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il verdetto

“Testa del Serpente”, ecco la sentenza: il tribunale di Cosenza infligge 15 condanne

Arriva la decisione per gli indagati nell’inchiesta che ha portato alla sbarra presunti esponenti delle cosche di ‘ndrangheta della città bruzia

Pubblicato il: 18/07/2023 – 21:50
di Fabio Benincasa
“Testa del Serpente”, ecco la sentenza: il tribunale di Cosenza infligge 15 condanne

COSENZA Il tribunale di Cosenza, in composizione collegiale, ha pronunciato la sentenza nei confronti degli imputati del procedimento scaturito dall’inchiesta “Testa del Serpente”. L’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro vede coinvolti soggetti che gli inquirenti ritengono appartenenti alle consorterie criminali operanti all’interno della città di Cosenza.

Le condanne inflitte agli imputati

Luigi Abbruzzese è stato condannato a 15 anni e 3 mesi di reclusione, Marco Abbruzzese  a 18 anni e 3 mesi, Nicola Abbruzzese  a 15 anni e 3 mesi, Franco Abbruzzese  a 9 anni e 6 mesi, Domenico Iaccino a 6 anni e 2 mesi, Francesco Casella a 6 anni e 2 mesi, Pasquale Paco Germano  a 2 anni e 4 mesi, Adamo Attento a 6 anni e 2 mesi, Alberto Turboli  a 2 anni e un mese, Giovanni Drago a 2 anni e 8 mesi, Andrea Greco a 9 anni e 6 mesi, Antonio Marotta a 9 anni e sei mesi, Antonio Abbruzzese a 7 anni e 6 mesi,  Antonio Bevilacqua a 7 anni e 6 mesi, Claudio Alushi a 7 anni e 8 mesi.

I due gruppi nel procedimento “Testa del Serpente”

Nella lunga requisitoria, che ha anticipato la sentenza, il pm Corrado Cubellotti ha fornito diversi riferimenti a «vicende usurarie» che vedono tra i protagonisti anche il neo pentito Roberto Porcaro. Che fa le veci di Francesco Patitucci (fino ai primi giorni di dicembre 2019) ristretto in regime di 41 bis quando è stato scarcerato dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro, dopo che in primo grado era stato condannato alla pena di 30 anni di reclusione per la partecipazione con il ruolo di mandante all’omicidio di Luca Bruni. Dall’altra parte, il secondo gruppo criminale individuato dall’accusa nel procedimento farebbe capo alla famiglia Abbruzzese, diretto da Luigi (il capo), Nicola, Marco e il cognato Antonio Abruzzese. Lo stesso gruppo sarebbe collegato ai cugini Abbruzzese di Cassano allo Jonio. I gruppi particolarmente attivi in ogni campo dell’attività criminale, dal racket, all’usura, ai danneggiamenti, ai pestaggi, allo spaccio di ogni tipo di sostanza stupefacente, alla gestione del gioco d’azzardo, si riorganizzano a seguito del “vuoto di potere” creatosi sul territorio al termine del processo “Nuova Famiglia” del 2014.

Il ruolo dei pentiti

A confermare l’operatività dei gruppi coinvolti nell’inchiesta sono stati, oltre agli accertamenti investigativi svolti, anche numerosi collaboratori di giustizia: Luciano Impieri, Ernesto e Adolfo Foggetti, Daniele Lamanna, Giuseppe Montemurro, Luca Pellicori, Vicenzo De Rose, Francesco Noblea, Giuseppe Zaffonte ed infine i due ex membri dei “Banana” Celestino Abbruzzese detto “Micetto” e la moglie Anna Palmieri. Tutti hanno accusato gli indagati che si sarebbero macchiati – a vario titolo – di gravi atti intimidatori nei confronti di commercianti ed imprenditori, vittime di usura e di estorsioni, spaccio di droga, senza tralasciare la commissione di reati violenti: casi di dichiarati intenti lesivi come i propositi di gambizzazione o di soppressione fisica paventati, ad esempio da Marco Abbruzzese detto “Lo Struzzo” passato al 41bis a seguito del coinvolgimento nell’inchiesta denominata “Reset” (leggi qui).

(redazione@corrierecal.it)

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