Caro Direttore,
leggendo l’articolo dell’amico Fabio Liparoti sulla GMG di Lisbona ho fatto lo sforzo di ripercorrere i momenti che mi videro partecipare nell’agosto del 2000 alla GMG di Roma Tor Vergata davanti al gigante della fede Papa Giovanni Paolo II.
La domanda che mi faccio da un po’ di tempo è: ma di quei due milioni e mezzo di ventenni quanti di noi hanno colto il testamento del Papa, la sfida da lui lanciata di spendere la fede nella società e nel mondo?
Certo, con il realismo proprio della fede il Papa polacco è partito dalla difficoltà dei nostri tempi, ma ci ha esortato a non avere paura. Sicuramente tanti di noi hanno tirato su belle famiglie e magari anche con brillanti professioni, ma la presenza sociale, per affermare i valori generati da una fede vissuta perché pertinente alla vita, dove è finita? Ad esempio in un campo come la politica, definita a giusta ragione la forma più alta di carità.
Mi ha colpito negli ultimi tempi la storia di Tina Anselmi e la sua espressione nel dire: “capii allora che per cambiare il mondo bisognava esserci”.
Il Papa dei giovani il 19 agosto del 2000 invitandoci a non rassegnarci davanti le difficoltà ci lasciò queste parole che rilancio ai miei coetanei, allora ragazzi ed oggi classe dirigente: “Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti…”.
In ogni condizione è possibile costruire e lavorare rifacendosi provocare da queste parole, quindi chi c’è batti un colpo, anche in politica.
*Componente regionale POP Calabria
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