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La riflessione

La disfatta e la rinascita: la “ricetta” di Drosi per il Pd

“La disfatta e la Rinascita” è l’ultimo lavoro di Michele Drosi, che ama definirsi: «socialista, riformista e garantista». Chi conosce Michele Drosi finisce con lo stimare sia l’uomo che il politi…

Pubblicato il: 05/06/2023 – 9:39
di Franco Scrima*
La disfatta e la rinascita: la “ricetta” di Drosi per il Pd

“La disfatta e la Rinascita” è l’ultimo lavoro di Michele Drosi, che ama definirsi: «socialista, riformista e garantista». Chi conosce Michele Drosi finisce con lo stimare sia l’uomo che il politico. Che poi sono “le due facce della stessa persona”, che si coniugano tanto da suscitare apprezzamento, affetto e amicizia, difficilmente riscontrabili durante il viaggio umano.
Drosi, pur essendo un socialista convinto, da riformista qual è ha riscontrato all’interno del Pd una dialettica e un “politicismo” che, a suo dire, guardano solo all’occupazione di spazi interni al potere. Ciò che si può aspettare Drosi è soprattutto la critica che, benché costruttiva, sempre critica è! Ed ecco che usa il suo vocabolario per affermare che «il Partito Democratico è una forza politica che, senza ideologia e senza classi di riferimento, dimostra un unico tratto identitario: le primarie viste come strumento di plebiscitarismo che incorona il capo per praticare una vocazione maggioritaria dal significato fumoso». Allo stesso modo di come fu proposta da Veltroni e sostenuta in una prospettiva di liberalismo radicale, il cui nemico è paradossalmente il conflitto sociale, relegato negli scantinati della storia.
«Tutto questo – secondo Michele Drosi – determina che la sinistra politica sembra schiantarsi con la prospettiva di una nuova divisione in blocchi militari ed economici (quello occidentale e quello Euroasiatico) che il dramma dell’invasione russa dell’Ucraina sta generando, mentre il sogno europeista rischia di dissolversi definitivamente tra populismi autoritari e il ritorno a politiche economiche monetariste della Bce, con l’autoreferenzialità ella Germania che decide aiuti di Stato per la questione energetica al di fuori del necessario consenso dell’Unione Europea».
«Tutto ciò – afferma Drosi – mentre si registra nel nostro Paese l’assenza di una vera forza di Sinistra in grado di affrontare le drammatiche contraddizioni sociali del nostro tempo, contestando il mantra del postmoderno, che assegna alle logiche del mercato il primato».
Una premessa che consente a Drosi di aggiungere che «nella Sinistra europea e internazionale non mancano i fermenti: i socialisti spagnoli di Pedro Sanchez e quelli portoghesi di Antonio Costa al governo dei rispettivi paesi dai contenuti dai forti connotati sociali; le socialdemocrazie scandinave, il socialismo americano determinante per la vittoria di Biden».
«Un ventaglio di posizioni – secondo Drosi – che pone al centro dell’agenda politica i diritti sociali, il lavoro, lo sviluppo eco-sostenibile e il contrasto all’egemonia della finanza globale».
«Insomma – aggiunge Drosi – c’è bisogno per la sinistra che diventi socialista e riformista per poter praticare le politiche di redistribuzione non solo della ricchezza, ma anche del potere tra i ceti sociali com’è avvenuto nel passato con le socialdemocrazie europee che hanno ripreso la loro funzione storica di rappresentare i ceti più deboli della società contemporanea».
«Il problema – sottolinea – non è soltanto chi deve governare il partito, ma cosa dev’essere quel partito. Troppa ambiguità, troppi errori, lo rendono irriconoscibile e, in molte aree del Paese, infrequentabile e inservibile. E dire che anche al suo interno ci sono energie da impegnare in un cambiamento profondo. Lavorare per definire una nuova idea di socialismo – conclude Michele Drosi – significa combattere le diseguaglianze ridando valore al lavoro e alla cosa pubblica, alla qualità dell’economia e della vita».
*giornalista

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