COSENZA Cosenza, Cleto e Marcellinara. Com’è ormai noto, saranno queste le città calabresi che si contenderanno il titolo di “Capitale italiana della Cultura” 2026 insieme ad altre 23 realtà della Penisola che hanno presentato la propria candidatura prima della scadenza del termine del 4 luglio scorso. Per proseguire la corsa verso la designazione, le aspiranti Capitali dovranno perfezionare la loro candidatura inviando entro il prossimo 27 settembre prossimo un dossier che sarà sottoposto successivamente alla valutazione di una commissione composta da sette esperti indipendenti di chiara fama nel settore della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica. La proclamazione avverrà il 29 marzo 2024. Alla città vincitrice andrà un milione di euro. Noi abbiamo intervistato i tre sindaci delle tre realtà calabresi che puntano a questo grande traguardo.
Partiamo dalla città più grande, Cosenza. Il sindaco Franz Caruso al Corriere della Calabria ha spiegato le ragioni di questa candidatura: «L’idea della candidatura di Cosenza – afferma – nasce dall’esame del bando che è stato pubblicato che ci ha portato a pensare che la nostra città abbia le caratteristiche per competere a concorrere a questo ambito riconoscimento. Per la sua storia ma soprattutto per i monumenti che noi abbiamo e alle attività che abbiamo posto in essere che come Cis “Centro storico” ci pongono come città guida di questo progetto, ci consente di avere i requisiti e i numeri per poter dire la nostra fino alla fine. Da adesso in poi penseremo a presentare il progetto competitivo, sicuramente metteremo insieme questo risultato della realizzazione del Cis “Centro storico£ e di Agenda Urbana su Cosenza che dovrà servire a rilanciare l’idea del centro storico, dei monumenti e della storia della città. Cosenza ha una delle più antiche, se non la più antica Accademia d’Europa, Cosenza è la città di Telesio e del Castello Svevo, per non parlare del Duomo, del teatro Rendano, la Biblioteca civica, insomma abbiamo una serie di punti culturali che secondo noi possono essere messi in rete insieme alle altre bellezze ambientali e alla tradizione della città».
Da Cosenza al punto più stretto d’Italia, l’istmo di Catanzaro. Stiamo parlando di Marcellinara, paese di poco più di duemila abitanti che si erge in cima al promontorio e da cui si ammirano due mari, il Tirreno e lo Jonio. La nostra – afferma al Corriere della Calabria il sindaco Vittorio Scerbo – è innanzitutto una sfida, è necessario ripartire dal basso e cioè invertire la tendenza. Marcellinara è il punto più stretto d’Italia, da noi è passata la cultura, è passata la storia e quindi abbiamo pensato di coagulare delle idee proprio con questo principio. Anche perché non bisogna mai porre dei limiti, bisogna sempre cercare di guardare in alto. La nostra regione ha bisogno anche di iniziative che mostrano il lato bello e buono che c’è da un punto di vista culturale, storico, artistico e paesaggistico. Il nostro è un progetto che nasce da tempo, abbiamo avviato una serie di iniziative che ci hanno permesso di recuperare e valorizzare i momenti storici salienti che hanno attraversato il nostro territorio. Il messaggio che vogliamo proporre riguarda un nuovo modo di approcciarsi agli aspetti culturali. Abbiamo la possibilità di poter ragionare ad esempio sul campanile di Marcellinara, partendo da questo potremo sviluppare una serie di iniziative perché dal senso di appartenenza si costruisce la comunità. Puntiamo anche all’innovazione, abbiamo creato infatti un percorso di rievocazione e stiamo ragionando su una dimensione virtuale che ci consenta di poter ritornare indietro nel tempo e quindi vedere quello che era il nostro territorio al tempo della Magna Grecia e, più in generale, di altri incroci di culture che si sono verificati qui da noi. E poi abbiamo anche il tema del Mito da Re Italo a Ulisse e Nausicaa e lì c’è un senso di comunità che si lega anche molto all’enogastronomia».
Ancora più piccola Marcellinara ma ugualmente ricca di storia e cultura è Cleto, altra candidata calabrese a Capitale della Cultura. Armando Bossio, primo cittadino di Cleto, ci ha spiegato le ragioni di questa iniziativa. «Stiamo perseguendo un obiettivo da quando siamo in carica – ha sottolineato – che è quello della valorizzazione dei nostri borghi. Siamo un piccolo comune della provincia di Cosenza che si affaccia sul mar Tirreno. A pochi minuti dal mare abbiamo due castelli pubblici, gli unici in Calabria, uno di origine Angioina e l’altro Bizantino-Normanno, e due borghi che vogliamo valorizzare al massimo con una serie di politiche che riteniamo efficaci e che stiamo adottando insieme alla comunità, alle associazioni e agli operatori culturali. Anche la candidatura per questo straordinario evento è un segnale che va in questa direzione. Ritengo difficile che Cleto possa vincere, ma vogliamo crederci anche per dare un senso alla nostra attività amministrativa. Cleto merita di essere presa in considerazione, ha tutte le carte in regola per poter rappresentare la Calabria. Noi pensiamo di poter rappresentare la nostra storia e le nostre tradizioni associandole alla tecnologia. Abbiamo creato infatti un borgo digitale in cui riusciamo a raccontare ogni angolo della nostra storia in lingue differenti, un’iniziativa che apre a un flusso turistico importante. Inoltre stiamo creando all’interno del castello una sala multimediale in cui viene raccontata la nostra storia in 3D». (redazione@corrierecal.it)
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