Pressioni della famiglia sul collaboratore Mancuso, ammorbidite le condanne in appello
La famiglia aveva fatto pressioni perché il ragazzo abbandonasse il proposito di collaborare con la giustizia

CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro – presidente Giancarlo Bianchi a latere Giovanna Mastrianni e Carmela Tedesco – ha rideterminato la condanna nei confronti di Giuseppe Salvatore Mancuso in quattro anni e un mese di reclusione (5 anni e 6 mesi in primo grado). Rideterminata la condanna anche nei confronti di Giovannina del Vecchio e Pantaleone Mancuso a un anno e quattro mesi di reclusione.
Confermata l’assoluzione nei confronti di Desiree Mancuso e assolta anche Rosaria del Vecchio (un anno e 8 mesi in primo grado).
Si tratta del fratello, Giuseppe Salvatore Mancuso, della madre, Giovannina Del Vecchio, del padre, Pantaleone Mancuso, e della zia, Rosaria del Vecchio, del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso che nel 2018 ha deciso di saltare il fosso. Una decisione che ha spinto i familiari a compulsare il ragazzo per farlo desistere dal suo intento, da una lato con le cattive, compresa quella di non fargli vedere la figlioletta appena nata, e dall’altro con le buone: promettendogli che gli avrebbero aperto un bar in Spagna dove sarebbe potuto andare a vivere lontano da tutto.
Un piano che aveva quasi funzionato. Fino a quando l’intento della famiglia Mancuso di riprendersi il ragazzo non è sfumato.
Comminati 10 mesi per l’ex compagna di Emanuele Mancuso, Nensy Vera Chimirri (4 anni in abbreviato) e 2 anni e 2 mesi per Francesco Pugliese.
Ammorbidita una sentenza che tratta il caso molto delicato – e molto discusso – dell’unico componente della cosca Mancuso che si sia mai deciso a cambiare registro, per amore della propria figlia e per darle un futuro migliore, lontano dalle logiche di ‘ndrangheta. (ale. tru.)