrale di tutti – dice il magistrato – era quello di sminuire il dichiarato e di avviare fin da subito un vistoso inquinamento probatorio, mettendosi tutti d’accordo».
Bonavota ammette di conoscere Mantella ma, afferma, «non l’ho frequentato perché non era del ceto mio. Pecoraio era lui. Chi cavolo era. Io facevo già l’imprenditore».
Bonavota afferma che le falsità riferite da Mantella avrebbero comunque fatto contestare l’associazione.
E Razionale: «Ma i cavoli suoi e dei suoi fratelli quando glieli dice questo? Secondo me non glieli dice».
«Evidentemente Saverio Razionale lo conosceva benissimo Andrea Mantella. Ora tutti a non conoscerlo», il giudizio del pm è tranchant, «Andrea Mantella ha confessato almeno otto omicidi. Quindi è partito dai cavoli suoi e poi è arrivato ai cavoli degli altri. Ma mi sembra che nessuno ancora se ne sia reso conto di questo dato, del fatto che abbiamo difronte un collaboratore di giustizia che si è accusato di una molteplicità di fatti gravissimi, di delitti gravissimi. E poi ha parlato dei delitti degli altri, e ha parlato anche dei suoi fratelli. E lo abbiamo visto quando Pittelli diceva che Mantella accusava anche il fratello e che avrebbe spaccati tutti con le sue dichiarazioni».

Il rituale di Razionale

Ad un certo punto dell’incontro Razionale e Bonavota lasciano gli altri al gazebo e si allontanano. Un «rituale», lo definisce il sostituto Frustaci, proprio di Razionale «quando deve parlare con qualcuno in modo più riservato». Una soluzione adottata «per rendere non intercettabile il colloquio laddove ci fosse qualche “cosa” all’interno del gazebo».
Al loro rientro Pasquale Bonavota continua a manifestare la sua acredine nei confronti di Mantella. Interviene anche Antonino Delfino: «Però gli hanno dato l’attendibilità, estrema attendibilità».
«Lui – continua Delfino – ha messo sul calderone di tutto di più».
Sappiamo che Mantella ha reso pesanti dichiarazioni nei confronti di Pasquale Bonavota in merito a specifici delitti. Ci sono stati dei processi dai quali Bonavota è stato assolto. «In quei procedimenti – specifica il pm – l’esito definitivo assolutorio non ha visto la trasmissione degli atti di Mantella per il reato di calunnia. Dovremo leggere le motivazioni. Evidentemente c’è una problematica che va chiarita sul riscontro esterno individualizzante». Nel presente c’è un processo che sta arrivando alle sue battute finali e all’interno del quale Pasquale Bonavota deve rispondere di associazione mafiosa quale capo Società della cosca di Sant’Onofrio. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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