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Maxifrode sulla forza-lavoro, confiscati circa 8 milioni: coinvolte società con sede in Calabria

La Guardia di Finanza ha fatto luce su un sistema di “cartiere” attivo in varie regioni d’Italia: l’inchiesta aveva portato a giugno a 13 arresti

Pubblicato il: 07/08/2023 – 9:41
Maxifrode sulla forza-lavoro, confiscati circa 8 milioni: coinvolte società con sede in Calabria

COMO La Guardia di Finanza di Como, coordinata dalla Procura della Repubblica di Como, ha confiscato soldi e beni per 7,7 milioni di euro a un sodalizio criminoso dedito a molteplici reati tributari nel settore della fornitura di manodopera, delle pulizie, del facchinaggio, dei trasporti e della logistica, al servizio della grande distribuzione organizzata. Lo scorso 21 giugno erano state effettuate perquisizioni locali e personali nei confronti di 21 persone fisiche e 19 giuridiche in Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania e Calabria con 14 misure cautelari personali (di cui 9 custodie cautelari in carcere, 4 arresti domiciliari e 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), e un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per complessivi 7,7 milioni di euro. La sentenza, divenuta irrevocabile, ha confermato la responsabilità penale di 11 persone fisiche. Le attività di polizia giudiziaria hanno permesso di disarticolare un complesso sistema di frode fiscale perpetrato in forma associativa, ininterrottamente, tra la fine del 2015 ed il 2022, mediante la costituzione di 17 società cooperative, un consorzio e una s.r.l. (da ritenersi società capogruppo). Attraverso l’utilizzo fittizio dello schema societario cooperativistico, i responsabili hanno commesso reati come emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il sistema di frode è stato ricostruito dai militari del Gruppo di Como, che hanno individuato più società cooperative di lavoro a struttura precaria: società “cartiere” che hanno avuto il compito di assumere la forza-lavoro, di fatto gestita da altre due società “capogruppo”, apparentemente in regola dal punto di vista fiscale. Tali società “cartiere” hanno avuto il compito di emettere, nei confronti delle capogruppo, fatture false (con le quali venivano falsamente addebitati costi del personale), consentendo loro di abbattere l’ingente debito Iva scaturito dalla fatturazione delle prestazioni al cliente finale/committente, nonché un risparmio dei contributi previdenziali e assistenziali.

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