COSENZA Tanta prevenzione, una maggiore cura nella comunicazione e -novità più rilevante rispetto al passato – l’utilizzo massiccio dei droni che in pochissime settimane sono stati utilissimi a ridurre il numero degli incendi boschivi (e non solo) che ogni anno, tradizionalmente, con l’arrivo del caldo, mettono al tappetto l’intero territorio calabrese. Giuseppe Oliva, direttore generale di Calabria Verde (l’azienda regionale per la forestazione), al Corriere della Calabria evidenzia gli ottimi risultati raggiunti nel 2023, grazie soprattutto ad un lavoro di gruppo che ha messo insieme forestali, volontari e la Regione Calabria. «I dati parziali che gestiamo noi come WebSor di Protezione civile – afferma Oliva – contano al 10 agosto 706 incendi complessivi individuati nella regione, mentre quelli di bosco sono 237. Rispetto al 2022 sugli incendi complessivi abbiamo una diminuzione dell’85 per cento, mentre per quanto riguarda quelli boschivi la diminuzione è del 60 per cento. A questi dobbiamo aggiungere però quelli che gestiscono direttamente i Vigili del fuoco e lì il numero sale a circa tremila incendi che riguardano, però, essenzialmente i fenomeni che si verificano lungo le strade, le aree interfaccia, insomma i territori in cui ci sono insediamenti industriali, civili e in cui la macchina organizzativa dei forestali non può intervenire».
Negli scorsi anni, in special modo nell’annata terribile che ha visto letteralmente devastato il Parco Nazionale dell’Aspromonte, si è potuto riscontrare come quello degli incendi sia un tema essenzialmente regionale, con la provincia di Reggio Calabria probabilmente più vessata da questo fenomeno.
«Io non parlerei tanto di province o territori più colpiti rispetto a un altri. Noi, nell’annata 2021, quella che riguarda proprio il grosso incendio nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, abbiamo visto quanto sia sparita buona parte di quel territorio forestale. Gli incendi registrati quest’anno, per fortuna, nonostante le temperature molto alte del periodo di luglio, anche nel reggino hanno interessato le aree di interfaccia, e cioè quelle porzioni di territorio che presentano vegetazione estrema lungo le viabilità, intorno ai centri abitati e di agglomerato urbano che secondo le ordinanze andrebbero eliminate. Si è verificato un incendio importante soltanto nel bosco di San Luca che abbiamo contrastato bene con gli operai di Calabria Verde che ringrazio per il lavoro enorme che stanno facendo insieme ai volontari. Grazie al loro intervento abbiamo evitato che con quell’incendio potesse ripetersi ciò che è accaduto nel 2021. I dati registrati finora nella provincia di Reggio Calabria, seppure parziali, ci danno una diminuzione dell’86 per cento degli incendi totali, mentre quelli di bosco rispetto al 2022 sono diminuiti del 32 per cento».
Cosa avete predisposto per la stagione estiva 2023?
«La macchina organizzativa è sempre la stessa e, anno dopo anno, si sta perfezionando sempre di più per quanto riguarda l’organizzazione e la capacità di intervento. Ovviamente l’intera attività che stiamo mettendo in atto punta decisamente sulla comunicazione in termini di prevenzione. Lo vediamo anche dalle statistiche, gli incendi che si stanno registrando nella nostra regione sono di natura dolosa e colposa. Quindi su questo riteniamo che sia indispensabile intervenire per far comprendere quanto sia pericoloso appiccare gli incendi in determinati periodi. Ciò emerge anche dalla circolare emanata annualmente dalla presidenza del Consiglio dei ministri che dice che dal 15 di giugno al 30 di settembre c’è il divieto assoluto di accensione di fuochi e tutti devono esserne a conoscenza. Anche il semplice fuocherello, come ad esempio un barbecue o una pratica agricola che potrebbe agevolare la lavorazione, può causare degli incendi che possono diventare incontrollabili quando interessano aree boschive o di pregio della nostra regione. Per gli incendi colposi scaturenti dalle pratiche agricole, oltre al divieto nazionale previsto dal 15 giugno al 30 settembre, anche la norma europea sulla “condizionalità” prevede decurtazioni sugli aiuti comunitari agricoli per chi usa bruciare anziché effettuare la trinciatura meccanica».
Nello specifico quali sono le strategie comunicative messe in campo?
«Grazie all’ausilio della presidenza della Regione e dei canali di comunicazione, sia di tv regionale che di quotidiani online e cartacei che abbiamo coinvolto, stiamo contribuendo in maniera importante a diffondere un messaggio efficace affinché ciascuno si renda conto di quelli che sono i rischi a cui si va incontro nel momento in cui si assumono comportamenti irrispettosi per l’ambiente ma soprattutto del codice penale che prevede pene pesantissime. Vorrei ricordare che recentemente anche il Consiglio dei ministri ha inasprito ulteriormente la pena portandola a minimo sei anni per chi appicca un incendio. In futuro il nostro intento è quello di migliorare ancora di più la comunicazione coinvolgendo magari le scuole, perché la cultura relativa all’ambiente e al pericolo incendi dev’essere inculcata come formazione di base. Solo in questo modo potremo favorire un cambiamento e, più in generale, una crescita culturale».
Quali sono state invece le attività di prevenzione messe in campo?
«Oltre alla comunicazione ci siamo concentrati ad eseguire attività di prevenzione concentrandoci sulla pulizia con gli operatori forestali nelle aree demaniali, le strade, abbiamo pulito circa 70 siti di interesse culturale e da questo punto di vista vorrei ricordare la convenzione effettuata con la Sovrintendenza dei beni culturali. Inoltre, abbiamo aiutato moltissimi comuni ad eseguire lavori di pulizia nelle aree cosiddette di interfaccia anche perché spesso le amministrazioni non sono in grado di eseguire autonomamente le ordinanze».
Da questo punto di vista, utile è risultata l’attività di prevenzione e controllo del territorio attraverso l’utilizzo dei droni. 32 gli incendiari individuati attraverso questo sistema, indubbiamente una novità positiva per contrastare il problema degli incendi.
«Noi abbiamo a che fare con personaggi che intenzionalmente e in maniera scientifica appiccano incendi. Sono i cosiddetti piromani. Poi, però, ci sono tantissimi incendi che si sviluppano per effetto di comportamenti scorretti, quindi i cosiddetti incendi colposi. Proprio su questo aspetto è necessario massimizzare l’attività di informazione per far sì che tutti sappiano e si rendano conto di quale sia il rischio a cui si va incontro. Quest’anno i droni, dopo una prima fase sperimentale messa in pratica lo scorso anno, ci stanno aiutando tantissimo. Questo avviene anche grazie a una copertura totale del territorio con una attività giornaliera di circa trenta droni in azione che stanno dando risultati eccellenti. L’attività di monitoraggio voluto fortemente dal presidente Occhiuto, è un lavoro di squadra utilissimo. Proprio alla Cittadella regionale è stata realizzata una “control room” nella quale ogni giorno arrivano le informazioni con le immagini che vengono rilevate sul territorio anche grazie alle segnalazioni al numero verde dei cittadini, del gruppo cacciatori, dei volontari. Queste immagini vengono processate e servono ad individuare i responsabili degli incendi e al tempo stesso a mettere in moto la macchina organizzativa per lo spegnimento degli incendi. Voglio anche ricordare che l’attività di prevenzione sul territorio ha aiutato anche a disinnescare tantissimi principi di incendio».(redazione@corrierecal.it)
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