COSENZA «Senza condanna? Forse sarei ministro!». Parola di Giuseppe Scopelliti, già sindaco di Reggio Calabria e presidente della Regione in tour per presentare il suo libro “Io sono libero“. L’ex governatore si ferma a Mendicino, in provincia di Cosenza, riabbraccia vecchi amici di partito e due assessori che lo hanno accompagnato nella sua esperienza alla guida della Regione Calabria: Giacomo Mancini e Michele Trematerra. Apre lo scrigno dei ricordi, dopo aver finito di scontare la condanna a quattro anni e sette mesi, per il reato di falso ideologico, relativa ad alcune vicende accadute, tra il 2008 e il 2009, quando era sindaco di Reggio Calabria.
Pupillo di Gianfranco Fini, autore della prefazione del suo libro, Peppe Scopelliti rilegge il suo passato con serenità ed equilibrio. «La libertà appartiene agli uomini, non a tutti però e si può essere anche liberi anche se ci sono delle barriere, delle limitazioni, delle catene, non ha importanza. Un uomo può essere libero anche nei momenti in cui vive un’esperienza come quella della reclusione». L’ex primo cittadino reggino, ha raccolto emozioni e ricordi in un testo-intervista costruito mentre trascorreva le giornate in carcere, ad Arghillà. «La detenzione è ingiusta, un’esperienza che segna soprattutto per chi non si aspetta mai di doverla vivere e quindi è chiaro che lascia il segno». Scopelliti ha pagato per un reato amministrativo. «Lo dissi all’indomani la sentenza di primo grado e continuo a dirlo oggi: quella condanna è una pagina inquietante, ma a distanza di 9 anni dal primo grado penso di non aver sbagliato».
Il libro diventa lo strumento per mostrare forza e coraggio avuti nell’affrontare un periodo evidentemente complesso e complicato. Una vita scivolata via dopo aver bruciato le tappe in politica. Già la politica, maledetta passione di Scopelliti. Che giura di aver messo da parte qualsiasi proposito di candidatura o ritorno in campo. «Le cose sono cambiate, la politica è cambiata. Viviamo una stagione diversa, oggi sarei un pesce fuor d’acqua ma nutro grande rispetto per coloro che fanno politica e soprattutto fanno politica a livello territoriale perché gli amministratori locali sono veramente degli uomini e delle donne coraggiosi». Perché? «Hanno tanto amore per i loro territori e corrono rischi, oggi la politica nazionale non è in grado, dal mio punto di vista, di tutelare gli amministratori». Cosa è cambiato rispetto al passato? «Non ci sono più i partiti di una volta, ci sono tanti partiti che comunque hanno degli indirizzi e delle strategie diverse rispetto a quelle di un tempo. Non ci sono più le sezioni, i circoli, che sono i luoghi di formazione la politica. Oggi c’è un troppo lassismo, definiamolo così e la dimostrazione palese dell’attuale condizione è che la gente non va a votare, perché non crede più nella politica».
Cosa avrebbe fatto e dove sarebbe Giuseppe Scopelliti senza condanna? «Qualcuno dice che oggi sarei un ministro della Repubblica. Lo hanno scritto in tanti. Penso di poter sostenere che forse, quella poteva essere una collocazione giusta. La mia era una figura importante dello scenario politico calabrese di primo piano. Un uomo che ha messo tanto coraggio, tanta passione e che si è speso per la propria gente, che ha creduto fortemente nel sogno di far rinascere questa terra e si è battuto fortemente per regalare ai calabresi l’orgoglio di definirsi tali», sottolinea l’ex governatore. Che chiosa: «Volevo dare risposta ai tanti disagi dei miei concittadini, ho fatto politica con questo obiettivo. Forse non sempre è emerso, però vi posso assicurare che questo era il principale obiettivo. L’impegno della mia vita è fondato sulla capacità di dare alla mia gente una risposta seria. Dimostrando che la politica poteva essere altro».
(redazione@corrierecal.it)
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