La vicenda Vannacci si è conclusa nel modo migliore. Il generale potrà vendere centinaia di migliaia di copie del suo libro e magari troverà altre strade per emergere ulteriormente. Ovviamente egli merita ogni tipo di garanzia nel contraddittorio ma ciò che invoca, la libertà di espressione, non c’entra nulla con quello che ha scritto. Giusto contestare il politicamente corretto: c’è una narrazione per cui, ad esempio, tutti i migranti sono belli e buoni che è assolutamente fuori dalla realtà. Ma dire che gli omosessuali non sono normali è inaccettabile e non è un pensiero di destra. Mi rendo conto che anche nella destra ci sono segmenti che rimangono affascinati da alcune cose ma la storia della destra ha miti e riferimenti culturali ben diversi dal generale Vannacci. Noi non vogliamo l’affermazione della cultura LGBT, né siamo favorevoli alle adozioni delle coppie omosessuali. Siamo nettamente contrari all’utero in affitto e, ad esempio, sul fine vita abbiamo una posizione identica a quella della Chiesa. Ma si tratta di posizioni politiche legittime e civili. Nessuno di noi pensa minimamente che gli omosessuali non siano normali. E fare un parallelo con pedofili e stupratori è assurdo: quale forza politica potrebbe difendere i criminali? E che c’entrano gli omosessuali in tutto questo? Il concetto di normalità è veramente un residuo arcaico in questo caso. La storia stessa della cultura di destra è piena di riferimenti culturali eletti come tali, da Mishima a Yourcenar, che vanno nella direzione opposta alle parole del generale. La destra è un insieme di esperienze che riguardano la socialità, la partecipazione, il rifiuto del capitalismo selvaggio, che Vannacci nemmeno conosce. Lasciamolo ai suoi proclami e ai suoi successi editoriali. Nessuno lo metterà in croce ovviamente. Ma nessuno di noi lo ama.
* Vicecapogruppo Fratelli d’Italia alla Camera
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