ROMA Anche la Calabria ha partecipato lo scorso anno seppure in maniera ridotta alla crescita dell’economia del Paese. Ed anche nel prossimo futuro l’andamento resterà in terreno positivo. Anche qui con un passo più lento rispetto al resto dell’Italia. Sono le previsioni elaborate dagli analisti della Svimez e contenute nel rapporto 2023 anticipato oggi a Roma nella sede della Presidenza del consiglio, dal direttore della Svimez Luca Bianchi. Alla presentazione sono intervenuti il ministro agli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto e il presidente della Svimez, Adriano Giannola.
Un quadro che, stando a quanto riportato nel rapporto, dovrebbe dunque indicare la capacità di reazione dell’economia calabrese, in particolare, e del Sud in generale ma non di riuscire a tenere lo stesso passo del resto del Paese. Anche per l’anno in corso, che è stato un anno definito dagli analisti Svimez di «normalizzazione» dopo la ripartenza post covid del biennio precedente in cui ha fatto sentire i risultati l’effetto rimbalzo, il Mezzogiorno ha ottenuto risultati positivi.
In questo senso Svimez parla di «inedita reattività nella fase di ripresa post-Covid» registrata dall’Italia. E il Mezzogiorno, in questo senso, ha partecipato attivamente anche nel 2022, registrando uno standard di crescita “europeo”.
Stando ai dati contenuti “Anticipazioni del Rapporto Svimez 2023 sull’economia e la società del Mezzogiorno”, la crescita segnata nel corso del 2022 è stata pari al 3,7% in Italia ed il Mezzogiorno ha risposto con un incremento del Pil del 3,5%.
«Complessivamente, nel biennio 2021-2022 – scrivono gli analisti Svimez – l’economia del Mezzogiorno è cresciuta del 10,7% più che compensando la perdita del 2020 (-8,5%). Nel Centro-Nord, la crescita del 2021-2022 è stata leggermente superiore (+11%), ma ha fatto seguito a una maggiore flessione nel 2020 (-9,1%)».
Anche se il Pil del Sud Italia, nonostante la ripresa sostenuta, non ha compensato ancora la perdita subita dell’economia locale nelle fasi delle grandi crisi precedenti. Stando alle elaborazioni Svimez, infatti resta ancora oltre sette punti al di sotto del livello del 2008, anno dal quale ha preso le mosse una lunga stagione di ampliamento dei divari territoriali.
In linea con questa tendenza anche la Calabria che per l’anno appena concluso, secondo i dati Svimez, ha ottenuto l’identica performance del resto delle regioni del Sud Italia.
Una crescita forte che però come per il resto del Paese dovrebbe ora appunto «normalizzarsi» dopo il boom post pandemico.
Segnando un incremento del Prodotto interno lordo in Italia del 1,1% entro la fine dell’anno. Con differenze lievi tra le due aree: se al Centro-Nord è attesa una crescita del 1,2% il Sud risponderà con appena lo 0,9% un po’ meglio dovrebbe fare la Calabria che, secondo le stime della Svimez, otterrà una crescita dell’1% del suo livello di ricchezza.
Poi negli anni futuri la marcia del Centro-Nord, seppure non fortissima, dovrebbe aumentare, distanziandosi dal livello di crescita dell’area del Mezzogiorno.
Facendo però incrementare il divario tra le due aree. Così se per il 2024 l’incremento del Pil nel Centro-Nord è atteso a 1,5 punti percentuali, al Mezzogiorno si fermerà ad un punto, poco più sotto la Calabria che si fermerà allo 0,9. Mentre nel 2025 il Pil delle aree più ricche del Paese crescerà, sempre stando alle previsioni della Svimez, del 1,3% contro sempre l’1% del Sud e lo 0,9% della Calabria.
Dati che indicano che progressivamente la regione continuerà a perdere dunque terreno anche rispetto ad altre regioni del Sud Italia. Segnando conseguentemente una flessione del livello di competitività e di occupazione che rischiano di relegare sempre più la Calabria nel ruolo di cenerentola d’Italia.
Il timore della Svimez – e che riguarda da vicino la nostra regione – è che stando alle loro previsioni il Pnrr non riuscirà a colmare il divario tra i territori. Questo per «un’offerta produttiva incompleta» del Mezzogiorno. «La Svimez stima – si legge a questo proposito nell’Anticipazione al Rapporto – che il Mezzogiorno sarebbe in grado di soddisfare il 76% della domanda pubblica legata al Pnrr. L’analoga percentuale sale al 120% per il Centro-Nord: l’offerta potenziale delle imprese centro-settentrionali è del 20% superiore a quella sufficiente a soddisfare integralmente la domanda pubblica alimentata dalle risorse del Pnrr». Una realtà che dimostrerebbe «la necessità di integrare le politiche di domanda con opportuni interventi a sostegno del rafforzamento della base produttiva meridionale, soprattutto per quanto concerne i settori a vocazione industriale e il comparto dei servizi avanzati che, ad oggi, appaiano sotto-dimensionati anche rispetto alla sola componente di domanda pubblica». Un’analisi che fa comprendere come sia necessaria una fase di accompagnamento degli investimenti programmati dal Pnrr ad interventi del Governo per il Mezzogiorno. Senza i quali appunto quelle risorse anche se pienamente utilizzate non sortirebbero gli effetti sperati. E la Calabria, essendo una delle ultime regioni per capacità di crescita economica, finirebbe per rimanere ancor più indietro. Rischiando di perdere ancora una volta quest’ultima occasione. (r.desanto@corrierelcal.it)
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