COSENZA Annamaria ha 60 anni, vive ad Aprigliano (in provincia di Cosenza) è senza lavoro e da poco ha perso la madre e il marito. Per molti anni ha vissuto e lavorato in Emilia Romagna, poi la crisi e la necessità di prendersi cura dei suoi cari l’hanno convinta a tornare in Calabria. «Ho lavorato 12 anni in nero, non ho nessun problema ad ammetterlo – racconta al Corriere della Calabria – oggi sono disoccupata ed ho appena ricevuto una cartella dall’Agenzia delle Entrate da 416 euro». Lei come oltre 5.000 cosentini ha ricevuto l’sms dell’Inps che annuncia lo stop al sussidio.
Annamaria la mostra alla nostra telecamera e poi la strappa. «Come si fa a chiedere soldi a chi ha appena perso il reddito di cittadinanza? Prendevo 500 euro al mese, il minimo e adesso mi ritrovo con 65 centesimi sul conto e non potrò più andare a far la spesa». Annamaria insieme ad una cinquantina di ex percettori del reddito di cittadinanza ha partecipato, questa mattina, ad una protesta pacifica dinanzi la sede dell’Inps. La disperazione è tanta, Annamaria continua il suo racconto e ad un tratto tira fuori dal marsupio una busta di cellophane contenente alcuni croccantini per gatti. Ne prende un paio, li avvicina alla bocca e li mastica. L’immagine è forte come il senso di smarrimento di una donna che chiede – rivolgendosi alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni – come farà ad andare avanti e soprattutto un’alternativa valida al sussidio sospeso. «Sono disposta a lavorare, il Governo avrebbe dovuto fornire un’alternativa valida o in caso di concessione di sussidio toglierlo solo in caso di rifiuto». «In Calabria vige il lavoro in nero – chiosa Annamaria – ed io non senza diritti e senza garanzie non lavoro più». (redazione@corrierecal.it)
x
x